Verso la mente integrazionale: BrainFactor intervista Ambrogio Pennati

Verso la mente integrazionale: BrainFactor intervista Ambrogio Pennati.PADOVA – Fra le novità del congresso di Neuroetica 2012, emerge in quella terra di nessuno fra epistemologia e pratica clinica la società scientifica Integrational Mind Labs (IML), che oggi a Padova si è presentata alla comunità scientifica con un contributo seminale destinato a gettare le basi per lo sviluppo di un approccio integrazionale alla mente. BrainFactor ha intervistato il presidente, Ambrogio Pennati, medico psichiatra e psicopatologo forense.

Dottor Pennati, perché la proposta di un approccio “integrazionale” alla mente, oggi?

Perché stiamo assistendo, grazie alla diffusione dell’information technology, ad una proliferazione di saperi ed una loro diffusione in ambiti prima estranei alle tematiche del mentale (vedi l’economia, la politica, il marketing, la filosofia), ad una atomizzazione degli approcci e ad una settorializzazione degli studi che, pur consentendo un avanzamento delle conoscenze negli ambiti specifici, possono comportare una dispersione della comunità scientifica e tecnica di chi del mentale si occupa. Integrare nella nostra visione significa sforzarsi di ottimizzare i percorsi di collaborazione e cooperazione tra studiosi di differenti comunità.

Che tipo di contributo può portare al mondo della ricerca?

Fondamentalmente la facilitazione dello scambio di dati, il che è condizione imprescindibile perché la ricerca rimanga tale (lavoro di validazione / falsificazione / generazione di ipotesi) e non assurga, più o meno apoditticamente, al ruolo di scienza esatta, dando luogo a posizioni di scientismo che storicamente si sono sempre dimostrate molto pericolose su tutti i fronti, incluso quello sociale. Il rischio di passare dall’approccio scientifico allo scientismo (assunzione di ruolo di produzione di verità) è sempre molto elevato, soprattutto in periodi di crisi economica e sociale.

Quali potrebbero essere le linee di ricerca interessanti in questo ambito?

Certamente l’integrazione della pratica psicoterapeutica con le le acquisizioni generate dalle neurotecnologie, lo sviluppo di protocolli di lavoro psicopatologico-forense più vicini alle recenti formulazioni del funzionamento della cd mente, l’ utilizzo di brain-computer interface a basso costo nella pratica clinica psichiatrica e neurologica e nello studio del funzionamento cerebrale in vivo…

In che modo tutto questo può tradursi concretamente nella pratica clinica?

Integrare significa, come prima detto, cooperare e collaborare con chi ha pratiche differenti. Quindi sul medio termine ci attendiamo uno scambio di esperienze e conoscenze che dovrebbe generare profili professionali più formati e aperti all’innovazione.

Gettando uno sguardo al passato, chi sono (se ce ne sono) gli anticipatori dell’integrazionalità?

Credo si possa parlare, per restare nell’ambito “psico”, di Kraepelin, Janet, Schneider, Piaget, Bowlby. In senso più filosofico Adam Smith, Wittgenstein, Keynes, Popper e Searle.

E’ recente la costituzione con sede a Milano di Integrational Mind Labs. Ci riassume gli obiettivi? In che modo intendete perseguirli?

Dopo la prima fase di start up intendiamo organizzarci per laboratori, cui afferiranno i soci più interessati agli specifici topics che saranno un laboratorio forense, un laboratorio epistemologico, un laboratorio sull’evoluzionismo e le discipline del mentale, un laboratorio dedicato all’integrazione dei vari approcci in psicoterapia, un laboratorio dedicato allo studio dei processi di affiliazione sui social networks, un laboratorio sulla genetica comportamentale. Questi sono i primi, confidiamo nell’apporto dei soci per identificare altri topics.

Un primo bilancio di IML?

Non sarebbe onesto, dato che non siamo ancora scesi nell’agone della competizione… Posso dire che la fase di start up è stata entusiasmante per tutti.

Perché avete scelto proprio il congresso di Neuroetica di Padova per presentarvi alla comunità scientifica?

Perchè la cosiddetta neuroetica rappresenta l’interfaccia tra clinica, tecnologia, epistemologia e istintualità

A quando il primo congresso sull’integrazionalità?

Speriamo di fare un bel regalo di Natale ai Soci e a chi ci segue…

Intervista di Laura Faravelli

Ambrogio Pennati è medico psichiatra, psicoterapeuta e psicopatologo forense. Ha insegnato per molti anni presso la Scuola Europea di Psicoterapia Ipnotica (Sepi), di cui è stato direttore. In tale ambito, ha assunto per qualche tempo anche la presidenza della Associazione Medica Italiana per lo Studio dell’Ipnosi (Amisi), a cui la scuola fa riferimento. Nell 2011 decide dedicarsi alla costituzione di una associazione (IML) che potesse raccogliere lo spirito integrazionale che cerca di profondere nel suo lavoro. Dal 2005 si occupa di psicopatologia forense, collaborando con il Prof Ugo Fornari. I suoi interessi di studio e di ricerca si focalizzano in particolare sulle problematiche post-traumatiche e dissociative, sulle patologie degli stati di coscienza, sui fenomeni ipnotici, sulla modulazione degli stati di coscienza a scopo terapeutico, l’integrazione degli approcci alla cura dei disturbi mentali, le problematiche epistemologiche in ambito psicopatologico forense, sullo studio delle interazioni sui social media e le loro relazioni con i profili di personalità, “cercando di integrare l’innovazione tecnologica proveniente dal mondo anglosassone con lo spirito critico della tradizione europea”.

Tutti i diritti riservati (C) BRAINFACTOR 2012

Be the first to comment on "Verso la mente integrazionale: BrainFactor intervista Ambrogio Pennati"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.