Cyber bullismo, in Italia c’è ancora tanto da fare

ROMA – Gli studenti italiani non sarebbero in grado di riconoscere il bullismo. Questo a detta dei loro insegnanti. Lo rivela una indagine del Centro Ricerche Themis di Roma nel contesto dell’iniziativa istituzionale Programma il futuro.

Solo il 30% dei 4.000 docenti intervistati ritengono infatti gli studenti capaci di riconoscere queste azioni deprecabili, a fronte di un 46% convinto lo siano poco, a cui va aggiunto un 15% convinto non lo siano affatto.

Per quanto riguarda la protezione dei dati personali, “la situazione è ancora più critica”, dice il rapporto: il 30% degli studenti non presterebbe attenzione al problema, solo il 47% avrebbe una certa consapevolezza, comunque non sufficiente.

Meno di due studenti su dieci, infine, non saprebbero valutare l’attendibilità delle notizie online. Ecco perché la lotta a cyber bullismo e fake news saranno le priorità 2019 del programma, giunto al suo quinto anno di attuazione.

Realizzato dal Consorzio Interuniversitario Nazionale Informatica (CINI) in accordo col Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Programma il futuro ha tra i suoi partner Eni, Engineering, SeeWeb e TIM.

Tra le varie iniziative del programma, anche una di “alfabetizzazione informatica” destinata agli insegnanti. Avviata in collaborazione con Google attraverso il bando “CS Educator PD Grant”, vede attualmente coinvolte in fase sperimentale tre regioni (Liguria, Emilia-Romagna e Abruzzo), ma richieste stanno arrivando da ogni parte d’Italia.

“Tutti i Paesi all’avanguardia hanno compreso l’importanza di insegnare l’informatica fin dalla scuola primaria: le nostre esperienze confermano che la disponibilità di insegnanti preparati è decisiva per formare studenti in grado di agire in modo creativo nella società digitale”, spiega il Prof. Enrico Nardelli di Tor Vergata e coordinatore del progetto.

Image credits: SpeedKingz. Teenage girl being bullied. Shutterstock.com

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