I filosofi della scienza contemporanei hanno valutato e valutano ancora con molta attenzione il ruolo e la natura delle concettualizzazioni scientifiche insieme al ruolo che le sperimentazioni rivestono nella loro definizione.
Per quanto riguarda la natura delle concettualizzazioni scientifiche le due posizioni che si fronteggiano e si oppongono possono essere fatte risalire l’una al contributo in filosofia della scienza dato dalla riflessione del primo Kuhn e di Feyerabend l’altra a quella di filosofi come Putnam e Kripke.
L’empirismo logico ha tracciato la distinzione tra due tipi sostanziali di concetti scientifici. I concetti osservativi sono associati a oggetti osservabili, a processi e alle proprietà di oggetti e processi, mentre i concetti teoretici vedono il loro significato dipendere sia dalla connessione in una teoria scientifica con altri concetti teoretici sia dalle regole che fanno corrispondere ad un concetto teoretico un certo concetto osservativo.
In merito ai concetti teoretici è da notare che, poiché le teorie e le leggi scientifiche difficilmente sono qualcosa di assodato una volta e per tutte, non tanto per la loro correttezza quanto per il fatto che nuove leggi possono aggiungersi e poiché nuove corrispondenze tra concetti teoretici e concetti osservativi possono essere trovate, i concetti teoretici hanno un significato determinato solo in parte.
L’ortodossia empirista si è trovata a fronteggiare il problema della debolezza del legame tra concetti osservativi e concetti teoretici perdendo di vista l’uso che nella formulazione delle leggi fisiche si fa di concetti teoretici in enunciati osservativi.
Il legame tra fenomeni e concetti scientifici ha subito un ulteriore distacco grazie al pensiero di Feyerabend. Per Feyerabend il significato degli enunciati osservativi è qualcosa che si distanzia molto dai fenomeni osservati. I concetti teoretici sono all’interno di una teoria scientifica prioritari mentre il significato dei concetti che si riferiscono a fenomeni osservabili dipende in larga parte dal significato dei concetti teoretici della teoria di cui fanno parte. Ad ogni cambiamento di teoria corrisponde un cambiamento del significato dei concetti osservativi e di quelli teoretici.
La risposta di Putnam e Kripke è legata alla formulazione da parte del secondo della teoria causale del riferimento che è stata estesa dai nomi propri ai concetti che stanno per generi naturali. Putnam ricuce la distanza tra concetti scientifici e fenomeni fisici sostenendo che, nonostante il significato di concetti scientifici dipenda effettivamente dalla teoria nella quale vengono impiegati, il loro riferimento rimane lo stesso attraverso le varie teorie.
La teoria causale del riferimento applicata ai concetti scientifici sostiene infatti che ad essere il riferimento di tali concetti non sono altro che le cause di fenomeni determinati. Un qualcosa di tipo X causa i fenomeni A,B,C ed ad X corrisponde un certo concetto di genere naturale Z. Che Z si riferisca a X è indipendente dall’essere il concetto Z appartenente ad una teoria piuttosto che ad un’altra.
Con un esempio, il concetto di carica elettrica si riferisce sempre alla stessa grandezza, responsabile sempre degli stessi effetti, nonostante il ruolo del concetto di carica elettrica all’interno delle teorie sia cambiato nel corso della storia delle teorizzazioni scientifiche.
Dal punto di vista delle sperimentazioni scientifiche i concetti rivestono un ruolo di prima importanza. I concetti inquadrano le ricerche sperimentali che a loro volta fanno chiarezza sulla natura dei concetti.
Questo accade, ad esempio, quando vengono utilizzati concetti a disposizione per la teorizzazione di certi fenomeni per inquadrare teoreticamente evidenze sperimentali del tutto nuove.
Andrea Bucci
Bibliografia
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