Riceviamo e pubblichiamo in esclusiva il commento della Società Italiana Armonizzatori Familiari, Counselor, Counselor Olistici e Operatori Olistici (SIAF), a firma del Presidente Dott.ssa Floriana Rubino (nella foto) e del Vicepresidente Dott. Valerio Sgalambro, sulla Sentenza del Tribunale di Milano N. 10289/2011 di rigetto del ricorso depositato in data 11/5/2011 da Centro Studi di Terapia della Gestalt e altri, impugnanti le deliberazioni dell’Ordine Psicologi della Lombardia (OPL) n. 257/2010 e 304/2010 relative all’applicazione dell’art. 21 del Codice deontologico dello stesso Ordine.
La Sentenza Zerbetto del Tribunale di Milano
Il Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, Barcucci, cogliendo perfettamente il nocciolo della questione, ha scritto: “Questo Ordine ha potuto riscontrare che gran parte delle attività svolte e degli strumenti utilizzati dai Counselors rientrano nell’area del sostegno psicologico” e ha proseguito “L’unica buona ragione per continuare a sostenere che esista un Counseling fuori dalla psicologia non è filosofica, né epistemologica, è il fiorente mercato della formazione di coloro che non hanno potuto, o voluto, affrontare le fatiche (e i costi) di un percorso tradizionale per diventare psicologo o psicoterapeuta.”
Nelle parole di Barcucci si legge chiaramente una linea del tutto divergente a quella della Psicologia Clinica, parla di “sostegno psicologico” quando invece per legge lo Psicologo è comunque una figura Sanitaria, e come tale si dovrebbe occupare di Terapia visto che la sua attività è esonerata dall’IVA proprio a tutela della salute. Il “sostegno” tout court appare quindi un modo per allargare gli ambiti di competenza dello Psicologo ed è comunque un’attività di fondo che prefigge obiettivi diversi da quelli necessariamente clinico/sanitari. In ogni modo se allarghiamo il campo di competenza di tale figura, appare chiaro che nel sostegno psicologico rientrano un’infinità di professioni: dagli Assistenti Sociali agli Infermieri al Prete, ai Volontari Ospedalieri, dal Pedagogista all’Educatore la gamma è veramente vasta e sarebbe inconcepibile che tutti debbano essere abilitati dall’ordine professionale degli Psicologi per poter esercitare la propria attività.
Senza dubbio il Counselor si occupa di sostegno assieme ad altri professionisti, si tratta di capire se questo tipo di sostegno rientra nelle attività clinico/sanitarie oppure è un sostegno di altra natura; dal punto di vista oggettivo, considerando che il Counseling non risulta esonerato dal pagamento dell’IVA è chiaro che non sta facendo un sostegno psicologico/sanitario, ma si sta’ occupando di altro. Ad esempio: il Counseling Filosofico, Pedagogico, Olistico non ha nulla a che vedere con il Counseling Psicologico. Soprattutto la consulenza è un’attività non regolamentata da legge per tanto, secondo l’art. 41 della costituzione Italiana risulta un’attività libera. Per fare ancora un esempio: l’attività dell’avvocato è regolata da legge, la consulenza legale in quanto consulenza è libera, lo stesso vale per la consulenza fiscale.
Se alcuni Counselor in posizione nascosta esercitano attività terapeutica o sostegno di natura psico/sanitaria ovviamente commettono un reato, e quindi vanno perseguiti. La nostra associazione (SIAF Società Italiana di Armonizzatori Famigliari Counselor e Operatori Olistici) è molto attenta nel portare alla luce, monitorare e reprimere questo genere di attività sotterranee con una massiccia campagna informativa ed educativa.
L’intento di vietare allo Psicologo di insegnare le proprie metodologie per evitare l’insorgere di nuove figure confinanti, appare comunque una soluzione estrema che mette alla luce una debolezza di categoria, seguendo questa logica lo psicologo non potrebbe neppure scrivere libri dove appunto vengono spiegati l’utilizzo dei test ecc.
La SIAF, diversamente da altre associazioni di Counseling, risente meno degli effetti di questa sentenza poiché non occupandosi di attività di Natura Sanitaria, di malati, di terapie, di diagnosi, di cure e quant’altro si possa includere nei paradigmi scientifico/sanitari, rimane estranea alle conclusioni di tale sentenza.
