La corteccia prefrontale (PFC) esercita un controllo cognitivo sulle memorie processate dall’ippocampo, inclusi gli eventi traumatici, attraverso un meccanismo noto come soppressione della memoria. Un pool di ricercatori dell’Università di Udine coordinati da Nivedita Agarwal, ricercatrice al Brain Imaging Center della Harvard Medical School di Boston, ipotizza una disfunzione del meccanismo di soppressione della memoria in soggetti con patologie psichiatriche quali depressione maggiore e disturbo borderline di personalità o in persone che hanno subito violenza sessuale o che presentano difficoltà relazionali. Secondo i ricercatori, le disfunzioni a carico del circuito neurale corteccia prefrontale – ippocampo sarebbero alla base dei sintomi cognitivi caratteristici dei disturbi psichiatrici legati allo stress. I risultati dello studio sono stati anticipati ieri a Chicago al convegno annuale della Radiological Society of North America (Nivedita Agarwall, Giuseppe Como, Giovanni Brondani, Paolo Brambilla, Monica Baiano, Massimo Mazzocchi et al. Mechanisms of Memory Suppression in Stress-related Psychiatric Disorders: A Functional Magnetic Resonance Study, RSNA 2008).
E’ noto che le tecniche di neuroimmagine a risonanza magnetica funzionale (fMRI) permettono di rilevare i cambiamenti dell’intensità dei segnali durante l’attivazione di specifiche strutture cerebrali, individuando le basi neurologiche implicate in tali processi e le possibili anomalie funzionali.
Lo studio dell’Università di Udine ha coinvolto 10 pazienti con patologie psichiatriche, 5 affetti da depressione maggiore e 5 con personalità borderline, e altre 11 persone sane (gruppo di controllo) che sono state sottoposte a risonanza magnetica funzionale durante lo svolgimento di un test “think-no think”.
Le tecniche di neuroimmagine hanno permesso ai ricercatori di osservare che, durante le fasi di soppressione e di recupero del ricordo, mentre la corteccia prefrontale si attivava sia nei pazienti sia nel gruppo di controllo, nei pazienti affetti da disturbo post-traumatico l’attivazione era significativamente ridotta. In particolare, durante la fase di soppressione si osservava in questi soggetti una maggiore attività dell’ippocampo, corrispondente a una insufficiente attività della corteccia prefrontale.
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