Multitasking, fa male al cervello?

Multitasking, fa male al cervello.“Multitasker attenti, troppi stimoli tutti insieme fanno male al cervello”. Il monito arriva dalla Stanford University, che in uno studio pubblicato su Pnas dimostra come i multitasker incalliti non riescano più a “filtrare” le informazioni rilevanti e siano facilmente distraibili da qualsiasi tipo di stimolo ambientale ricevuto (Ophir E et al., Cognitive control in media multitaskers, Pnas, Aug 24, 2009).

Anche se la capacità di prestare attenzione a diverse informazioni e stimoli nello stesso tempo (multitasking) sembra essere una delle attuali sfide della cognizione umana, una serie di esperimenti condotti dai ricercatori di Stanford, coordinati da Clifford Nass, ha riscontrato sostanziali differenze nei processi di elaborazione delle informazioni fra multitasker cronici e multitasker “in erba”, giungendo alla conclusione che i primi sono più sensibili all’interferenza di stimoli ambientali irrilevanti, tanto da risultare peggiori rispetto ai secondi in un test di misurazione della capacità di spostamento dell’attenzione da un compito all’altro (task-switching), a causa di una ridotta abilità di filtraggio degli stimoli irrilevanti interferenti.

I ricercatri – si legge in una nota stampa della Stanford University – ritengono che questi risultati dimostrano che il multitasking mediatico (internet, social networking, posta elettronica, prodotti multimediali, telefonino, radio, televisione ecc), un trend crescente nelle società attuali, è associato a uno specifico approccio all’elaborazione delle informazioni da parte del cervello.

Nass e colleghi proseguiranno i loro studi per capire se i multitasker cronici sono nati con una disabilità che li rende incapaci di concentrarsi o se è invece proprio l’attività di multitasking mediatico la causa del progressivo danneggiamento del loro cervello. Comunque stiano le cose, i ricercatori americani sono certi sin d’ora del fatto che “in queste persone il cervello non funziona come dovrebbe”…

“Le persone che hanno una forte vocazione per la multifunzionalità sono assai scadenti in queste funzioni diverse… più fanno, peggio lo fanno”, ha dichiarato Nass alla Reuters. Eyal Ophir, fra gli autori della ricerca, ha aggiunto: “Sapevamo che la multifunzionalità fosse difficile da una prospettiva cognitiva; pensavamo: qual è quella particolare dote che permette a queste persone di svolgere funzioni diverse? E invece di trovare cose che fanno meglio, abbiamo trovato cose che stanno facendo peggio”.

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