L’insostenibile rabbia dell’essere

“Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile; ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile.” Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.)

Omicidi, violenze, aggressioni, liti verbali. Scene di ordinaria follia che riempiono il palinsesto giornalistico ogni giorno. Stiamo attraversando un’era dai colori di cronaca rosso e nero, che sono anche i colori della rabbia.

La rabbia, come la paura, è un’emozione primitiva fondamentale per la sopravvivenza, che l’uomo con l’evoluzione ha imparato a etichettare nei suoi diversi significati e a ridimensionare per avere reazioni più controllate e compatibili con la convivenza sociale. Oggi la rabbia sembra aver riscoperto quella natura irrazionale, che l’uomo aveva imparato a controllare, forse complice la frustrazione nata da un periodo sotrico di forte compressione delle emozioni.

In questo articolo parleremo brevemente di come nasce la rabbia, cosa scatena questa emozione che sentiamo divampare all’improvviso e perché, a volte, prende il controllo delle nostre azioni. Conoscendo un po’ di più la rabbia, inclusi i suoi lati positivi, potremmo aiutarla a ritrovare la propria identità e utilità sociale.

Le due facce della rabbia

La Psicologia, nel corso degli anni, ha cercato di definire le emozioni seguendo diversi percorsi di categorizzazione. La rabbia è un’emozione che si attiva in automatico quando una persona subisce una provocazione. Due modelli distinti attribuiscono l’origine della rabbia rispettivamente a radici biologiche o a costrutti sociali.

Il modello cognitivo-neoassociazionista di Berkowitz (1990) cerca un legame tra la rabbia e le situazioni di dolore, di malessere e di dispiacere a cui una persona va incontro nel corso della propria vita. Le esperienze emotive negative, infatti, attivano automaticamente ricordi e reazioni fisiologiche, motorie e psichiche legate al “combatti o fuggi” (fight or flight). I comportamenti aggressivi sarebbero originati da primitive esperienze di rabbia, mentre i comportamenti di fuga da primitive esperienze di paura. Una varietà di fattori genetici, educazionali e dell’ambiente esterno determinano quale dei due comportamenti viene espresso e con quale forza.

Secondo il modello socio-costruttivista di Averill (1983), le emozioni sono delle risposte che una persona impara per regolare le proprie interazioni sociali. Secondo questo approccio, quindi, il significato funzionale della rabbia andrebbe cercato all’interno del sistema socioculturale di quella persona.

Dopo l’insorgere rapido della risposta emotiva, subentra il meccanismo di controllo della rabbia: una persona che sta vivendo una provocazione mette in atto un processo di “rivalutazione” dell’emozione, cercando di comprenderne il significato e le cause. Questa fase permette di prendere le distanze dalla provocazione, di percepirla meno minacciosa o meno frustrante di quanto sia sembrata inizialmente, riducendo l’intensità della rabbia e prevenendo la comparsa di comportamenti disadattivi.

Come il cervello elabora la rabbia

Le emozioni, tra cui la rabbia, e molti aspetti del comportamento umano sono regolati da due aree del cervello: l’amigdala, una zona grossa come una mandorla presente in mezzo al cervello, all’altezza delle tempie, e l’ipotalamo che risiede poco sopra l’amigdala e dalla quale viene stimolato.

Come anticipato, anche nell’uomo, come nell’animale, la rabbia nasce prima come una risposta emotiva rapida e automatica, per poi essere analizzata attraverso il processo di controllo della rabbia dalla corteccia prefrontale, una parte del cervello posta all’altezza della fronte che si estende sopra (dorsale), dietro e sotto la fronte (ventrale o orbitale, quest’ultima proprio sopra gli occhi).

