Nel contesto della neuroetica, ambito di indagine sulle implicazioni etiche, legali e sociali dei repentini progressi delle “scienze del cervello”, il mondo anglosassone ha avviato da tempo una ricerca di alto profilo. L’Italia invece, pur vantando eccellenze nel campo neuroscientifico, sembra ancora muovere i primi passi su questo delicato terreno… Se ne parlerà a Padova dal 5 al 7 maggio, al convegno internazionale Neuroetica: le grandi questioni.
Le ricerca sul cervello è sempre più protagonista della scena scientifica e sta entrando altrettanto rapidamente nella vita sociale, anche grazie all’interesse generalizzato dei media.
In questi ultimi mesi, infatti, diversi sono stati i temi al centro della cronaca: dal dibattito sugli stati vegetativi al nuovo ruolo delle analisi genetiche nel processo penale, dall’uso di farmaci che potenziano le prestazioni cognitive alla presunta spiegazione della spiritualità e della religione con “alterazioni del funzionamento del cervello”…
D’altro canto, certe esagerazioni dei risultati della ricerca neuroscientifica sono state accusate di avere generato una “neuromania” diffusa, una moda consistente nell’invocare, per molti comportamenti, una “sola via alla comprensione davvero scientifica”, quella che ridurrebbe la complessità dell’umano al puro livello materiale neurobiologico.
A Padova, nella prestigiosa sede di Palazzo del Bo, si terrà dal 5 al 7 maggio il convegno internazionale “Neuroetica: Le Grandi Questioni“, in cui si confronteranno i maggiori esperti italiani, con la partecipazione di Neil Levy, filosofo australiano direttore della prima rivista scientifica internazionale dedicata alla Neuroetica, Frontiers in Neuroethics.
La dolorosa vicenda di Eluana Englaro, con il lungo strascico di polemiche sulle sue condizioni; le nuove scoperte sugli stati vegetativi; la prima sentenza europea in cui le neuroscienze hanno avuto un ruolo, pronunciata dalla Corte d’Assise d’Appello di Trieste con il timore espresso da molti che la stessa idea di imputabilità possa sfumare grazie alle risultanze fornite dagli esami condotti sui cervelli degli accusati; la responsabilità degli scienziati rispetto all’innovazione che loro stessi creano e diffondono.
Sono soltanto alcuni dei temi portati all’attualità dai progressi delle neuroscienze e che rientrano nell’ambito della neuroetica, con i quali si aprirà la prima giornata il 5 maggio, con i protagonisti di queste vicende: il neurologo Raffaele De Caro, che ha condotto l’esame autoptico sul cervello di Eluana Englaro; il giudice Piervalerio Reinotti, relatore della sentenza innovativa di Trieste; Giovanni Berlucchi, uno dei massimi neuroscienziati italiani; Roberto Mordacci, filosofo morale, studioso di neuroetica, opinionista; e Piero Bassetti, uomo pubblico e intellettuale, da tempo promotore dell’idea della responsabilità nell’innovazione; coordinati da Marco Mozzoni, direttore di Brainfactor.it, prima testata italiana on line interamente dedicata alle neuroscienze.
Alla sua seconda edizione, il convegno è promosso e organizzato da Giuseppe Sartori, professore ordinario di Neuroscienze cognitive a Padova e da Andrea Lavazza, studioso di scienze cognitive e giornalista scientifico, con il sostegno dell’Università di Padova, della Fondazione Sigma Tau e della Fondazione Giannino Bassetti e il patrocinio della Società Italiana di Neurologia (SIN), della Società Italiana di Filosofia Analitica, del Coordinamento dei Dottorati italiani di scienze cognitive e del Centro Universitario Internazionale.
Programma completo del convegno (pdf)
Lo streaming audiovisivo in diretta dal congresso sarà visibile a partire dalle ore 14:30 di mercoledì 5 maggio dal sito web della Fondazione Bassetti.
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