ROMA – Presentato questa mattina a Roma presso la sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) il XIX Rapporto Sanità, messo a punto dal Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità – CREA Sanità.
Secondo i ricercatori, la situazione è critica: “rispetto ai partner dell’Unione Europea, il nostro Paese investe meno in sanità”; la spesa sanitaria italiana “è distante dalla media UE del 32%”; aumenta invece la spesa privata, con un “rischio per l’equità del sistema”.
Nel 2022 la spesa sanitaria privata ha infatti toccato i 40 miliardi di euro, con un aumento nell’ultimo anno del 5%: sostiene spese per consumi sanitari ben il 76% delle famiglie, con una forbice fra le “più abbienti” (80%) e le “meno abbienti” (60 per cento).
In questo frangente i soldi vengono spesi per acquistare farmaci (72,7% delle famiglie italiane), per prestazioni specialistiche e ricoveri (37%), diagnosi (26%), protesi e ausili (23,7%), cure odontoiatriche (21%), attrezzature sanitarie (13,4 per cento).
Non usano mezzi termini gli esperti del CREA: molti vanno sul lastrico o rinunciano a curarsi, perché in Italia “la sanità si comporta come un bene di lusso; la sua quota sui consumi delle famiglie aumenta al crescere del reddito disponibile”.
Note dolenti anche sul versante del personale: tra il 2003 e il 2021 “il numero di medici per 1.000 abitanti over 75 è passato da 42,3 a 34,6 (corrispondente a un gap di 54.018 unità) e il numero di infermieri da 61,0 a 52,3 (corrispondente ad un gap di 60.950 unità)”.
Secondo la federazione dei medici FNOMCeO “oltre il 40% non è soddisfatto della propria situazione professionale: pesa lo stress di lavorare in carenza di organico rilevata in particolare da chi opera negli ospedali pubblici”.
Una “mancanza di attenzione alla professione” è poi messa in luce dagli infermieri. Carente sarebbe infine il numero di “assistenti alle cure” residenziali e domiciliari: 86 ogni 1.000 abitanti over 75, contro i 115 della Spagna, i 176 della Francia, i 211 del Regno Unito.
Qui la sintesi del Rapporto (PDF)
Qui la versione integrale del Rapporto (PDF)
Qui le schede di approfondimento (PDF)
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