Approccio all’educazione sportiva mediante una corretta postura: basculamento pelvico, equilibrio, visione

Dall’ordinata matassa dei vari argomenti, che verranno trattati all’interno del presente lavoro, si può forse intravedere un sottile filo rosso a congiungere “tre concetti” (basculamento del bacino, equilibrio, visione) che suggeriscono una lettura diversa, non più dicotomica (performance versus integrità psicofisica), nell’approccio all’educazione sportiva del giovane (Ofsted, 2023). Si tratta di un argomento probabilmente ingombrante, ma sicuramente poco amato dagli addetti ai lavori. Del resto «[…] una lettura criticamente orientata impone di assumere i rischi e le fatiche dell’interdisciplinarità. Esige un occhio allenato alla complessità, alla contraddizione e a rappresentazioni multidimensionali, chiama in causa gli infiniti effetti inintenzionali dell’azione sociale» (Porro, 2001).

Parole chiave: basculamento pelvico, equilibrio, visione, postura.

Abstract – From the orderly skein of the various topics, which will be treated within this work, one can perhaps glimpse a thin red thread connecting “three concepts” (posterior pelvic tilt, balance, vision) which suggest a different reading, no longer dichotomous (performance versus psychophysical integrity), in the approach to young people’s sports education (Ofsted, 2023). This is probably a cumbersome topic, but certainly not much loved by professionals. Moreover «[…] a critically oriented reading requires taking on the risks and hardships of interdisciplinarity. It requires an eye trained on complexity, contradiction and multidimensional representations, it calls into question the infinite unintentional effects of social action” (Porro, 2001).

Keywords: posterior pelvic tilt, balance, vision, posture.

Le neuroscienze ci avvisano da tempo sulla necessità di un approccio olistico alla persona (Wilson et al., 2023; Han et al., 2020), alla stregua di un network la cui efficienza ed efficacia è data dall’integrazione armoniosa della dimensione fisica, mentale (aspetto logico-razionale) ed emozionale: il tutto, inserito in un contesto in cui l’energia vitale fluisca liberamente dall’ambiente all’individuo e dall’individuo all’ambiente. Una proposta multidisciplinare creerebbe i presupposti per la stesura di un protocollo analitico ed educativo, oltre che riabilitativo, applicabile con successo negli sportivi di vario livello.

Tre i concetti da cui partire; tre linee guida indissolubilmente legate tra loro: il movimento (e l’equilibrio stesso) è strettamente connesso alla visione. La retroversione del bacino ricopre un ruolo fondamentale nell’assunzione di una postura corretta e migliora la visione, che, a sua volta, influenza gli stessi modelli posturali. L’equilibrio, prerequisito del movimento, si migliora con attività progressivamente più complesse. Chiarito che l’equilibrio stesso è un fenomeno dinamico, movimento ed equilibrio possono essere intesi come un unicum giacché qualsiasi situazione di equilibrio viene mantenuta con una forma di movimento. Il movimento, a sua volta, è la continua perdita e riconquista dell’equilibrio, ottenuta con una serie ininterrotta e coordinata di contrazioni e decontrazioni muscolari. Il movimento, comunque, può essere considerato, a ragione, un integratore sensoriale.

Sperry ha descritto la funzione primaria del cervello come «[…] quella di trasformare modelli sensoriali in modelli di coordinazione motoria» (Sperry, 1952). La percezione si fonde con il movimento, al punto che non è possibile affermare dove finisca l’una e dove cominci l’altro. La reazione motoria al movimento dell’oggetto, che si ha per esempio nel colpire una pallina, è il risultato finale di una sequenza di fenomeni concatenati che avvengono, per ciascuna persona, in modo estremamente variabile. Il fenomeno è inizialmente a livello oculare, in quanto l’oggetto produce una stimolazione retinica.

Se gli occhi si muovono per seguire il moto di un oggetto, le informazioni verranno fornite sia dal variare della dimensione dell’immagine sulla retina, sia dai muscoli oculomotori che regolano il movimento dei bulbi oculari. Durante questa fase, peraltro molto breve, se l’oggetto è veloce risulta estremamente importante che le abilità visive dell’atleta siano adeguatamente sviluppate ed allenate nel percepire in tempi rapidi uno stimolo con quelle determinate caratteristiche.

Occorre, in altre parole, che la velocita di messa a fuoco sia rapida, l’oggetto sia fissato correttamente – e contemporaneamente – da entrambi gli occhi, e che gli stessi si muovano in modo sufficientemente uniforme. A questo punto, milioni di stimoli retinici vengono inviati al cervello dove, simultaneamente, confluiscono anche una miriade di informazioni provenienti dagli altri sistemi sensoriali. Il cervello si trova, quindi, a dover elaborare un complesso di dati, i quali, oltre ad essere visivi, tengono conto della postura del corpo, dell’inclinazione della testa e dello stato di equilibrio.

