Come vengono percepite dai cittadini Europei la scienza e il suo impatto sulla società? Cosa si aspettano le persone dalla ricerca e, in particolare, cosa si aspettano dall’Europa, in questo frangente? Una nuova indagine qualitativa della Commissione Europea, condotta nei 27 Stati Membri, ha messo in luce l’opinione dei “non addetti ai lavori” sul tema Ricerca e Sviluppo, fornendo nuove idee per la comunicazione della scienza del prossimo futuro…
Contributo di Christine Rugemer, research*eu, European Union research magazine (1).
“Non sono i risultati scientifici a spaventarmi, ma la loro applicazione…” ha affermato un cittadino bulgaro intervistato durante il sondaggio di DG Research Qualitative study on the image of science and the research policy of the European Union (DG Research, 2009). La maggior parte degli Europei intervistati confermerebbe quanto già emerso in altri sondaggi sull’argomento. In una battuta: “La scienza è come il linguaggio di Esopo, il meglio o il peggio delle cose, dipende da come viene utilizzata”. In altre parole, quelle di un cittadino greco: “La scienza è un potente strumento, che può rivelarsi benefico o catastrofico”.
La ricerca tende a essere letta come “positiva” quando finalizzata al progresso della medicina o dell’ambiente, “negativa” quando comportante rischi, come nel caso della manipolazione genetica o degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM); senza considerare le implicazioni economiche, dalle quali la scienza non risulta immune: “Il problema non è la ricerca in sè, ma lo spirito capitalistico, che non prevede alcunché di non finalizzato al profitto” (Lituania).
Ma come si formano tali convinzioni?
La principale fonte di informazione risulta la televisione, un mezzo che ha il vantaggio di non richiedere particolari sforzi da parte del fruitore del messaggio, ma che tuttavia stimola reazioni diversificate fra la popolazione Europea. Alcuni nutrono riserve a proposito della profondità dell’informazione fornita dalla televisione (in particolare Belgio e Grecia), mentre altri la preferiscono rispetto ai quotidiani ad alta tiratura (Regno Unito, Svezia, Finlandia).
Nelle conclusioni dei diversi gruppi di discussione, sono stati espressi dubbi a proposito della qualità della copertura mediatica dei temi scientifici, particolarmente in Germania e nel Regno Unito, dove “le calamità sarebbero le uniche occasioni in cui se ne parla”, o in Olanda, dove l’informazione data ai cittadini verrebbe “spesso successivamente confutata”.
Alcuni “argomenti spinosi”
Ai partecipanti è stato chiesto di esaminare alcuni “argomenti spinosi”, di confine fra scienza e società. Secondo Daniel Demoby di OPTEM, ente di ricerca che ha realizzato materialmente l’indagine per conto di DG Research, “lo spostamento di atteggiamento più significativo si sarebbe verificato rispetto all’energia nucleare, argomento scottante e dibattuto per anni, in particolar modo nei Paesi storicamente contrari all’energia atomica: nonostante nutrissero ancora preoccupazioni, gli intervistati si sono infatti mostrati coscienti dell’importanza e dei benefici derivanti da questa forma di energia, in particolare per l’atmosfera, nel contesto della crescente scarsità di risorse energetiche e del cambiamento climatico”. In Austria, le persone oggi dicono: “Non abbiamo altra scelta che accettare l’energia nucleare”. Un cittadino danese ha sottolineato: “Sono sempre stato contrario all’energia nucleare, ma ora inizio a vederla come una soluzione pratica a un problema altrettanto pratico”.
Il tema del cambiamento climatico inizia dunque a essere accettato universalmente ed è in grado di modificare comportamenti e atteggiamenti personali.
L’argomento più controverso rimane ancora oggi quello degli OGM, accolti dagli Europei con diffusa mancanza di fiducia, perchè “manometterebbero la natura” e il loro processo produttivo sarebbe visto come “contro natura”. Anche dopo aver letto e discusso un documento informativo sui potenziali vantaggi degli OGM e sui controlli del rischio attuati in ambito produttivo, molti cittadini sono rimasti dubbiosi e cauti rispetto a un settore necessitante di ulteriore ricerca.