In breve, possiamo riconoscere 4 circuiti nervosi coinvolti nell’esperienza soggettiva della rabbia, ciascuno formato da più parti del cervello che collaborano tra loro:

  • Le regioni talamiche (ad esempio, talamo e ipotalamo), limbiche (ad esempio, amigdala) e del tronco encefalico (ad esempio, sostanza grigia periacqueduttale e locus ceruleus) che risiedono nella parte più centrale del cervello e che sono responsabili del riconoscimento della minaccia e dell’aggressività emotiva.
  • L’insula e la corteccia cingolata anteriore dorsale, che insieme costituiscono la rete della “salienza”, dove gli stimoli esterni acquistano importanza e capacità di influenzare i pensieri e i comportamenti legati alla rabbia primitiva della parte centrale del cervello. In questo circuito del cervello avviene anche la percezione del dolore.
  • L’area che comprende la corteccia orbito-frontale, la corteccia prefrontale ventromediale, la corteccia prefrontale laterale, che ha l’arduo compito di controllare (inibire) le emozioni e di prendere decisioni.
  • La corteccia prefrontale mediale, la corteccia cingolata posteriore e le aree temporo-parietali laterali (ai lati del cervello e all’altezza delle tempie) che fanno parte della rete della “mentalizzazione”, in cui avviene la comprensione delle azioni ed emozioni altrui, la regolazione affettiva e l’autocontrollo.

In presenza di uno stimolo molto intenso, l’attività della corteccia prefrontale può essere notevolmente ridotta o addirittura la via può essere “saltata”, conducendo l’emozione della rabbia su una strada breve e più primitiva che è legata alla paura, con reazioni impulsive e non ragionate. L’uso di sostanze psicoattive, come l’alcol, o una importante carenza di sonno possono anch’esse condurre alla via breve e all’esplosione di rabbia.

I 9 fattori che ci fanno vedere rosso per la rabbia

Perchè abbiamo scatti di rabbia improvvisi? Cosa ci spinge ad agire di impeto?

Il neuroscienziato R. Douglas Fields dell’Università del Maryland, College Park, in collaborazione con il National Institutes of Health, ha pubblicato un libro dal titolo “Why We Snap: Understanding the Rage CircuitinYourBrain”(Dutton, 2016; 408 pagine), in cui attraverso testimonianze di episodi di rabbia, analisi di studi clinici e cenni di neuroanatomia ricostruisce la nascita, il percorso e l’espressione della rabbia.

L’idea del libro nacque proprio dopo un personale episodio di rabbia improvvisa, provata quando per strada tentarono di rubargli il pc portatile, che lo spinse a voler capire il perché di quella emozione e della sua reazione (spinse per terra il ladro e si riprese il pc).

Durante gli studi per la stesura del libro, Fields individua 9 fattori fondamentali che scatenano la rabbia, le cui iniziali riassume nella parola “LIFEMORTS”:

  • Life – Vita (sopravvivenza);
  • Insult – Insulto;
  • Family –Famiglia (proteggere i propri cari);
  • Environment –Ambiente (proteggere il proprio territorio);
  • Mate –Compagno;
  • Organization – Ordine nella società (rispondere all’ingiustizia sociale);
  • Resources – Risorse (ottenere e salvaguardare i beni);
  • Tribe –Tribù (difendere il proprio gruppo);
  • Stop – Sentirsi imprigionato (sfuggire alla costrizione o alla prigionia).

In “Why We Snap”, Fields descrive come ognuna di queste situazioni potenzialmente incendiarie, perché innescano un’emozione primitiva di rabbia. La conclusione più preoccupante di Fields è che, nelle giuste circostanze, chiunque può avere reazioni violente a causa di un atteggiamento ancestrale, reagendo a un commento sui social network come se ci si trovasse davanti a una tigre dai denti a sciabola del lontanissimo Pleistocene.

I fattori scatenanti la rabbia citati da Fields possono essere all’origine del sentimento di frustrazione, una condizione in cui una persona viene a trovarsi quando la soddisfazione dei propri bisogni è ostacolata in modo temporaneo o permanente. Studi di risonanza magnetica funzionale dimostrano che un evento frustrante è in grado di aumentare l’attività dell’amigdala, della sostanza grigia periacqueduttale, del mesencefalo sinistro, dell’insula e della corteccia cingolata anteriore dorsale, tutte aree del circuito legato alla rabbia emotiva.

In un’intervista sul suo libro per la rivista Scientific American Mind, Fields sottolinea che “è molto importante essere in grado di identificare questi fattori, in modo da poter capire perché si prova un’improvvisa sensazione di rabbia e riconoscere se si tratta di una risposta appropriata o sbagliata.”

