L’effetto dei farmaci sulla guida

L'effetto dei farmaci sulla guida.Questa volta non si parla di giovani e nemmeno di alcol e droghe… Ma di persone adulte, che, sotto l’effetto dei farmaci, si mettono al volante “inconsapevoli” del pericolo che la loro condizione può rappresentare sulle strade, con conseguenze a volte fatali, per sé e per gli altri… Ne parla uno studio del Center for Injury Sciences dell’Università dell’Alabama di Birmingham (UAB), come riporta una nota stampa.

Secondo lo studio, infatti, almeno il 95% delle persone oltre i 55 anni soffrirebbe di una o più malattie e il 78% di loro assumerebbe costantemente uno o più medicinali. Ma solo il 28% di loro sarebbe consapevole dei rischi che comporta il mettersi alla giuda dopo l’assunzione di farmaci che possono alterare le loro prestazioni cognitive e psicomotorie.

Intervistando 630 americani fra i 56 e i 93 anni, i ricercatori hanno scoperto inoltre che solo il 18% di questi adulti aveva ricevuto avvertimenti da parte del medico curante sui potenziali effetti dei farmaci prescritti in termini di “potenziale compromissione del guidatore” (potential driver-impairing, PDI).

Fra i farmaci a maggiore “effetto PDI” – spiegano gli americani – vi sarebbero gli inibitori dell’acetilcolinesterasi (un enzima che “ripulisce” le sinapsi dall’acetilcolina, neurotrasmettitore la cui carenza è caratteristica di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer; l’inibizione dell’enzima consentirebbe al neurotrasmettitore di permanere più a lungo nello spazio intersinaptico, prolungandone conseguentemente l’azione sul neurone postsinaptico), i beta-bloccanti (molecole comunemente utilizzate nel trattamento delle patologie cardiovascolari e dell’ipertensione) e i sedativi.

“Il personale sanitario si deve fare dunque parte attiva nell’educazione dei pazienti su questi rischi dovuti ai potenziali effetti dei farmaci sul cervello e sulle funzioni cognitive, particolarmente nel caso di prescrizioni a persone in età avanzata”, ha dichiarato Paul MacLennan, docente di chirurgia alla UAB e principale autore dello studio. “Allo stesso modo, è necessario considerare anche i farmaci con effetto PDI nelle politiche di sicurezza stradale”, ha concluso MacLennan.

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