Identificare e intervenire preventivamente sugli adolescenti a rischio di comportamenti dannosi per la salute, quali sesso pericoloso, uso di droghe, violenza, attraverso i siti di social network è possibile. Lo dimostrano tre studi monotematici pubblicati questo mese su Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine (Megan A. Moreno et al. 2009a, Megan A. Moreno et al. 2009b, Kimberly J. Mitchell et al. 2009).
Secondo gli autori, più del 90% degli adolescenti hanno accesso a internet e circa il 50% sono utilizzatori dei social network. Ad esempio MySpace, il più popolare sito di social networking, fra i 10 siti più popolari al mondo, contiene oltre 200 milioni di profili personali di iscritti, il 25% dei quali sono di minori. I social network oggi “rivestono un ruolo molto importante nella vita sociale degli adolescenti costituendo un luogo per l’esplorazione dell’identità e l’interazione con gruppi di coetanei: data la popolarità dei social networking fra i giovani e l’alta prevalenza di comportamenti a rischio che vengono rappresentati su internet, questi siti possono costituire luoghi alternativi per identificare, valutare e infine intervenire sugli adolescenti che manifestano chiari indizi di comportamenti a rischio: sesso estremo, uso di droghe e altri comportamenti pericolosi per la salute”, si legge negli studi.
Mentre esplorazione e interazione in rete possono risultare di beneficio per gli adolescenti, vi sono molti rischi associati all’accresciuto scambio di informazioni inerenti il sesso, l’uso di alcol e sostanze, la violenza e altri comportamenti rischiosi per la salute. Per esaminare la prevalenza di riferimenti a comportamenti a rischio sui social networking sites, Megan A. Moreno e colleghi hanno esaminato 500 profili pubblicamente disponibili tra il luglio e il settembre del 2007. Ogni profilo apparteneva a un diciottenne statunitense. Il 54% (270 profili) del campione esaminato rappresentava comportamenti a rischio, il 24% (120 profili) comportamenti sessuali pericolosi, il 41% (205 profili) uso di droghe, il 14,4% (72 profili) violenza.
Gli autori suggeriscono altresì che i siti di social network possono costituire un nuovo metodo per identificare gli adolescenti a rischio. Alla luce di questo asssunto, Moreno e colleghi hanno verificato in una seconda fase dello studio l’efficacia potenziale di un intervento online. Il team di ricercatori ha creato un profilo su MySpace con il nome “Dr. Meg”. Sono stai poi identificati 190 profili di 18-20enni con tre o più riferimenti a comportamenti sessuali pericolosi o uso di droghe, tabacco e alcol, ai quali Dr. Meg. ha inviato una email di carattere informativo sui pericoli legati a quei comportamenti. Risultato? All’inizio dello studio, il 54,2% dei profili conteneva riferimenti al sesso e l’ 85,3% all’uso di droghe. Nelle osservazioni effettuate tre mesi dopo l’inoltro della mail di Dr. Meg., i proprietari dei profili erano maggiormente predisposti a un cambiamento “protettivo” del proprio profilo (42,1%) rispetto al gruppo di controllo (29,5%), che non aveva ricevuto alcuna informativa. In alcuni profili il sesso è stato completamente eliminato (13.7%), così come il riferimento a droghe (26%): inoltre, il 10,5% dei profili di coloro che hanno ricevuto la mail di Dr. Meg. sono stati resi privati.
Link agli studi:
- Display of Health Risk Behaviors on MySpace by Adolescents: Prevalence and Associations
Megan A. Moreno, MD, MSEd, MPH; Malcolm R. Parks, PhD; Frederick J. Zimmerman, PhD; Tara E. Brito; Dimitri A. Christakis, MD, MPH
Arch Pediatr Adolesc Med. 2009;163(1):27-34. http://archpedi.ama-assn.org/cgi/content/short/163/1/27 - Reducing At-Risk Adolescents’ Display of Risk Behavior on a Social Networking Web Site: A Randomized Controlled Pilot Intervention Trial
Megan A. Moreno, MD, MSEd, MPH; Ann VanderStoep, PhD; Malcolm R. Parks, PhD; Frederick J. Zimmerman, PhD; Ann Kurth, PhD; Dimitri A. Christakis, MD, MPH
Arch Pediatr Adolesc Med. 2009;163(1):35-41. http://archpedi.ama-assn.org/cgi/content/short/163/1/35 - Social Networking Sites: Finding a Balance Between Their Risks and Benefits
Kimberly J. Mitchell, PhD; Michele Ybarra, MPH, PhD
Arch Pediatr Adolesc Med. 2009;163(1):87-89. http://archpedi.ama-assn.org/cgi/content/short/163/1/87
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