Neuroscienze forensi, che cosa dice la Costituzione?

Un saggio denso, che esamina lucidamente, nell’ottica costituzionale e della tutela dei diritti fondamentali, l’uso dei metodi e delle tecniche delle neuroscienze nel processo, gettando un ponte interdisciplinare fra giuristi e neuroscienziati che fa perno sulla nostra Costituzione e sulla Carta dei diritti dell’Unione Europea. E’ il nuovo libro del Prof. Federico Gustavo Pizzetti: “Neuroscienze forensi e diritti fondamentali: spunti costituzionali”, edito da G. Giappichelli (Torino, 2012).

La riflessione puntuale sull’uso dei ritrovati delle neurotecnologie nelle aule dei Tribunali sviluppata nel volume, ricco di note bibliografiche e di riferimenti alla giurisprudenza, si focalizza in particolare sul giudizio sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato e del teste, “rivolto vuoi a verificare la sua idoneità a stare in giudizio o a rendere testimonianza, vuoi ad accertare la sua non imputabilità, al momento della commissione del fatto di reato, per assoluto o parziale vizio di mente non da sé procurato”, gettando uno sguardo attento anche agli strumenti di “memory detection” e di “lie detection” che così tanto sembrano affascinare i non addetti ai lavori.

In linea generale le neuroscienze forensi, “se considerate dal punto di vista delle loro caratteristiche tecniche e purché impiegate in modo tale da non costituire fonte di pericolo per l’integrità fisica o la salute […] e sempre nel rispetto del pudore, appaiono ammissibili alla luce del rispetto di quel complesso di diritti fondamentali e inviolabili riconducibili al valore della dignità della persona: dal diritto alla salute e alla libertà personale, alla libertà morale, alla difesa giudiziale, alla prova”, spiega il Professore di Milano.

Ma, “se valutate dal punto di vista delle modalità con le quali possono essere impiegate in concreto e dell’uso che astrattamente è possibile fare degli elementi conoscitivi che esse forniscono, i rischi di manomissione della intangibile sfera della dignità della persona umana si fanno assai più concreti”. E’ infatti, secondo Pizzetti, la “dignità della persona, inviolabile diritto e principio-valore cardine dell’ordinamento costituzionale italiano ed europeo” a costituire “una sorta di chiave di volta per la lettura costituzionalmente orientata delle neuroscienze forensi”.

E se “le risultanze neuroscientifiche fossero assunte non già come un elemento […] di migliore e più raffinato accertamento sulla complessità qualificante della persona umana e del suo comportamento, della cui valutazione il giudice deve dare congrua motivazione, ma come l’elemento che porta, inevitabilmente e in modo del tutto deterministico, al convincimento stesso del giudice”, ebbene, così facendo “verrebbe ad essere inciso il contenuto essenziale della dignità della persona, in modo non costituzionalmente permesso”.

Elementi essenziali e irrinunciabili della dignità umana sia per la Costituzione Italiana sia per la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea sono infatti “il divieto di rendere l’uomo mero strumento, puro oggetto o di ridurlo essenzialmente ad una sola sua parte”.

E allora – prosegue il Professore di Milano – “un uso riduzionistico e assiomatico degli esiti della prova neuroscientifica ai fini della decisione giudiziale (del tipo ‘non è stato lui, ma il suo cervello’, o ‘se ha il gene difettoso x allora è sicuramente persona vulnerabile alla reazione violenta ad una provocazione’, oppure ancora ‘se la risonanza magnetica funzionale dimostra una carenza di materia cerebrale o di connessioni neurali o rileva una escrescenza nella zona y del cervello, allora è spiegato in tutto e per tutto il comportamento criminale o disinibito, come se quest’ultimo dipendesse dai fattori neurologici puri, senza valutare anche altri elementi processuali e la stessa condotta criminale) non è compatibile con la dignità della persona”.

La persona, infatti, finirebbe per essere un “mero strumento nelle mani della giustizia e dell’accertamento ‘a tutti i costi’ della verità processuale, oppure diventerebbe un puro oggetto di un esperimento scientifico (l’analisi dei suoi dati biologici e cerebrali avverrebbe come una sorta di automatismo, quasi fosse una cavia e non un essere umano), oppure ancora finirebbe per essere ridotto ad un ‘tipo’ o a una sola sua caratteristica”.

E’ sempre alla luce di questa chiave di lettura che l’Autore analizza i due casi italiani più “famosi” di ricorso alla perizia neuroscientifica per la valutazione della capacità di intendere e di volere del reo al momento della consumazione del reato, cioè quelli di Trieste e di Como (vedere su BrainFactor gli articoli e le interviste ai protagonisti), rilevando in particolare come “il primo, a differenza del secondo, sembra aver adottato una impostazione molto più riduzionistica e deterministica fra il quadro neurobiologico del reo e la condotta da quest’ultimo tenuta: impostazione, questa, che, proprio alla luce delle riflessioni qui sviluppate appare non perfettamente in linea con il quadro costituzionale”.

E’ bello (e dà molta sicurezza) sapere che è ancora la nostra Costituzione, “nella sua sintesi armonica ed equilibrata del principio del giusto processo regolato dalla legge da una parte, e del principio della centralità della persona umana e della sua dignità dall’altra”, a rivelarsi anche rispetto all’inesorabile espansione neurotecnica del nostro tempo e alle sue possibili ricadute fuori dai laboratori “un faro sicuro per illuminare il percorso”.

Federico Gustavo Pizzetti ha 36 anni ed è Professore Associato di Istituzioni di diritto pubblico all’Università Statale di Milano (link), dove afferisce al Dipartimento di studi internazionali, giuridici e storico-politici, di cui è anche vicedirettore. Si occupa inoltre di biodiritto, in particolare di testamento biologico, sul quale argomento ha pubblicato una imponente monografia nel 2008.

Marco Mozzoni

Il Libro

Federico Gustavo Pizzetti, “Neuroscienze forensi e diritti fondamentali: spunti costituzionali”, G. Giappichelli Editore, Torino 2012

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Marco Mozzoni
Direttore Responsabile

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