Meno frequenti e generalmente risolte in tempi brevi le complicanze neurologiche del Covid-19 nelle diverse ondate. In estrema sintesi, questi i risultati dello studio Neuro-Covid Italy che ha coinvolto 2.000 pazienti, 38 Unità Operative di Neurologia e 160 neurologi.
Promosso dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) e coordinato dal Prof. Carlo Ferrarese, direttore della Clinica Neurologica di Milano-Bicocca presso la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza, è stato pubblicato in Open Access su Neurology.
“I disturbi neurologici associati all’infezione da Covid-19, chiamati collettivamente con il termine neuro-covid, sono tra gli aspetti più allarmanti, controversi e meno compresi della recente pandemia”, spiegano i ricercatori.
“Si tratta di sintomi e malattie diverse – proseguono – dall’encefalopatia acuta, ovvero un grave stato confusionale con disorientamento e allucinazioni, fino all’ictus ischemico, l’emorragia cerebrale, le difficoltà di concentrazione e memoria, la cefalea cronica, la riduzione dell’olfatto e del gusto, alcune forme di epilessia e di infiammazione dei nervi periferici”.
“Dato importante – concludono – è che sono diventati gradualmente meno frequenti ad ogni successiva ondata pandemica, passando da circa l’8% della prima ondata a circa il 3% della terza: questo indipendentemente dalla severità respiratoria del virus e prima dell’arrivo dei vaccini; la ragione più probabile sembra legata alle varianti stesse del virus”.
Lo studio:
Foto di Ömer Yıldız su Unsplash
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