Se un atleta, ad esempio, mentre fissa un oggetto in movimento perde l’equilibrio e sta per cadere, il suo cervello terra certamente conto più delle informazioni provenienti dal sistema vestibolare e propriocettivo che di quelle visive riguardanti la pallina. Le indicazioni visive, cioè, verranno sia pure in parte ignorate perché l’attenzione sarà spostata verso le funzioni che risultano gerarchicamente prevalenti in quel momento. Per un atleta non abituato ad affrontare determinate situazioni, evitare di scivolare può essere attitudinalmente più importante che colpire la pallina.

A livello cerebrale, ogni fenomeno percettivo viene confrontato con una sorta di banca dati che rappresenta la nostra esperienza, che è nata con noi il primo giorno di vita e che viene continuamente aggiornata. L’evento percettivo può possedere più o meno correlazioni con la nostra passata esperienza: tali correlazioni determinano il significato della percezione. Il quale, a sua volta, ha un peso rilevante nell’agire: il tempo che impieghiamo a decifrarlo è quello stesso che sottraiamo ad un’azione rapida ed accurata.

La postura, risultato dell’interazione fra i movimenti di testa, tronco e arti al fine di mantenere l’equilibrio e l’orientamento gravitazionale, dipende, secondo Howard e Templeton (1966) e Singer (1972), da un’attività multisensoriale espressa dal sistema vestibolare, visivo, tattile e propriocettivo (Roncagli, Scoppa e Spinozzi, 2000). Inoltre la postura, intesa spesso in rieducazione motoria e funzionale come l’insieme di risposte motorie che riflettono la relazione dell’individuo con la forza gravitazionale, è inevitabilmente interconnessa con le funzioni sensoriali.

Essendo, qualsiasi processo sensoriale, legato anche al mondo psicologico dell’individuo, la postura può rappresentare verosimilmente l’adattamento motorio prodotto da una spinta di origine psichica. In ogni caso, essa riflette la combinazione di processi fisici, percettivi e mentali che hanno avuto luogo nell’organismo interfacciato con un determinato ambiente e per un determinato tempo. Una postura errata, mantenuta per periodi prolungati, determina effetti negativi sulla coordinazione binoculare. Non solo: il rendimento accomodativo si fa diverso fra i due occhi, compaiono forie, e si possono accentuare le anisometropie (Roncagli, Scoppa e Spinozzi, 2000).

È sufficiente confrontare, a conferma di quanto fin qui detto, gli atteggiamenti posturali di un ipovedente o di un cieco con quelli di un normovedente, per accorgersi di come la scarsa percezione visiva produca distorsioni posturali. Differenze posturali, tra l’altro, sono rilevabili anche confrontando persone “nate cieche” con persone “divenute cieche” (Roncagli, Scoppa e Spinozzi, 2000).

E il basculamento pelvico all’indietro?

Fig. 1. A sinistra, il soggetto è in posizione eretta, mentre il dorso e appoggiato alla parete. I piedi, a 15-30 cm dalla stessa, si trovano poco in avanti rispetto al bacino che viene spinto contro l’appoggio. 1. Successivamente, il bacino viene leggermente allontanato dalla parete. Si eseguono cosi piegamenti del ginocchio: il segmento lombare scivolerà lungo la parete; 2. Una volta che l’appiattimento del rachide lombo-sacrale sarà mantenuto senza eccessivo sforzo, si avvicineranno i piedi alla base della parete, fino a portare i talloni contro di essa (da Cailliet,1991, modificato). Siffredi (1996, modificato) consiglia di utilizzare le mani per sentire il movimento di basculamento (v. figura a destra).

Com’e noto, l’esagerazione della lordosi dipende da un aumento dell’angolo lombo-sacrale: per correggerla, dunque, non c’è altro modo che tentare di ridurre l’ampiezza di quest’angolo grazie ad adeguati esercizi cinesiterapici. Tra questi, si veda l’esercizio riportato in Fig. 1. Molti saranno gl’insuccessi, purtroppo, e molti si registreranno probabilmente nei casi in cui lo sportivo, pur eseguendo correttamente la cinesiterapia prescritta, non riuscirà a conservare una postura corretta nell’attività sportiva propriamente detta e in quelle della vita quotidiana. Ed è allora preferibile, come sostenuto sempre da Cailliet (1991), iniziare con esercizi in posizione supina, di più facile apprendimento.

Il soggetto viene fatto giacere su un piano rigido, che consente una più netta percezione delle aree di contatto e della statica corporea. Una volta assimilata la tecnica di esecuzione del basculamento pelvico in posizione supina, si passerà ad esercizi di analogo significato in posizione eretta. Nella posizione supina, il soggetto manterrà anche e ginocchia piegate e piedi a piatto sul pavimento; il capo sarà appoggiato in pieno rilasciamento su un cuscino (Fig. 2).