Più ricerca, per favore
Qual è esattamente lo stato attuale della ricerca in Europa? In molti Paesi, anche nei più grandi come Francia, Germania e Regno Unito, la maggioranza degli intervistati ritiene che “gli sforzi nazionali non sono adeguati”. Questa impressione è accompagnata da un senso di ingiustizia e dall’opinione che vede inefficienza nell’attuale impiego dei ricercatori. “Abbiamo cervelli eccellenti nel nostro Paese, ma non abbiamo i fondi” (Italia). “La fuga di cervelli continua e i nostri ricercatori producono importanti risultati in altri Paesi” (Lituania). Pressoché tutti i Paesi Eurpei puntano il dito all’insufficienza delle risorse investite, alla mancanza di volontà politica e alla mancanza di attrattività legata alle professioni della ricerca.
Cosa sta facendo l’Europa a questo proposito?
Quando agli intervistati è stata posta una domanda specifica sulla politica Europea della ricerca, le risposte sono state alquanto vaghe. Infatti, gli intervistati citano istituzioni di indiscusso rilievo, quali il CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) o l’ESA (Agenzia Spaziale Europea), ma sembra ci siano “migliaia di progetti dei quali le persone non conoscono nemmeno l’esistenza” (Belgio), per i quali le informazioni risultano vaghe.
A questo proposito, un gruppo di discussione è stato dedicato specificamente ai documenti della Commissione Europea di comunicazione della ricerca. Secondo gli intervistatori, in fase iniziale di dibattito “il consenso era ampiamente maggioritario in favore dell’impegno nella ricerca scientifica Europea e di una sua maggiore promozione”. L’Europa viene vista come un importante collettore di risorse, promotore dello sviluppo di progetti su larga scala e di scambi di idee, anche al fine di arginare la cosiddetta “fuga di cervelli”.
“Il futuro dell’Europa è quello di restare al palo, se la ricerca e lo sviluppo tecnologico vengono messi in secondo ordine: la creazione di lavoro e il sistema di protezione sociale richiedono all’Unione di scendere in prima linea su questo fronte” (Svezia).
Promuovere l’Europa
Nella sessione conclusiva, i partecipanti sono stati invitati a suggerire indicazioni per dare eco alla politica dell’Unione sulla ricerca. La maggior parte dei suggerimenti hanno riguardato i media tradizionali, televisione in primis, per la quale è stato proposto di intensificare notizie, trasmissioni e inchieste tematiche, con programmi di informazione sulla ricerca comunitaria e canali dedicati.
Internet, spesso considerato come prerogativa delle generazioni più giovani, è stato proposto solo da un terzo degli intervistati, principalmente Francesi, Tedeschi e Slovacchi. Il web viene generalmente considerato una ricca fonte di informazioni aggiuntive, ammesso che tu sia già informato… “Internet è un ottimo strumento per rispondere alle domande, ma prima devi sapere quale domanda porre” (Italia).
La comunicazione basata sulle pubblicazioni cartacee (pieghevoli, brochure, riviste) viene ritenuta tutt’altro che obsoleta, ma vengono considerati di rilevante importanza anche i metodi di distribuzione di tali veicoli informativi: invii di massa, diffusione sui mezzi di trasporto o in luoghi pubblici, presentazioni nei musei, open day presso i laboratori o altri metodi innovativi.
Conclusioni
“L’Europa deve andare verso le persone, ovunque esse si trovino”. Questo, in sintesi, il messaggio generale che emerge dall’indagine sui cittadini Europei.
Allora perchè non cominciare dall’inizio? Cioè dalle scuole, spesso viste come il luogo migliore per far passare le informazioni scientifiche. Perchè non pubblicare documenti educativi, specialmente documenti affiancati a visite ai centri di ricerca?
Tutti gli intervistati ritengono che, qualsiasi sia la target audience, il contenuto della comunicazione debba il più possibile avvicinarsi alla vita quotidiana delle persone, riguardando, ad esempio, temi di salute, medicina e ambiente, e venire presentato in forma concisa, pratica e comprensibile, evitando il gergo specialistico e il linguaggio istituzionale. “Il punto chiave è dare l’informazione in un linguaggio chiaro e interessante anche per i non addetti ai lavori”: questa la conclusione di un Eurpeo della Lettonia.
– – –
(1) First published in English as SCIENCE ET SOCIETY — Research as seen by citizens in research*eu — the magazine of the European research area by the European Commission’s Directorate-General for Research on the European Union’s official website ‘Europa’ © European Communities, 2009 – Italian translation: © BrainFactor – Cervello e Neuroscienze, 2009 – Responsibility for the translation lies entirely with BrainFactor – Cervello e Neuroscienze
Be the first to comment on "Scienza e società, come gli Europei vedono la ricerca"