Alzheimer e demenze, speranze dal convegno ISS

ROMA – Positivo l’impatto dell’adozione di trattamenti non farmacologici psicoeducazionali, cognitivi e psicosociali per le demenze e il decadimento cognitivo lieve o MCI, dall’inglese Mild Cognitive Impairment. Lo hanno confermato gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) al convegno di presentazione del Rapporto sul Fondo per l’Alzheimer e le demenze, tenutosi questa settimana a Roma.

“Tali evidenze – spiegano – saranno fondamentali per indirizzare il legislatore nell’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA), per orientare la creazione di nuovi percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) e adeguare quelli già esistenti, oltre che a fornire elementi utili all’aggiornamento delle decisioni regolatorie da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)”.

Mettendo a disposizione delle Regioni oltre 14 milioni di euro per il periodo 2021-2023, il fondo “ha rappresentato il primo finanziamento pubblico sulle demenze in Italia e, dopo il Progetto Cronos e la pubblicazione del Piano Nazionale delle Demenze (PND), la più grande operazione di sanità pubblica su questo tema”. Gli enti territoriali hanno intrapreso azioni progettuali quali diagnosi precoce, diagnosi tempestiva, telemedicina, tele-riabilitazione, trattamenti psicoeducativi, di stimolazione cognitiva e di supporto ai caregiver; dal canto suo l’Osservatorio Demenze dell’ISS ha avuto principalmente il ruolo di coordinatore generale.

Dal rapporto emergono anche alcune criticità, legate principalmente alla disomogeneità dei servizi riscontrata nei diversi territori: l’applicazione di PDTA nei centri per disturbi cognitivi e demenze (CDCD) è molto bassa al Sud (27%), rispetto al Centro (49%) e al Nord (69%); stesso dicasi per orari di apertura delle strutture (18 ore in media al Nord, 13 al Centro, 11 al Sud) ed esami diagnostici offerti: solo per fare un esempio, la somministrazione di test neuropsicologici quali la Frontal Assessment Battery (FAB) tocca punte dell’86% al Nord, mentre al Centro e al Sud non supera il 15 per cento.

Buone notizie invece sul fronte dei fattori di rischio modificabili, dei quali è stato possibile avere contezza grazie al lavoro collaborativo dei diversi enti. Undici i fattori prevenibili della demenza: basso livello di istruzione, deficit uditivi, ipertensione, consumo di alcol, obesità, fumo, depressione, isolamento sociale, inattività fisica, diabete mellito, inquinamento atmosferico.

Qui il rapporto integrale (PDF)

Di seguito la videoregistrazione della due giorni di convegno, fornita cortesemente da ISS:

Prima giornata

Seconda giornata

Image by pressfoto on Freepik

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