La felicità è contagiosa, si diffonde attraverso i social network

social networkLa felicità è un fenomeno collettivo: avere un amico felice aumenta la nostra felicità del 25%. Lo sostengono i ricercatori della Harvard Medical School e della University of California di San Diego in uno studio pubblicato sul British Medical Journal (BMJ) che dimostra quanto la felicità sia non soltanto una esperienza individuale, ma dipenda dalla felicità delle persone con le quali siamo in contatto, diretto o indiretto: la felicità dunque richiede vicinanza per manifestarsi (Fowler & Christakis, Dynamic spread of happiness in a large social network: longitudinal analysis over 20 years in the Framingham Heart Study, BMJ, Dec 2008).

Nicholas Christakis della Harvard Medical School e James Fowler della California University di San Diego, hanno analizzato i dati del Framingham Heart Study per scoprite se la felicità può trasmettersi da persona a persona e se i nodi di felicità possono formare social networks. L’idea di base nell’analisi dei social network è che il comportamento possa diffondersi da individuo a individuo attraverso contatti sociali sia immediati che distanti.

Il Framingham Heart Study è uno studio longitudinale su stili di vita, rischi e terapie delle malattie cardiocircolatorie attivato nel lontano 1948 dal National Heart Lung and Blood Institute e ancora in corso, con la collaborazione dal 1970 della Boston University. Nel Framingham Heart Study sono stati coinvolti 5.124 adulti di età compresa tra i 21 e i 70 anni, seguiti tra il 1971 e il 2003 per esaminare alcuni aspetti della loro vita e salute. Ai partecipanti è stato chiesto di indicare parenti, amici stretti, luogo di residenza e luogo di lavoro, per essere certi di poterli rintracciare ogni due – quattro anni per un follow-up. I ricercatori hanno trovato 53.228 legami sociali tra i 5.124 partecipanti per un totale di 12.067 persone e si sono focalizzati su 4.739 persone seguite tra il 1983 e il 2003.

Dati aggiuntivi sulla salute mentale, raccolti utilizzando una scala di misurazione della depressione durante lo studio originale, hanno registrato accordo o disaccordo con quattro affermazioni: “Provo speranza verso il futuro” “Sono felice”, “Amo la vita”, “Mi sento bene come le altre persone”.

Nello studio pubblicato su BMJ gli autori definiscono la felicità in funzione del punteggio ottenuto nelle quattro le affermazioni. Utilizzando l’analisi statistica i ricercatori hanno misurato quanto i social network fossero correlati alla felicità indicata.

Si è così scoperto che i conviventi che diventano felici aumentano la probabilità dei propri partner di essere felici dell’8%; effetti simili sono stati rilevati con i  fratelli (14%) e con i vicini di casa (34%). Al contrario, i colleghi di lavoro non sembravano interessati da modificazioni del livello di felicità, ciò suggerendo che il contesto sociale può ridurre la diffusione degli stati emozionali.

E’ interessante notare che non solo i legami sociali più stretti hanno un impatto sul livello di felicità, ma le relazioni tra la felicità delle persone può estendersi fino a tre gradi di separazione (fino all’amico dell’amico dell’amico). I ricercatori sottolineano però che una stretta prossimità fisica è essenziale affinchè la felicità venga trasmessa. Una persona ha il 42% di probabilità di essere felice se un amico che vive a meno di mezzo miglio diventa felice e l’effetto diminuisce all’aumentare della distanza.

I risultati dello studio suggeriscono che i cluster di felicità sono il risultato della trasmissione della felicità e non solo una tendenza delle persone ad associarsi a individui loro simili.

Gli autori sostengono che “I cambiamenti nella felicità individuale possono oscillare attraverso i social network e generare strutture di larga scala nel network, dando origine a clusters di persone felici o infelici.” Essi concludono che “L’aspetto più importante nella nostra prospettiva è il riconoscimento che le persone fanno parte di social networks e che la salute e il benessere di una persona contagiano la salute e il benessere degli altri. Questo aspetto fondamentale dell’esistenza porta ad una fondamentale giustificazione concettuale per la salute pubblica”.

Nell’editoriale, il Professor Andrew Steptoe dell’University College di Londra e la Prof. Ana Diez Roux della School of Public Health della Michigan University, sostengono che “lo studio è groundbreaking: se, come i risultati suggeriscono, la felicità è certamente trasmessa attraverso connessioni sociali, potrebbe indirettamente contribuire alla trasmissione sociale della salute, e poterbbe avere importanti implicazioni per pianificare le politiche sanitarie”.

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