Il primo movimento, che consiste nell’appiattire la regione lombo-sacrale contro il piano d’appoggio, verrà realizzato mediante la contrazione combinata degli addominali e dei glutei (anche se il paziente sarà convinto di aver messo in azione i quadricipiti ed i muscoli posteriori delle cosce). Inizialmente, un accorgimento utile sarà quello di invitare il paziente a compiere l’esercizio dopo avere applicato a piatto una mano sotto l’insellatura lombare: ciò servirà a educarlo percettivamente ad una corretta esecuzione del movimento (invece della mano, potrà applicarsi sotto l’arco lombare un oggetto duro). Il cuscino servirà sia a prevenire la tensione, che altrimenti potrebbe far seguito allo sforzo per sostenere il capo, sia a facilitare la respirazione. L’impegno cervicale potrebbe risultare talvolta così intenso da far dimenticare al paziente il vero obiettivo dell’esercizio (Cailliet, 1991).

Fig. 2. Esercizio di basculamento pelvico in posizione supina. (A) Posizione iniziale corretta: decubito supino su piano rigido con anche e ginocchia semipiegate, piedi appoggiati a piatto, testa su un cuscino. (B) Appiattimento della curvatura lombare contro il piano d’appoggio (da Cailliet R.,1991, modificato).

Nella fase successiva, il nostro sportivo compirà lenti movimenti ritmici di sollevamento del bacino, con la regione lombare sempre a stretto contatto con il piano d’appoggio. Si realizza così un armonico basculamento pelvico: che serve, non solo a raddrizzare l’iperlordosi e a migliorare gli schemi ideo-motori ma anche a detendere il tratto lombare. La ripetizione dell’esercizio rafforza i glutei e gli addominali, che sono i motori principali del basculamento. In definitiva, assumendo una postura corretta attraverso la retroversione del bacino, la performance visiva migliora.

Tale asserzione trova piena conferma nell’autorevole analisi della Ayres secondo la quale «[…] i muscoli oculomotori sono sostanzialmente muscoli scheletrici e rispondono, quindi, ai meccanismi che regolano la neurofisiologia dei muscoli posturali. Normalizzare i meccanismi posturali vuol dire normalizzare il controllo dei muscoli oculomotori» (Ayres, 1972; Roncagli, Scoppa e Spinozzi, 2000).

É infine evidente la stretta correlazione tra condizione visiva e qualità della performance sportiva: la variabile temporale, e quindi il movimento e la velocita apparente degli oggetti, è influenzata dalla quantità di energia radiante assorbita da entrambi gli occhi. Se a una persona che fissa un oggetto in movimento, arriva meno quantità di energia ad un occhio rispetto all’altro, la percezione del movimento e la sua velocita saranno alterate. Il tutto, ovviamente, a discapito della prestazione tout court, com’e stato rilevato da uno studio riguardante lo sport del tennis (Garibaldi, 2005). Sui 40 bambini ai quali, in quel di Valletta Cambiaso, sono stati somministrati i test previsti dal protocollo di Sports Vision, il risultato del test sull’acutezza visiva è quello che sorprende maggiormente; anche perché la stessa acutezza visiva è un’abilità, a volte l’unica, che viene testata in tutti gli esami della vista e negli screening di base (Garibaldi, 2005).

Al di là di qualche felice intuizione, la maggior parte degli autori che ha scritto “di” e “sullo” sport ha trascurato la possibilità di una sia pur minima mediazione tra il conseguimento di performance agonistica adeguata e la tutela dell’integrità psicofisica. La ragione, forse, è da ascrivere al fatto che lo sport «[…] è ingombrante perché si situa al crocevia di ciascuna di quelle dimensioni dicotomiche ed è scientificamente indocile perché non si esaurisce in nessuna di esse» (Porro, 2001).

Rodolfo Lisi
Ministero dell’Istruzione e del Merito
IIS Antonio Meucci, Ronciglione, Viterbo
rodolfo.lisi@libero.it

Bibliografia

  • Ayres AJ. Sensory integration and learning disorders. Western Psychological Services, Los Angeles (CA), 1972.
  • Cailliet R. Il dolore lombo-sacrale. Edilombardo, Roma, 1991.
  • Garibaldi L. Saranno famosi (se vedranno bene). Mix Magazine 4(7): 4-7, 2005.
  • Han  L et al. Holistic ensemble perception. Atten Percept Psychophys 83(3): 998-1013, 2021.
  • Howard IP, Templeton WB. Human spatial orientation. John Wiley & Sons, London, 1966.
  • Ofsted (a cura di). Levelling the playing field: the physical education subject report, 20 settembre 2023.
  • Porro N. Sociologia dello sport. Carocci, Roma, 2001.
  • Roncagli V, Scoppa F, Spinozzi R. Regolazione della postura e funzione visiva. Il Fisioterapista 17(4): 67-75, 2000.
  • Singer RN. The psychomotor domain: movement behavior. Lea & Febiger, Philadelphia, 1972.
  • Sperry RV. Neurology and the mind-brain problem. Am Sci 40: 291-312, 1952.
  • Wilson DM et al. Hallmarks of neurodegenerative diseases. Cell 186(4): 693-714, 2023.

Foto di David Hofmann su Unsplash

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