ROMA – “Siamo una società più «sciapa»: senza fermento, circola troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema, passiva accettazione della impressiva comunicazione di massa; e siamo malcontenti”? E’ quello che afferma il rapporto Censis sulla situazione del Paese, reso noto in giornata.
Secondo Censis “il crollo non c’è stato, ma troppe persone scendono nella scala sociale. E nel progressivo vuoto di classe politica e di leadership collettiva, i soggetti della vita quotidiana rischiano di restare in una condizione di incertezza senza prospettive…” Negli anni della crisi – dice il rapporto – “abbiamo avuto il dominio di un solo processo, che ha impegnato ogni soggetto economico e sociale: la sopravvivenza.”
Così, in un’ottica di pura sopravvivenza, “oggi siamo una società più «sciapa» e siamo «malcontenti», quasi infelici, perché viviamo un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali: si è rotto il «grande lago della cetomedizzazione», storico perno della agiatezza e della coesione sociale.”
La realtà è che “troppa gente non cresce, ma declina nella scala sociale e da ciò nasce uno scontento rancoroso, che non viene da motivi identitari, ma dalla crisi delle precedenti collocazioni sociali di individui e ceti.”
E’ triste pensare che “restiamo una società caratterizzata da individualismo, egoismo particolaristico, resistenza a mettere insieme esistenze e obiettivi, gusto per la contrapposizione emotiva, scarsa immedesimazione nell’interesse collettivo e nelle istituzioni”.
Le istituzioni, dal canto loro, “non possono fare connettività, perché sono autoreferenziali, avvitate su se stesse, condizionate dagli interessi delle categorie, avulse dalle dinamiche che dovrebbero regolare, pericolosamente politicizzate, con il conseguente declino della terzietà necessaria per gestire la dimensione intermedia fra potere e popolo.”
Con una sola nota di speranza: “questa società, se lasciata al suo respiro più spontaneo, produce frutti più positivi di quanto si pensi; sarebbe cosa buona e giusta fargli «tirar fuori il fiato».” Sperèm.
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