L’elaborazione multisensoriale è innata?

L’architettura funzionale della regione temporale superiore, che rende coerente il quadro di informazioni che provengono dai diversi sensi, si svilupperebbe anche in assenza della vista o dell’udito fin dalla nascita e sostanzialmente non differirebbe nel funzionamento dai c.d. cervelli “normotipo”.

A parlare sono i ricercatori del Molecular Mind Laboratory (MoMiLab) della Scuola IMT Alti Studi Lucca che, in collaborazione con i colleghi delle Università di Pisa e di Torino, hanno oggi pubblicato su Nature Human Behaviour i risultati di un lavoro con “implicazioni che vanno ben oltre la scoperta scientifica, di per sé rilevante per la teoria della natura sopramodale del cervello”.

“Direi che questo ulteriore dato delle neuroscienze – spiega il prof. Pietro Pietrini, direttore del MoMiLab – ci spinge a perseguire ancor più decisamente modelli di integrazione delle persone con disabilità sensoriale, con lo sviluppo di strategie e programmi educativi e riabilitativi che non possono prescindere da queste osservazioni”.

“L’importante risultato – prosegue – è frutto in particolare della pervicacia e delle capacità della dottoressa Francesca Setti, prima autrice e nostra giovanissima post-doc che si è dedicata con passione e successo a questa ricerca fin dai suoi anni di Dottorato in Neuroscienze alla Scuola IMT”.

Lo studio:

Setti, F., Handjaras, G., Bottari, D. et al. A modality-independent proto-organization of human multisensory areas. Nat Hum Behav (2023). https://doi.org/10.1038/s41562-022-01507-3

Foto di Timur Romanov su Unsplash

Be the first to comment on "L’elaborazione multisensoriale è innata?"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.