Alzheimer, iperattività giovanile ippocampo nei soggetti a rischio

Attivazioni fMRI ippocampo al restingGiovani adulti portatori della variante genica ApoE-epsilon4, che aumenta il rischio per l’Alzheimer, “mostrano un particolare pattern di attività cerebrale, decenni prima della possibile comparsa dei sintomi”. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Oxford in uno studio fMRI pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (N Filippini et al., Distinct patterns of brain activity in young carriers of the APOE-e4 allele, PNAS, Apr 8, 2009).

Il nuovo studio della Oxford University e dell’Imperial, condotto su 36 giovani adulti volontari sani (fra i 20 e i 35 anni), con funzioni cognitive nella norma, di cui 18 portatori di almeno una copia di ApoE-epsilon4, sarebbe il primo a mostrare con risonanza magnetica funzionale (fMRI) una iperattività nell’ippocampo dei portatori, non solo durante compiti di memoria, ma anche in condizioni di rest (soggetto non impegnato in un compito sperimentale), rispetto ai controlli. In sintesi, alla fMRI sono emersi due pattern differenti di attivazione cerebrale, in grado di “distinguere visibilmente i portatori dai non portatori di ApoE-epsilon4”.

In un comunicato stampa congiunto gli Autori precisano che, come è noto, non tutti i portatori di ApoE-epsilon4 (presente peraltro in un quarto della popolazione) svilupperanno AD: per la precisione, le persone che ereditano una copia di tale variante avrebbero un rischio fino a 4 volte maggiore rispetto ai non portatori di sviluppare la forma senile della malattia, mentre le persone con due copie del gene avrebbero un rischio aumentato di circa 10 volte.

I risultati della ricerca supportano l’idea che, nelle persone che svilupperanno AD, la memoria può subire un esaurimento graduale. L’ipotesi di Christian Beckmann, del dipartimento di neuroscienze dell’Imperial College, fra gli autori dello studio, è infatti che tale iperattività dell’ippocampo porti a un esaurimento progressivo da “superlavoro” della memoria dei soggetti con ApoE-epsilon4. Negli anziani in corso di AD (con memoria ormai esausta) si osserverebbe appunto un pattern esattamente inverso, con ipoattività funzionale registrabile nelle stesse regioni ippocampali, rispetto ai non AD.

“La nostra ricerca ci porta a ritenere prossima la messa a punto di un semplice test diagnostico capace di identificare precocemente le persone a rischio AD”, concludono i ricercatori britannici.

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Marco Mozzoni
Direttore Responsabile

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