Tuttavia non possiamo fare a meno di notare la confusione che si sta generando nell’ambito del Counseling; Sembra quasi sia determinata una sorta di escalation implicita tra i professionisti della Relazione di Aiuto alla Persona: al Primo Posto il Medico/Psichiatra (abilitato a prescrivere farmaci) al secondo posto lo Psicologo (come avamposto pseudomedicale) al terzo posto il Counseling (valletta dello psicologo) al quarto posto il Parrucchiere (unico confessore al posto del prete). Il Pedagogista, per ultimo, anzi no! è stato eliminato perché non si è presentato al “concorso”.
In questo teatro ogni attore professionista senza rendersi conto, tende a salire di quota o denigrare gli altri generando una dinamica di contrapposti recinti di competenze e di mansioni spesso molto al limite o sovrapposte. Ovviamente rimane escluso il Parrucchiere poiché non ha tempo (in quanto è l’unico che lavora) per intrigarsi in tali impicci.
Il problema crediamo sia sorto dal fatto che molti Psicologi creativi e soprattutto stanchi di rimanere subordinati ai dettami restrittivi delle arcaiche scuole Tradizionali, ha iniziato a uscire dal proprio recinto per avventurarsi in territori poco conosciuti quali quelli del settore educativo e pedagogico specificatamente attento alla relazione trasformativa e della crescita personale. Forse il motivo di questo spingersi oltre le proprie frontiere sanitarie è dovuto al costante e ineluttabile restringimento del proprio recinto ordinistico che ha obbligato molti avventurieri a trovare nutrimento e respiro recuperandosi come docenti in scuole sdoganate dai pedaggi Universitari che stavano nascendo e continuano sempre più numerose a germinare sul territorio Nazionale. Ovviamente l’Ordine degli Psicologi tende a riportare all’ovile il proprio gregge impedendo ai suoi iscritti di partecipare alla formazione dei Counselors pensando così di fermare questa emorragia didattica, mentre lo Psichiatra che non soffre di queste fisime occupazionali, può tranquillamente continuare ad insegnare nelle scuole di Counselor.
Ovviamente siamo dispiaciuti per il danno che gli Psicologi, con la rigida interpretazione dell’art. 21 del loro ordine professionale, stanno facendo alla loro categoria Professionale, ma questa è una loro libera scelta, basti pensare che gli iscritti al loro Ordine non potranno più insegnare nelle scuole di Counselor, ma neanche in quelle di Assistenti Sociali, Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari, fisioterapisti ecc.
Per certi aspetti, essere formati interamente da psicologi in qualcosa che non si può distinguere dalla Psicologia e pretendere poi, appena usciti dall’aula del corso, di fare “Counseling” al posto di Psicologia è veramente difficile, pertanto i professionisti che uscivano da queste “scuole tipo” avevano solo il nome differente, quali: Counselor, Reflector, Coach, ecc…, ma le caratteristiche rimanevano sempre quelle di una pseudo psicologia stanca e ricalcata.
La SIAF distingue eccellentemente il Counseling dalla Psicologia, poiché nelle proprie scuole sono riuniti i maggiori testimoni di un nuovo paradigma, di una nuova coscienza che si sta’ sempre più facendo strada con un’epistemologia fresca e dinamica che ostacola questi impoverimenti culturali. Le nostre numerose scuole sono dirette da Professionisti che hanno saputo distinguersi ed emergere in avanti con un nuovo pensiero, con metodologie rivoluzionarie e tecniche efficaci.
Il Counselor dal nostro punto di vista è un professionista completamente svincolato dai sistemi e dalle pasture sanitarie, non si occupa di pazienti o malati, anzi non si occupa nemmeno di relazione d’aiuto quanto di “Relazione Trasformativa”. Noi siamo convinti che: “o si cambia in due o non cambia nessuno”: questo adagio è terribilmente vero e enormemente antitetico al modello sanitario. Per cui non riteniamo tanto importante gli strumenti che i nostri professionisti adottano, quanto le finalità che si prefiggono di raggiungere, e i nostri Counselor sono svincolati dai propositi Soteriologici, non hanno bisogno cioè di guarire nessuno. Questo non significa che non debbano essere particolarmente qualificati o che non debbano possedere approfondite e specialistiche competenze. Anzi, proprio perché liberi di sperimentare nuove tecnologie di processo, sono in grado di offrire il massimo delle innovazioni.