Come la rabbia trasforma il corpo e quali sono le conseguenze nel tempo

Durante l’esperienza effettiva della rabbia, si attivano risposte del corpo di carattere sia fisico sia cognitivo che seguono nel tempo l’evolversi dello stimolo percepito come minaccia.

Dal punto di vista fisiologico, la rabbia è accompagnata da un aumento della respirazione, della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, della temperatura cutanea e corporea e della tensione muscolare, quest’ultima responsabile del cambiamento dell’espressione del volto, indicando un coinvolgimento del sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico).

La prosodia della rabbia, fatta di suoni e toni, e il linguaggio rabbioso vengono utilizzati dall’uomo per comunicare lo stato di rabbia.

L’espressione della rabbia, così come il suo controllo, richiedono al corpo risorse energetiche fisiologiche e cognitive notevoli. Una rabbia che dura nel tempo può portare alla comparsa di malattie a carico del cuore, dell’apparato digerente e del sistema immunitario.

Durante una manifestazione di rabbia aumentano nel sangue l’interleuchina- 6 (IL-6), una citochina pro-infiammatoria, e il fibrinogeno che influenzano in modo negativo rispettivamente lo stato infiammatorio e la coagulazione.

Gli episodi di rabbia cronica e acuta possono essere dannosi per il sistema cardiovascolare e sono considerati il più solido predittore di malattia cardiovascolare legato alla personalità. Secondo una metanalisi della letteratura, nelle persone con malattia cardiovascolare uno scatto di rabbia aumenta significativamente il rischio di aritmia, sindrome coronarica acuta, infarto, ictus ischemico ed emorragico nelle due ore successive alla reazione emotiva.

La rabbia è, infine, associata ai disturbi della funzionalità gastrointestinale, a problemi di motilità intestinale, all’ipersensibilità viscerale e al dolore, come avviene anche per altre emozioni negative.

I lati positivi della rabbia

La rabbia nasce da meccanismi di tipo adattivo e funzionale e, quindi, arrabbiarsi ha anche i suoi lati positivi. Per mantenere il proprio status quo, la rabbia è fondamentale per comunicare all’altro un evento o un comportamento ritenuto offensivo. La rabbia, al contrario della paura, può motivare ad agire e a confrontarsi, assumendo un ruolo centrale nelle negoziazioni. Inoltre, la rabbia, insieme al disgusto, è una reazione emotiva alla base dell’indignazione morale. Provare rabbia, quindi, non è tutto tempo sprecato, ma è una questione di modi e tempi che anche il saggio filosofo Aristotele ammette essere non facili da applicare.

Alessandra Gilardini

Biologist, Ph.D
Medical Writer, Science Editor

Bibliografia

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  • Averill JR., Studies on anger and aggression. Implications for theories of emotion. Am Psychol. 1983 Nov;38(11):1145-60.
  • Berkowitz L., On the formation and regulation of anger and aggression. A cognitive-neoassociationistic analysis. Am Psychol. 1990 Apr;45(4):494-503.
  • Diana Kwon. Explaining Rage: A Q&A with R. Douglas Fields. Scientific American, March 1, 2016. https://www.scientificamerican.com/article/explaining-rage-a-q-a-with-r-douglas-fields/
  • Gilam G, Hendler T. Deconstructing Anger in the Human Brain. In: Current Topics in Behavioral Neurosciences, Springer International Publishing Switzerland, December 2015. DOI: 10.1007/7854_2015_408.
  • R. Douglas Fields. Why We Snap: Understanding the Rage Circuit in Your Brain. New York: Dutton, 2016. 341 pg.
  • R. J. R. Blair. Considering anger from a cognitive neuroscience perspective. Wiley Interdiscip Rev Cogn Sci. 2012 ; 3(1): 65-74.
  • Yu R, Mobbs D, Seymour B, Rowe JB, Calder AJ. The neural signature of escalating frustration in humans. Cortex. 2014 May;54:165-78. 

© COPYRIGHT Illustrazione di Raffaella Cocchi per BRAINFACTOR Tutti i diritti riservati.

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