La paura è un’emozione fondamentale per la nostra sopravvivenza. Quando siamo spaventati ci attiviamo per elaborare una grande quantità di informazioni ed architettare la strategia migliore che ci permetta di sfuggire al pericolo. La paura è anche la protagonista di quello che, in psicologia, viene chiamato “negativity bias”, ovvero la naturale tendenza degli esseri umani ad essere particolarmente attratti dagli stimoli ambientali negativi. Questi ultimi veicolano la nostra attenzione molto più di quelli positivi, proprio perché vengono automaticamente riconosciuti come potenziali minacce per la nostra conservazione.
Il negativity bias è un effetto ben noto nel contesto della comunicazione e viene spesso utilizzato per attrarre l’attenzione dell’audience. Se ci fate caso, il mondo dell’informazione è costellato da notizie che riguardano pericoli o catastrofi, capeggiate da titoli di stampo sensazionalistico che ne enfatizzano l’attrattività veicolando la loro diffusione. Notizie che, in un contesto di estrema incertezza come quello pandemico che stiamo vivendo, non faticano a penetrare nelle menti dei cittadini spaventati e dubbiosi, in costante ricerca di certezze che plachino le loro inquietudini.
È proprio in questo contesto, infatti, che abbiamo visto proliferare una quantità spropositata di notizie false (fake news) ed affermazioni infondate riguardanti il coronavirus, che tuttavia hanno influenzato le opinioni e i comportamenti di molti. La smisurata diffusione delle fake news, registrata in particolar modo durante i primi mesi della pandemia, è stata così preoccupante da essere definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “infodemia”, ovvero un’epidemia di informazioni false in grado di generare danni paragonabili a quelli del virus.
Ma è davvero possibile che la paura costante, generata dalla situazione di pandemia, ci renda più suscettibili alle notizie ingannevoli?
Sono stati alcuni ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della University of Texas at Austin a voler indagare più a fondo questo argomento, cercando di studiare la relazione tra la paura del Covid-19 e la nostra capacità di discernere tra notizie vere e notizie inventate. A due gruppi di partecipanti, uno italiano e uno statunitense, sono stati mostrati degli articoli di quotidiani (alcuni riportanti notizie vere e altri false, sia relative al Covid-19 che neutre) ed è stato chiesto loro di individuare le fake news.
Somministrando dei questionari, i ricercatori hanno poi misurato alcune variabili quali la paura del Covid-19, la volontà di diffondere informazioni e la tendenza a credere in affermazioni non veritiere. Quest’ultima, in particolare, è risultata correlare con la paura del Covid-19, suggerendo un possibile ruolo di questa emozione nell’esacerbare la recettività alle notizie false.
Tuttavia, contrariamente alle ipotesi iniziali, non è emersa alcuna correlazione tra il livello di paura del Covid-19 e l’effettiva capacità di distinguere le notizie vere da quelle menzognere, mentre il timore del virus sembra aumentare significativamente la tendenza a ricercare e diffondere informazioni vere (sia relative al Covid-19 che neutre).
Ma non è tutto. I responsabili dello studio hanno anche voluto indagare il ruolo che l’apertura mentale e l’abilità di problem-solving hanno nel determinare la nostra capacità di individuare le fake news. I risultati sembrano suggerire che un’elevata capacità di problem-solving è associata ad un miglior discernimento delle notizie false, probabilmente dovuto al fatto che la risoluzione di problemi implica il reclutamento di risorse cognitive aggiuntive e la valutazione di opzioni alternative, processi che sono anche implicati nella valutazione critica e nell’elaborazione dettagliata delle informazioni. Al contrario, quando la paura “annebbia” la mente impedendoci di riflettere a fondo su ciò che ci circonda, siamo più vulnerabili ai pericoli delle false notizie.
Quali sono, quindi, le conclusioni che si possono trarre da questi risultati? Se da una parte, suggeriscono gli autori dello studio, la volontà di analizzare a fondo le informazioni e la capacità di esercitare il pensiero critico possono essere determinanti per difenderci dalle fake news, dall’altra non ci sono evidenze che la paura comprometta effettivamente questo processo. Al contrario, sembra aumentare sia la recettività alle informazioni attendibili che l’intenzione di diffonderle, con lo scopo che altre persone possano beneficiarne. Attenzione, però, a non vanificare questi effetti positivi della paura diventando recettori di ogni tipo di notizia: l’infodemia è ancora in corso e solo attraverso l’uso del nostro intelletto possiamo combatterla.
Clara Pizzolo
Lo studio
Image “Fake News – Scrabble Tiles” by journolink2019 is licensed under CC BY 2.0
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