Il Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte nella citazione di prima, accusa egli stesso che la formazione degli Psicologi/Psicoterapeuti è un processo “faticoso e costoso”; questo modo di intendere la didattica origina professionisti che poi, a loro volta, rimangono in un’attesa implicita di risarcimento. Le persone che scelgono una formazione alternativa divergono da questi parametri poiché sono convinti che possa esistere una istruzione rivoluzionaria (agita e non più subita) che consenta all’individuo di crescere nella “gioia” piuttosto che nella “fatica” e preferiscono una formazione esperienziale piuttosto che dottrinale/speculativa. Una formazione agile che sappia stare in linea con tempi, rispondere alle attuali esigenze della collettività e non provochi soprattutto rivendicazioni inespresse da riscattare poi con i futuri clienti.
Altre associazioni di Categoria Professionale e molte scuole che erano incentrate sull’approccio Psicologico del Counselor ovviamente risentiranno degli esiti di questa decisione, fortunatamente la visione lungimirante della S.I.A.F. ci ha protetto da questo provvedimento giurisdizionale, poiché le nostre scuole non sono mai state incentrate prevalentemente sull’approccio psicologico del Counseling, e la Psicologia, per noi è una materia “Ausiliaria” assieme ad altre discipline quali la filosofia, la sociologia, l’antropologia e la Pedagogia. Sicuramente questa sentenza del Tribunale di Milano porterà ad un impoverimento e ad un disseccamento dell’ermeneutica Psicologica nell’immaginario collettivo, poiché, tenderà ad uscire sotto svariate forme e nomi disperdendosi in mille rivoli.
A poco più di vent’anni dall’entrata in vigore in Italia della legge 56/89 sull’ordinamento della professione di Psicologo e sull’esercizio dell’attività psicoterapeutica (art. 3 e art. 35), nell’ambito della Psicologia clinica italiana è ancora vivace il dibattito intorno al Counseling sulle sue numerose definizioni, sui suoi confini, sulle sue applicazioni, sulla sua epistemologia, sugli aspetti metodologici, ma soprattutto sul Profilo Professionale del Counselor.
Il dibattito intorno al Counseling, o meglio il dibattito intorno ai professioni della relazione di aiuto, oltre ad essere caratterizzato dall’assenza di regole giuridiche in materia, in Italia si sta’ rapidamente diffondendo quasi sicuramente grazie alla forte spinta della globalizzazione culturale. A tal proposito la SIAF ci tiene a smentire l’esistenza di una rivalità tra Counselors e Psicologici riguardo la concorrenza sul mercato del lavoro; ma sottolinea come oggi più che mai, stia nascendo e sviluppandosi l’esigenza del Counseling e delle sue applicazioni nella maggior parte dei contesti socio culturali. Questo non significa che le persone afflitte da patologie non debbano rivolgersi a Psicoterapeuti Autorizzati o le persone che desiderano un confronto alla pari con un professionista della “relazione trasformativa” devono per forza rivolgersi a una figura Sanitaria; si tratti quindi di delineare chiaramente gli ambiti e i confini delle competenze professionali per iniziare a consolidare una sinergica Cooperazione.
La SIAF vorrebbe svincolarsi dunque, dalle comode, ma non sempre legittime posizioni di affrancamento o di aprioristica sudditanza rispetto a tradizioni che provengono dal mondo anglosassone o da quello americano che ha dato i natali al Counseling. Ciò chiarito, sviluppando il dibattito e il confronto, è necessario promuovere un percorso di condivisione che porti, infine, ad assumere linee di pensiero chiare e a dettare criteri formativi e norme giuridiche e deontologiche definite, che riflettano le concrete esigenze ed il sistema di valori del nostro specifico contesto culturale italiano.
Dott.ssa Floriana Rubino
Presidente Nazionale SIAF
Dott. Valerio Sgalambro
Vicepresidente Nazionale SIAF
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