Terapia dolore, in Italia risorse esigue e servizi frammentati

Terapia dolore, in Italia risorse esigue e servizi frammentati.In precedenti articoli (tra gli ultimi: “Italia, terapia del dolore non decolla…” e “Italia: cure palliative e terapia del dolore, a sei mesi dalla Legge”) abbiamo  cercato di indagare il problema del dolore cronico e del suo trattamento nel nostro Paese, specie dopo l’approvazione nello scorso marzo della Legge in materia. In questo vogliamo riportare i risultati di un’approfondita indagine condotta dall’associazione onlus Nopain – Associazione italiana per la cura della malattia dolore.

L’associazione onlus Nopain – Associazione italiana per la cura della malattia dolore è stata fondata a Milano su iniziativa della Struttura di Terapia del dolore dell’Azienda Ospedaliera Niguarda; l’indagine realizzata da Nopain, data la sua rilevanza, è stata riportata in un apposito libro bianco (“Dolore cronico, dolore inutile”), recentemente pubblicato.

Il primo dato che emerge è che in Italia esiste una scarsa percezione del dolore come parametro vitale da monitorare, sia in termini quanti – qualitativi, sia in termini di risposte terapeutiche e organizzative.

Altro aspetto che ci differenzia, in negativo, rispetto agli altri Paesi Europei, è che in Italia si associano prevalentemente le strutture di terapia del dolore alle cure palliative e alle patologie tumorali in fase terminale, dimenticando che la prevalenza del dolore cronico varia tra il 10,1% e il 55,2% della popolazione secondo i principali e più accreditati studi epidemiologici internazionali.

Mediamente, il dolore è più presente tra le donne che fra gli uomini, rispettivamente il 39% e il 31%, e aumenta con l’età, soprattutto sopra i 65 anni. Il dolore è la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche. Il 50% dei pazienti con dolore cronico soffre di depressione reattiva e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% di tali soggetti.

Purtroppo, nonostante questi dati così significativi, in Italia non esistono linee guida e percorsi di cura standardizzati, e non vi è neppure una definizione certa di “struttura di terapia del dolore”, e ciò sia per la mancanza di una cultura specifica sulla terapia del dolore cronico sia per la confusione che caratterizza tale disciplina con le cure palliative.

Ovviamente, la recente introduzione delle Legge in materia sta ponendo rimedio gradualmente e progressivamente a questa lacuna, ma è un dato di fatto che le strutture di terapia del dolore in Italia presentano una elevata eterogeneità per caratteristiche organizzative e risorse impiegate. I servizi, laddove esistono, sono spesso frammentati, l’accesso alle cure è limitato e difficoltoso o addirittura non noto all’utenza, e i tempi di attesa sono talvolta troppo lunghi, quando invece l’intervento precoce è fondamentale per prevenire disabilità e cronicità.

Ma veniamo all’indagine condotta dallo staff della onlus Nopain per ottenere una fotografia delle strutture di terapia del dolore esistenti attualmente sul territorio italiano e sviluppare riflessioni per azioni future: sono state selezionate 184 strutture su tutto il territorio nazionale, di cui 140 pubbliche e 44 private accreditate, con una presenza dell’11,7% in rapporto alle 1570 strutture di ricovero presenti sul territorio nazionale – dato aggiornato al 1 gennaio 2008): 0,77 strutture ogni 250.000 residenti.

Di queste 184 strutture, 26 si occupano solo di solo sindromi dolorose oncologiche e 8 si occupano di solo una sindrome dolorosa cronica benigna. È stata effettuata una classificazione dei servizi in base a tre livelli di cura:

  • I livello: livello elementare o strutture a bassa intensità di cura, con valutazione compresa tra 0 e 49;
  • II livello: livello intermedio, con valutazione compresa tra 50 e 74;
  • III livello: livello avanzato o strutture ad alta intensità di cura, con una valutazione compresa tra 75 e 100.

Delle 184 strutture censite, 158 sono state studiate con una valutazione analitica: le strutture di primo livello, dove spesso le risorse sono a tempo parziale o affidate a consulenti esterni, sono 54, cioè il 41,5% del campione nazionale delle strutture pubbliche; quelle di livello intermedio sono 26 (20%) e le restanti 50 (38,5%) sono di terzo livello.

Quanto alla loro distribuzione sul territorio, 66 sono al Nord, 42 al Centro e 50 distribuite tra Sud e isole. La regione con un maggior numero di strutture è, manco a dirlo, la Lombardia, con 25 strutture, seguita dalle 17 del Piemonte, dalle 15 della Campania e dalle 12 del Lazio. Emilia Romagna e Puglia hanno 11 strutture, tutte le altre regioni meno di 10.

Un dato significativo emerso dall’indagine è che raramente vi sono posti letto in regime di ricovero per le strutture di terapia del dolore: quando le persone hanno sindromi dolorose complesse ed è necessario il ricovero ordinario per diagnosi e/o cura, ci si avvale di posti letto di altre strutture specialistiche.

Le risorse mediche dedicate su scala nazionale sono esigue: 1,21 medici per 250.000 residenti: la specializzazione prevalente delle risorse mediche è Anestesia e rianimazione; c’è almeno un medico anestesista nell’87,4% delle strutture. Il numero di specialisti, insomma, è molto basso e ciò limita la possibilità di attuare interventi complessi e di organizzare in maniera ottimale le attività a vari livelli sia nella ricerca clinica sia nello sviluppo tecnologico: nella maggior parte delle strutture non vi è un’equipe multidisciplinare strutturata e – di conseguenza –  un sufficiente sviluppo di progetti di ricerca e di piani formativi oltre che assistenziali.

In conclusione, una volta di più, è necessario anzitutto che il dolore in diverse sindromi sia considerato non solo un sintomo, ma una vera e propria malattia. Questo è il primo passo per apportare un doveroso miglioramento della qualità di vita delle persone, per sollevarle dalla sofferenza quotidiana per un “dolore inutile”. Un primo passo che dovrà poi riflettersi tanto nella ricerca clinica quanto nella pratica sanitaria quotidiana.

References:

  • Dolore cronico, dolore inutile. Strutture di Terapia del Dolore in Italia. NOPAIN – Associazione italiana per la cura della malattia dolore. www.nopain.it
  • Gardini A., 2004, “Verso la qualità”, Centro Scientifico Editore
  • The Canadian Pain Society, 2005, “Accreditation Pain standard”
  • The Royal College of Anaesthatists, “Guidance on the provision of anaesthetic Chronic Pain Management”
  • The Royal College of Anaesthatists and the Pain Society, 2003, Pain Management service: good practice”
  • Dobkin P., Boothroyd L., 2008, “Organizing health services for patients with chronic pain: when there is a will, there is a way”, Pain Medicine, vol. 9, N° 7
  • Fullen et al., “The need for a national strategy for chronic pain management in Ireland”, Irish Journal of Medical Sciente, vol. 175, n°2
  • Mc Ewen J., 2004, “Chronic Pain Services in Scotland”
  • International Association for the study of pain (IASP), “Desiderable characteristics for pain treatment facilities”
  • The American Pain Foundation, “A reporter’s guide: covering pain and its management” (www.painfoundation.org)
  • Haute Autoritè de Santè (HAS), 2008, “Recommandations. Douleur chronique: reconnaitre le syndrome douleurreux chronique l’èvaluer et orienter le patient” (www.has-sante.fr)
  • National Specialised Services Definitions Set: Definition n°31: Specialised Pain Management Services. DH, 2002

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Tiziano Cornegliani, MD – Redattore scientifico / editor nell’area della comunicazione e dell’editoria medica

 

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