Le micro-nanoplastiche, potenziali veicoli di diossine e di Toxoplasma gondii in pazienti con ateromi carotidei

Il ben più consistente rischio di sviluppare infarti del miocardio, ictus e financo l’exitus, sperimentato dai pazienti con ateromi carotidei alberganti al proprio interno micro-nanoplastiche (MNP) rispetto agli individui contraddistinti dall’assenza di MNP in seno alle succitate lesioni (1), costituisce un elemento degno della massima attenzione e considerazione.

A tal proposito, infatti, Raffaele Marfella e collaboratori hanno recentemente documentato la presenza di livelli misurabili di polietilene e, in minor misura, anche di polistirene all’interno di placche ateromatose della carotide, ove le indagini ultrastrutturali consentivano altresì di evidenziare numerose particelle estranee frammiste a cellule macrofagiche infiltranti le lesioni anzidette (1).

A dispetto della straordinaria originalità e rilevanza di questi dati, che avrebbero comunque beneficiato, con ogni probabilità, dell’utilizzo di idonei modelli sperimentali animali (2), sono gli stessi Autori a riconoscere, con grande onestà intellettuale, i limiti del loro studio, primo fra tutti la pregressa, potenziale esposizione dei pazienti arruolati nell’indagine ad una più o meno variabile e folta gamma di noxae, esogene ed endogene, in grado di condizionarne la comparsa e l’evoluzione delle rispettive lesioni/malattie cardiovascolari in termini sia di morbilità che di mortalità. In aggiunta a ciò, la contestuale evenienza di una contaminazione delle lesioni ateromatose oggetto di studio da parte di MNP provenienti dall’ambiente esterno, per quanto remota, non può essere esclusa “tout court” (1).

Al di là di questi limiti, assolutamente oggettivi, vi sarebbe comunque un altro elemento che gli Autori di questo pur assai importante lavoro non hanno considerato. Mi riferisco, nello specifico, alla straordinaria capacità delle MNP di “attrarre e concentrare” su se stesse una notevole quantità di contaminanti ambientali persistenti, sia neurotossici che immunotossici, come ad esempio le diossine, oltre ad una serie di microorganismi patogeni, neurotropi e non, quali Toxoplasma gondii (3), un agente protozoario a distribuzione cosmopolita e a comprovata capacità zoonosica che si è rivelato pienamente in grado di interagire sia con le microsfere di polietilene sia con le microfibre di polistirene diffusamente contaminanti i mari e gli oceani del nostro Pianeta (4).

A conferma di quanto sopra, vale la pena sottolineare, infatti, che la pregressa esposizione a diossine e a composti diossino-simili è stata chiaramente associata ad un incremento della mortalità per malattie cardiovascolari (5), mentre un solido nesso in termini di causa-effetto è stato altresì dimostrato fra l’infezione da T. gondii e la successiva comparsa di miocarditi e di pericarditi costrittive ed essudative, nonché di aritmia (sia atriale che ventricolare) e di insufficienza cardiaca acuta e congestizia (6).

Va da sé, pertanto, che ulteriori sforzi ed investimenti nella ricerca biomedica, umana e comparata, dovrebbero essere auspicabilmente posti in essere nella direzione sopra delineata, approfondendo le nostre conoscenze (a tutt’oggi assenti) sul “profilo chimico-microbiologico” delle MNP presenti all’interno di ateromi carotidei (e non solo!), al precipuo fine di arrivare a comprendere “chi fa cosa” nell’esacerbazione di pregresse patologie cardiovascolari.

E, mentre nel breve volgere di pochi anni si è affastellata un’impressionante mole di studi sulla contaminazione degli ecosistemi terrestri, marini e oceanici ad opera delle MNP rilasciate dalle mascherine e dai guanti utilizzati nella lotta al betacoronavirus pandemico SARS-CoV-2 (7), ritengo doveroso sottolineare in chiosa a queste mie riflessioni che, per affrontare e gestire al meglio gli effetti delle MNP sulla nostra salute, molti dei quali risultano ancora oscuri, occorrerebbe adottare un approccio integrato, olistico e multidisciplinare, basato sul principio/concetto della “One Health”, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.

Giovanni Di Guardo

DVM, Dipl. ECVP
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria
presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo

Bibliografia

1) Marfella, R., et al. (2024). Microplastics and nanoplastics in atheromas and cardiovascular events. N. Engl. J. Med. 390: 900-910. DOI:10.1056/NEJMoa2309822.

2) Getz, G.S., Reardon, C.A. (2012). Animal models of atherosclerosis. Arterioscler. Thromb. Vasc. Biol. 32: 1104-1115. DOI:10.1161/ATVBAHA.111.237693.

3) Di Guardo, G. (2023). Flood-associated, land-to-sea pathogens’ transfer: A One Health perspective. Pathogens 12: 1348. DOI:10.3390/pathogens12111348

4) Zhang, E., et al. (2022). Association of zoonotic protozoan parasites with microplastics in seawater and implications for human and wildlife health. Sci. Rep. 12: 6532. DOI:10.1038/s41598-022-10485-5.

5) Humblet, O., Birnbaum, L., Rimm, E., Mittleman, M.A., Hauser, R. (2008). Dioxins and cardiovascular disease mortality. Environ. Health Perspect. 116: 1443-1448. DOI:10.1289/ehp.11579.

6) Alvarado-Esquivel, C., et al. (2016). Association between Toxoplasma gondii exposure and heart disease: A case-control study. J. Clin. Med. Res. 8: 402-409. DOI:10.14740/jocmr2525w.

7) Di Guardo, G. (2023). Tsunami-driven spread of Toxoplasma gondii and other microbial pathogens: Implications for cetacean health and conservation. Pathogens 12: 616. DOI:10.3390/pathogens12040616

Image by Freepik

Be the first to comment on "Le micro-nanoplastiche, potenziali veicoli di diossine e di Toxoplasma gondii in pazienti con ateromi carotidei"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.