Non tutti i social vengono per nuocere…

LUCCA – Sono stati oggetto di acceso dibattito in queste ultime settimane. Tra fake news e prodromi di censura bella e buona (cosa impensabile in un contesto giornalistico, ove si rispetta una deontologia professionale… e la Costituzione). Tanto che alcuni hanno preferito cancellarsi. Altri hanno optato per canali più garantisti il libero pensiero.

Eh sì, i social media… È difficile pensare di potervi trovare qualcosa di diverso da rabbia repressa, invidia, tifo da stadio e gattini. Eppure la Scuola IMT Alti Studi di Lucca ha scoperto che è possibile “cogliervi le prime avvisaglie di un’epidemia imminente, battendo sul tempo la sua diffusione”.

Sembra infatti che su Twitter un certo “virus” girasse molto prima degli annunci ufficiali. In anticipo di settimane sul “paziente n.1 di Codogno”, gli utenti del colosso di San Francisco si messaggiavano lamentando “strane polmoniti” e “tosse secca”.

Ne parla uno studio pubblicato oggi su Nature Scientific Reports firmato dal nostro Massimo Riccaboni, docente di Economia all’IMT, e dai colleghi della Scuola Superiore Sant’Anna, dell’Università della Calabria e della Queen Mary University di Londra.

La ricerca prende il via a marzo dell’anno scorso, ma analizza i “tweet” postati in Europa dal dicembre 2014 ai giorni nostri. Tra i sintomi più gravi del Covid-19, “polmonite” è stata la chiave di ricerca principale, virata nelle sette lingue più parlate nel vecchio continente.

È stato così possibile notare l’intensificarsi della sua frequenza sin dal 2019 e – cosa più interessante – la presenza di “eccedenze” georeferenziate corrispondenti alle aree in cui mesi dopo si sarebbero rilevati i primi focolai pandemici.

Social come futuribili “sentinelle” della salute, dunque?

“I risultati dello studio – dicono i ricercatori – evidenziano l’urgenza di un sistema integrato di sorveglianza epidemiologica digitale, in cui i social media potrebbero avere un ruolo strategico sia nell’identificazione precoce delle catene di contagio, sia nel successivo monitoraggio dell’evoluzione dell’epidemia”.

“L’incertezza, la confusione e i ritardi nel riconoscimento dei segnali di allarme – proseguono – hanno probabilmente contribuito alle criticità nella gestione dell’emergenza: il nostro studio aggiunge un ulteriore esempio di come i social media potrebbero affiancare le strategie di sorveglianza esistenti per migliorare il monitoraggio e la gestione delle emergenze sanitarie”.

Lo studio

Lopreite, M., Panzarasa, P., Puliga, M. et al. Early warnings of COVID-19 outbreaks across Europe from social media. Sci Rep 11, 2147 (2021). https://doi.org/10.1038/s41598-021-81333-1

“Close up of smartphone in hand” by Japanexperterna.se is licensed under CC BY-SA 2.0

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