ROMA – “La pandemia ha avuto un effetto drammatico sulla mortalità, non solo per i decessi causati direttamente, ma anche per quelli dovuti all’acuirsi delle condizioni di fragilità della popolazione, soprattutto anziana.”
Nei primi due mesi della crisi sanitaria sono infatti “aumentati i decessi legati a patologie per le quali la tempestività e la regolarità delle cure è spesso decisiva.”
Lo dicono i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) alla conferenza stampa di presentazione del nuovo Rapporto Annuale sulla situazione del Paese, in corso a Roma.
Non di solo Covid si muore, dunque. Lo stress da pandemia delle strutture sanitarie italiane ha avuto serie conseguenze sulla capacità di prevenzione e cura delle malattie, portando a un aumento della mortalità per molte condizioni non associate al virus, incautamente trascurate.
“Nel 2020 – spiegano – il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato pari a 746.146, il valore più alto registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: rispetto alla media 2015-2019 si sono avuti 100.526 decessi in più (+15,6%).”
“L’aumento della frequenza di morti nei mesi di marzo e aprile 2020, rispetto alla media degli stessi mesi nel periodo 2015-2019, è stata di circa 49mila unità, delle quali poco più di 29mila dovute al Covid-19”.
Tra le malattie croniche, in particolare, “i contributi più rilevanti si osservano per demenze e malattia di Alzheimer (+2.708 decessi), cardiopatie ipertensive (+2.477) e diabete (+1.557).”
(SEGUE)
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