I neuroni della corteccia prefrontale del cervello possono mantenere tracce di memorie per circa un minuto grazie alle loro proprietà intrinseche, proprio come fa la RAM di un computer. Lo sostengono i ricercatori della UT Southwestern Medical Center di Dallas in uno studio che sarà pubblicato sul numero di febbraio di Nature Neuroscience (K. Sidiropoulou et al., Dopamine modulates an mGluR5-mediated depolarization underlying prefrontal persistent activity, Nature Neuroscience 12, Feb. 2009).
I risultati dello studio, il primo a identificare specifici segnali di memoria cellulare non permanente e a rivelare come il cervello mantenga temporaneamente le informazioni – come si legge in una nota stampa del Southwestern Medical Center – potranno risultare di utilità a chi tratta dipendenza da droga (addiction), disturbi dell’attenzione, problemi di memoria conseguenti a stress.
In compiti di memoria a breve termine (MBT), i neuroni della corteccia prefrontale (PFC) possono scaricare persistentemente potenziali d’azione durante periodi ritardati fra stimoli informativi e risposte comportamentali. La dopamina e alcune droghe alterano il funzionamento della PFC e della memoria di lavoro, modulando le proprietà intrinseche dei neuroni di questa importante regione del cervello. Le proprietà intrinseche che, in assenza di stimoli continuativi, consentono ai neuroni di mantenersi in uno stato di depolarizzazione, cioè di attivazione persistente, è un campo di indagine di cui si ha ancora poca conoscenza. Almeno sino a oggi.
Il team di ricerca coordinato dallo psichiatra Donald C. Cooper del University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas, ha infatti identificato con la tecnica del patch-clamp eseguito sui topi la depolarizzazione postsinaptica evocata da scariche di potenziali d’azione mediata dal recettore metabotropico per il glutammato mGluR5. La depolarizzazione avveniva in assenza di attività sinaptica ricorrente e poteva essere ridotta agendo sul recettore per la dopamina D1R. Dopo sensibilizzazione comportamentale alla cocaina, la depolarizzazione risultava sostanzialmente diminuita e la modulazione D1R perduta.
I ricercatori propongono che la depolarizzazione intrinseca è una forma di memoria cellulare a breve termine modulata dalla dopamina, che conserva la memoria istante per istante, proprio come fa la memoria flash RAM (random access memory) di un computer, magazzino temporaneo riscrivibile che consente di lavorare in multitasking.
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