Cooperare gli uni con gli altri è un meccanismo intuitivo o riflessivo? E come si modifica questo meccanismo nel ciclo di vita? A rispondere è un recente articolo apparso su Scientific Reports, del gruppo editoriale Nature, che riporta i risultati di uno studio a cui hanno partecipato 382 individui fra i 12 e i 79 anni.
L’articolo è firmato da un team di ricercatori di università italiane e straniere: Francesco Nava, lecturer in Economia alla London School of Economics (UK), Francesco Margoni, professore di Psicologia all’Università di Stavanger (Norvegia), Nilmini Herath, dottoranda di Economia alla London School of Economics, ed Elena Nava, ricercatrice presso l’Università di Milano-Bicocca.
I partecipanti allo studio sono stati divisi in due gruppi, equamente bilanciati per fascia di età (ovvero in un gruppo confluiva una metà dei giovani, nell’altro gruppo l’altra metà dei giovani e così via). Entrambi i gruppi completavano una serie di giochi economici on-line. Il primo gruppo doveva rispondere, dopo avere preso visione del test, entro un limite di tempo minore – 10 secondi visualizzati su un timer – rispetto al secondo gruppo che invece aveva la possibilità di usufruire di un intervallo di tempo più lungo durante il quale riflettere sulla risposta da dare (in quest’ultimo gruppo i partecipanti dovevano attendere 10 secondi prima di rispondere e avevano poi 20 secondi per farlo).
Mettere “sotto pressione” gli individui fa emergere comportamenti spontanei, automatici e intuitivi. Diversamente, concedere più tempo promuove comportamenti riflessivi e strategici. Nello studio sono stati utilizzati due giochi economici.
Nel primo, noto come “Public goods game”, a ogni partecipante era detto che avrebbe giocato con altri due partner (in realtà fittizi). A ogni giocatore erano distribuiti quattro biglietti della lotteria (con i quali era possibile vincere un premio in denaro). Ai giocatori veniva poi spiegato che i biglietti, inseriti all’interno di una cassa comune, sarebbero stati raddoppiati e poi divisi equamente fra i tre giocatori. In questo gioco, il numero di biglietti condivisi nella cassa comune dal partecipante ne riflette il grado di cooperazione (in condizione di incertezza, in quanto il partecipante non sa quanti biglietti gli altri due giocatori metteranno nella cassa comune).
Nel secondo gioco, il cosiddetto “Dictator game”, era chiesto ai partecipanti di decidere quanti biglietti donare agli altri partecipanti, sapendo che questa sarebbe stata una ‘donazione a perdere’, senza alcuna possibilità di ricevere alcunché in cambio. Il numero di biglietti donati in questo compito riflette il grado di generosità e “altruismo puro” del partecipante.
I ricercatori hanno osservato che l’intuizione alla cooperazione varia con l’età del partecipante. Siamo intuitivamente cooperativi negli stadi più avanzati della vita. Siamo invece intuitivamente egoisti in adolescenza, mentre in età adulta (in particolare fra i 30 e i 60 anni) né la pressione (rispondere entro 10 secondi) né la riflessione (attendere 10 secondi prima di rispondere) sembrano favorire la cooperazione (a quest’età c’è un buon grado di cooperazione che, tuttavia, non è influenzato dalle restrizioni sul tempo di risposta al compito del Public goods game).
Infatti, mentre è stata trovata una differenza tra le due condizioni di tempo (rispondi entro 10 secondi o prenditi del tempo per riflettere prima di rispondere) nel gruppo degli adolescenti e nel gruppo degli anziani, non è stata trovata alcuna differenza nel gruppo degli adulti. Questo suggerisce che, almeno in questi compiti, largamente utilizzati da psicologi ed economisti per studiare il comportamento umano, una forte intuizione alla cooperazione sia riscontrabile nell’anziano, mentre nell’adolescente la risposta intuitiva sembra legata all’egoismo e quella riflessiva alla cooperazione.
Il secondo compito ha mostrato un trend più lineare: nel corso del ciclo di vita, si diventa più generosi, indipendentemente dalla pressione che viene esercitata sul partecipante. Quindi, cooperazione e altruismo sono probabilmente sottesi da meccanismi diversi, entrambi tuttavia influenzati dall’età: invecchiare sembra giovare all’altruismo, un dato questo che corrobora altri studi scientifici che riportano un aumento della prosocialità durante l’invecchiamento.
Il fattore che sembra supportare maggiormente questo cambio evolutivo nel ciclo di vita è l’aspettativa di reciprocità: gli individui cooperano e donano per lo più in funzione di quanto pensano che gli altri (i partner al gioco) cooperino e donino. Questo suggerisce che i nostri comportamenti (prosociali) sono fortemente influenzati dall’aspettativa di essere contraccambiati in futuro.
Perché sono interessanti questi risultati? Innanzitutto, “sfidano” la visione secondo la quale l’intuizione supporta la cooperazione in tutte le fasi della vita, generando una serie di ulteriori domande relative a quali fattori di contesto o esperienziali siano in grado di spiegare il legame tra intuizione ed egoismo in adolescenza. Inoltre, confermano un dato fondamentale della natura umana, ovvero che le credenze che abbiamo sugli altri e le aspettative che possediamo rispetto al comportamento altrui siano alla base del nostro stesso comportamento morale e lo influenzino durante tutto il ciclo di vita.
Elena Nava, PhD, Università di Milano-Bicocca
Francesco Margoni, PhD, Università di Stavanger
Lo studio
Foto di Chase Chappell su Unsplash
Be the first to comment on "Scientific Reports: l’intuizione alla cooperazione si modifica nel ciclo di vita"