Reed-Elsevier, Springer, Wiley-Blackwell, Taylor & Francis, Sage. Sono questi i nomi delle cinque aziende che controllano più del 50% del mercato dell’editoria scientifica, secondo uno studio dell’Università di Montreal pubblicato ieri su Plos One.
Considerate le fusioni e le acquisizioni, i dati mostrano una crescita vorticosa della quota di mercato dei principali editori, passata in un decennio dal 30% del 1996 al 50% del 2006, con margini di profitto che oggi si aggirano intorno al 40% delle vendite, come denuncia il Professor Vincent Larivière, primo autore del paper.
“La comunità scientifica – dice il ricercatore canadese – ha iniziato a protestare contro le pratiche commerciali aggressive dei grossi editori organizzando iniziative tipo Cost of Knowledge, che incoraggia i ricercatori a rifiutarsi pubblicamente di dare il proprio contributo come autori, editor, peer reviewer alle riviste di Elsevier; per non parlare delle tante università che hanno interrotto i rapporti con queste aziende, cancellando gli abbonamenti e minacciando in alcuni casi di boicottarle”.
Purtroppo, aggiunge con una certa amarezza Larivière, “fino a quando la pubblicazione su riviste con un elevato impact factor sarà necessaria per fare avanzamenti di carriera, ottenere fondi per la ricerca e riconoscimento da parte dei colleghi, queste aziende commerciali continueranno a mantenere la loro presa sul sistema dell’editoria accademica”.
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