Spiegare il vaccino agli indecisi? Cosa dice la psicologia

Ci troviamo nel mezzo di una campagna di vaccinazione di massa, in cui all’Italia è richiesta la massima rapidità nel procurarsi ingenti dosi di vaccino e nel somministrarle a quanti più cittadini possibile, al fine di arginare al più presto il dilagare della pandemia. Eppure, secondo quanto emerge da un’indagine dell’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica effettuata a fine 2020, quasi un italiano su due non è certo di volersi vaccinare (48% degli intervistati). Dato ancor più preoccupante, se si considera che questa percentuale è in aumento di ben 8 punti rispetto a maggio (primi giorni della c.d. “fase due”), quando gli indecisi erano “solo” il 40,5% della popolazione.

Come è possibile che, di fronte al ruolo del vaccino come arma per combattere il virus, ci siano così tante persone che invece lo rifiutano?

Per rispondere a questa domanda occorre comprendere le motivazioni che si celano dietro i numeri. Nel 48% di indecisi vi sarebbero infatti anche persone scettiche nei confronti della scienza in generale. Secondo uno studio che ha preso in esame cittadini di 24 Paesi del mondo (Hornsey, 2018), mettere queste persone di fronte alle evidenze scientifiche e cercare di spiegarne i dati è del tutto inutile. Anzi, può anche rivelarsi controproducente. Infatti, sono motivazioni profonde e paure viscerali a destare scetticismo nella scienza e rifiuto dei vaccini, difficilmente confutabili attraverso evidenze rigorose. Ciò che caratterizza gli anti-vaccinisti (e, più in generale, coloro che dubitano della scienza) è una “interpretazione distorta dei dati scientifici volta a confermare le loro convinzioni preesistenti”. Questo fenomeno, ben noto in psicologia come “bias di conferma”, non solo rivela il motivo per cui spiegare la scienza a chi la rifiuta è spesso infruttuoso, ma suggerisce anche nuove e più efficaci strategie di comunicazione che potrebbero rivelarsi cruciali in questo momento storico.

Il primo importante fattore da prendere in considerazione in una comunicazione di successo è chi riceve il messaggio. Ovvero: a chi si sta parlando? Le motivazioni sottostanti la paura dei vaccini possono essere di diverso tipo: per alcuni sono le idee complottiste nei confronti delle grandi industrie farmaceutiche, altri invece sono mossi da ideali anticonformisti e quindi dalla volontà di andare contro il pensiero comune, altri ancora nutrono un profondo disgusto per tutto ciò che ha a che fare con aghi, siringhe e ospedali in generale. Per questi ultimi, porre l’accento sui rischi di ospedalizzazione ancora maggiori in caso di mancata vaccinazione potrebbe rivelarsi efficace. Al contrario, quando ci si rivolge ai cospirazionisti, confutare le loro teorie con solide evidenze sembra essere fallimentare, mentre prendere in considerazione la possibilità di un complotto, per poi evidenziarne il carattere irrazionale e controproducente, potrebbe costituire la scelta più appropriata (Hornsey, 2018; di questo tema abbiamo parlato in un precedente articolo).

Tuttavia, nel caso specifico del vaccino contro Covid-19, una gran parte di “indecisi” è mossa da forte scetticismo in merito alla sua effettiva sicurezza, vista la rapidità con cui è stato sviluppato (sappiamo che i vaccini, in genere, impiegano anni per essere messi a punto e somministrati alla popolazione). In questi casi, come suggerisce l’American Psychological Association (APA) in un recente articolo sul tema, è necessario un continuo ascolto delle legittime preoccupazioni dei cittadini ed una massiccia incentivazione del dialogo con esperti. Sempre l’APA fornisce ulteriori indicazioni in merito alla comunicazione del vaccino: diffondere messaggi positivi evidenziando i benefici della vaccinazione contro Covid-19, piuttosto che le ricadute negative di una scelta anti-vaccinista, sembra essere la strada migliore. Inoltre, la condivisione di esperienze personali (un esempio sono medici e personaggi illustri che si mostrano sui social media mentre ricevono l’iniezione vaccinale) si sta rivelando un altro canale estremamente utile per portare gli indecisi verso la vaccinazione.

Strategia completamente diversa è quella che stanno attuando Svezia e Danimarca, primi Paesi al mondo ad aver messo a punto un “passaporto del vaccino”, ovvero un attestato di avvenuta vaccinazione che fungerà da lasciapassare per effettuare viaggi e svolgere altre attività di aggregazione. Questo strumento, ancora in fase di definizione, ha però destato numerose perplessità: se da una parte può costituire un importante incentivo alla vaccinazione, dall’altra rischierebbe di contribuire all’inasprirsi delle iniquità tra Stati e classi sociali che dispongono del vaccino con diverse tempistiche e quantità. I prossimi mesi, quindi, sono destinati a svelare le sorti di questa iniziativa.

Qualsiasi sia la strategia scelta per comunicare il vaccino, è evidente che lo studio del comportamento umano non possa essere ignorato, poiché le motivazioni sottostanti il rifiuto e l’incertezza nei confronti dei vaccini sono estremamente complesse. È quindi prezioso il contributo che la psicologia ed una corretta comunicazione possono fornire in questo momento storico, in cui l’orientamento dell’opinione pubblica svolge una funzione cruciale per il futuro della società.

Sintetizzando le linee guida generali suggerite dalla letteratura scientifica sul tema, emergono diverse strategie comunicative da considerare. In primo luogo, è importante che venga sottolineato il rigore metodologico con cui sono stati messi a punto i vaccini contro Covid-19 ad oggi in distribuzione, ma senza dimenticare di considerare i fattori emozionali che influenzano le scelte degli individui e quindi adattando i messaggi all’audience di riferimento. Il fattore comune da tener presente in ogni tipo di messaggio è quello di descrivere il vaccino come un beneficio, piuttosto che come un obbligo. Come ben sintetizza il Professor Steven Taylor, PhD, della University of British Columbia in Canada: “Essere vaccinati è un diritto che abbiamo, non lasciamo che nessuno possa portarcelo via”.

Clara Pizzolo

Fonti:

  1. American Psychological Association. (2021, March). Social science and the COVID-19 vaccines. Monitor on Psychology, 52(2). http://www.apa.org/monitor/2021/03/covid-19-vaccines
  2. Hornsey, M. J., Harris, E. A., & Fielding, K. S. (2018). The psychological roots of anti-vaccination attitudes: A 24-nation investigation. Health Psychology, 37(4), 307–315. https://psycnet.apa.org/record/2018-03974-001
  3. https://www.cattolicanews.it/vaccino-covid-19-perche-gli-italiani-sono-diffidenti

Photo by CDC on Unsplash

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