Rapporto Ictus: riabilitazione, si può fare di più

In Italia un milione di persone convive con le conseguenze invalidanti di un ictus, ma “soltanto sei Regioni presentano percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali aggiornati e attivi per la riabilitazione dei pazienti”. Bene per Valle d’Aosta, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna e Marche, ma nelle restanti Regioni “la documentazione non è aggiornata, è dichiarata non operativa o non è del tutto pervenuta”.

È quanto emerge dalla prima fase dello studio “La Riabilitazione post-ictus in Italia”, realizzato dall’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce. Italia Onlus) e presentato oggi a Roma al convegno “Dopo l’ictus cerebrale: percorsi di neuroriabilitazione in Italia tra competenze e passione”, organizzato da A.L.I.Ce. e Fondazione Santa Lucia IRCCS nell’ambito delle iniziative per la XIII Giornata Mondiale contro l’Ictus, che si celebra domenica prossima.

Dei 200.000 casi di ictus che si verificano ogni anno in Italia, nell’80% il paziente sopravvive, ma oltre 50.000 pazienti perdono l’autonomia: un dato che trova conferma nelle stime della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN), secondo cui ogni anno in Italia circa 42.300 pazienti presentano alla dimissione dal reparto acuti esiti gravissimi di ictus per i quali è necessario un tempestivo ricovero in strutture di alta specialità adeguatamente attrezzate per la neuroriabilitazione.

Più sopravvissuti quindi, ma con maggiori bisogni di riabilitazione. In Italia il numero di persone che convive con disabilità conseguenti all’ictus sta raggiungendo ormai la soglia del milione: 930.000 per la precisione; ciascun medico di medicina generale assiste dai 4 ai 7 pazienti colpiti dalla malattia e 20 sopravvissuti con disabilità.

I costi collettivi dell’ictus sono valutati in 3,7 miliardi di euro, il 4% della spesa sanitaria nazionale. Un terzo è rappresentato dalle spese di trattamento nella fase acuta, gli altri due terzi sono costi generati dalla disabilità. Vanno poi aggiunti gli oneri che cadono sulle spalle delle famiglie, che aumentano del 58% a causa della malattia, che costringe il 69% dei pazienti di età compresa tra i 25 e i 59 anni ad abbandonare il lavoro.

Terminata la prima fase dello studio, dedicata alla raccolta sistematica e all’analisi comparativa di tutti i documenti istituzionali che regolano i percorsi di riabilitazione post-ictus nelle diverse regioni italiane, ora il lavoro si estende ai professionisti medico-sanitari, ai pazienti e ai loro famigliari, con l’obiettivo di valutare la reale implementazione delle procedure di cura e il grado di soddisfazione dei cittadini.

Questa la scheda informativa integrale dello studio (PDF).

Image credits: A.L.I.Ce. Italia Onlus, Fondazione Santa Lucia IRCCS

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