Lesioni midollo: i risultati del progetto Spinal

Lesioni midollo: i risultati del progetto Spinal.Sono stati pubblicati oggi sull’European Journal of Neuroscience i primi risultati del progetto italiano Spinal (Spinal People Injury Neurorehabilitation Applied Laboratory), dedicato allo studio delle lesioni al midollo spinale, che vede impegnati Sissa, Istituto di medicina fisica e riabilitazione di Udine e Azienda per i Servizi Sanitari Medio Friuli ASS4.

“Si propaga come un incendio, divampando dall’epicentro con effetti devastanti – si legge in una nota stampa Sissa -: invalidità pesanti, paralisi, paraplegia. La lesione al midollo spinale, già nelle primissime ore dopo il trauma, causa danni funzionali in porzioni del midollo distanti dalle zone inizialmente colpite, e innesca un processo che dura ore, giorni, settimane e amplifica il danno neurologico”.

«Per limitare questo – spiega Andrea Nistri, neurobiologo della Sissa di Trieste (nella foto il team al completo) – è necessario un intervento terapeutico tempestivo, appena la lesione si verifica, basato su discipline mediche diverse: rianimazione, anestesiologia, neurochirurgia, ortopedia. Ma per riuscirci è indispensabile conoscere la serie di eventi patologici che seguono alla lesione e ne amplificano l’effetto».

sissa team

In quest’ottica, come racconta Nistri insieme a Giuliano Taccola e Miranda Mladinic sull’European Journal of Neuroscience, i risultati degli ultimi tre anni di esperimenti in laboratorio possono essere utili al fine di orientare la neuro-riabilitazione verso nuovi target.

Sviluppare nuovi trattamenti farmacologici e neuroriabilitativi per persone con lesioni al midollo spinale è infatti la sfida dei ricercatori della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste che, nell’ambito del progetto Spinal, lavorano fianco a fianco con i medici dell’Istituto di medicina fisica e riabilitazione di Udine e dell’Azienda per i Servizi Sanitari ASS4 MedioFriuli.

Dagli effetti  macroscopici alle cause microscopiche. Taccola, Mladinic e Nistri  hanno riprodotto in vitro l’ambiente cellulare del midollo dopo una lesione medio toracica. In laboratorio, cioé, sono riusciti a mettere a punto un modello di lesione spinale ricreando condizioni molto vicine a quelle che si verificano in seguito a un trauma midollare nell’uomo, per esempio conseguente a incidente automoblistico. E hanno utilizzato tale modello in vitro per individuare i fattori che determinano la lesione, studiare cosa succede nei primissimi istanti dopo il trauma, comprendere l’entità del danno neurologico e la funzionalità dei circuiti spinali dedicati alla locomozione.

In particolare, i ricercatori hanno riscontrato che i circuiti locomotori spinali al di sotto della lesione, seppure apparentemente intatti, perdono la capacità di essere attivati da stimoli sensoriali ripetuti. Questo suggerisce che sia stata abolita la proprietà di integrare segnali sensoriali con il programma locomotorio, producendo di fatto una seria compromissione motoria: la paraplegia.

«Questo potrebbe espiegare perché sia spesso difficile stimolare con impulsi elettrici periferici il cammino nell’uomo con lesione spinale, anche qualora i segmenti del midollo spinale deputati a tale funzione siano stati risparmiati dal danno iniziale».

«Sorprendentemente – aggiunge Taccola – abbiamo riscontrato che la disfunzione dei circuiti locomotori non corrisponde a un’estesa morte cellulare, almeno a tempi relativamente brevi. E questo ci porta a sperare che ‘basterebbe’ riuscire a salvare tempestivamente un’esigua quantità di cellule spinali per arginare il deficit».

Attualmente, la moderna riabilitazione si basa sull’intensa e ripetuta stimolazione sensoriale degli arti inferiori: tramite stimolazione elettrica dei muscoli o allenando al cammino il soggetto posto in sospensione di carico su di un tapis roulant. Ma non risulta sempre vantaggiosa e applicabile in tutti i casi clinici. Inoltre, ancora non si è in grado di rigenerare il midollo lesionato, per questo i ricercatori auspicano di trovare un modo per sfruttare la plasticità delle reti neuronali e, attraverso un mix di farmaci, stimolazione elettrica e riabilitazione motoria, favorire un recupero parziale.

«Le lesioni del midollo spinale, specialmente di origine traumatica, sono purtroppo una patologia frequente con esiti gravi e persistenti in termine di paralisi e sintomi collaterali – conclude Nistri –. Un incidente stradale, un infortunio sul lavoro, una caduta accidentale durante l’attività sportiva possono ledere il midollo causando pesanti invalidità. Inoltre le lesioni spinali si riscontrano sempre più frequentemente nelle persone anziane, a seguito di fratture patologiche da osteoporosi o metastasi tumorali, o da complicanze di disturbi vascolari».

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