Il dolore nascosto: la malattia di Parkinson oltre il movimento

Il dolore nascosto: la malattia di Parkinson oltre il movimento.Il quadro clinico della malattia di Parkinson non è limitato ai classici sintomi motori, ma è arricchito da numerosi disordini non motori, significativamente correlati alla qualità di vita del paziente e dei caregivers. Si stima che quasi il 90% dei pazienti presenti almeno un sintomo non motorio durante la malattia.

L’ampia gamma di sintomi non motori si spiega con il fatto che la neuropatologia del Parkinson coinvolge diverse aree cerebrali oltre al sistema dopaminergico nigrostriatale, incluso il sistema nervoso autonomo e aree non direttamente coinvolte nel controllo motorio, come il locus coeruleus, il nucleo dorsale del vago, il nucleo del rafe, il talamo, il tubercolo olfattorio e un’ampia regione della corteccia limbica.

Inoltre i farmaci impiegati per il trattamento della malattia inducono frequentemente manifestazioni non motorie, soprattutto ipotensione ortostatica, allucinazioni, sonnolenza, insonnia e edema degli arti inferiori. Gli studi clinici e l’esperienza diretta con i pazienti ci raccontano, infine, una storia in cui i sintomi non motori, e specialmente depressione, demenza e psicosi, contribuiscono all’aumento della disabilità dei pazienti, dominando il quadro clinico negli stadi più avanzati e contribuendo ad accorciare l’aspettativa di vita.

Inoltre molte di queste manifestazioni non motorie non rispondono alla terapia dopaminergica (utilizzata per trattare i disturbi motori). Attualmente, i sintomi non motori sono frequentemente misconosciuti e scarsamente trattati in maniera appropriata, sancendo il paradosso per cui la gestione farmacologica della malattia di Parkinson si prefigge come scopo quasi esclusivo quello della risoluzione della sintomatologia motoria, anche quando quest’ultima non domina il quadro clinico.

Una delle più precoci manifestazioni non motorie della malattia di Parkinson è rappresentata da dolore localizzato a livello di: schiena, collo, spalle e anche, spesso associato a una sensazione vaga di debolezza. Questi dolori sono assolutamente aspecifici e non sempre portano il paziente a rivolgersi al medico.

Le sensazioni dolorose, non spiegabili con condizioni osteoartritiche né neuropatiche o altre cause di dolore comunemente osservate nella popolazione anziana, sono riportate in una percentuale che arriva mediamente fino al 40-50% dei pazienti.

In effetti, la dopamina, il neurotrasmettitore deficitario nella malattia di Parkinson, modula la percezione dello stimolo doloroso a livello di diverse stazioni del nevrasse implicate in tale compito, tra cui il midollo spinale, il talamo, la sostanza grigia periacqueduttale, i gangli della base e la corteccia del giro del cingolo.

Il recente studio PRIAMO (Parkinson and nonmotor symptoms, 2009) ha valutato la prevalenza dei sintomi non motori sottoponendo a una intervista semi-strutturata 1.072 pazienti affetti da malattia di Parkinson. Tenendo conto della possibilità di sovrapposizioni, dolore di tipo indefinito è stato riportato da 223 pazienti (20,8%), dolore alle gambe da 406 (37,9%), dolore addominale da 61 (5,7%), dolore relativo all’assunzione di farmaci come la L-dopa da 11 (1%), dolore a livello delle spalle da 205 pazienti (19,1%). Questo dato va comunque sicuramente considerato insieme al dato di prevalenza di: ansia (595 pazienti, 55,8%) e tristezza / depressione (241 pazienti, 22,5%).

Ci sono state diverse proposte per la classificazione del dolore associato alla malattia di Parkinson e si ritiene che una quota sostanziale di tale dolore possa essere causata dalle fluttuazioni motorie e dalle discinesie secondarie allo stesso trattamento dopaminergico. Inoltre, il dolore può presentarsi come: dolore centrale, oro-facciale, dolore agli arti o muscoloscheletrico. Le fluttuazioni motorie e il dolore associato alle discinesie, insieme al dolore di origine centrale, sono probabilmente legati alla malattia stessa, mentre le altre forme sono quasi sicuramente secondarie a: ipocinesia, rigidità, trattamento farmacologico.

Nella pratica neurologica appare evidente come il focus primario del trattamento sia spesso rivolto alla sintomatologia motoria, ottenendo benefici quasi esclusivamente “secondari” sulla sintomatologia dolorosa. Tale linea d’azione è giustificata, chiaramente, dal “peso” dei sintomi motori nella malattia, anche se riflette una tendenza generica a sottovalutare il dolore come sintomo in sé e per sé.

Oggigiorno si sta osservando un mutamento di visione su questo tema da parte degli specialisti, che ritengono sempre di più che il dolore associato alla malattia di Parkinson meriti di essere inquadrato in maniera sistematica e di essere trattato in maniera specifica e rigorosa, in linea con le indicazioni date dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) per la gestione del dolore.

Lucio Tremolizzo, MD
Specialista in Neurologia
Phd in Neuroscienze

Articoli di BrainFactor che hanno trattato in questi anni il tema del dolore…

Il presente articolo è inserito nel contesto della maratona divulgativa di BrainFactor e Società Italiana di Neurologia (SIN) “L’Agenda del cervello: un argomento al giorno” in occasione della Settimana del Cervello promossa in tutto il mondo da Dana Foundation dal 14 al 20 Marzo 2011. 

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