I tiri dal dischetto sono una delle situazioni di maggiore stress per un calciatore. I “prescelti” devono essere in grado di focalizzarsi sul compito, escludendo rumori e distrazioni. Una ricerca della Gallese Bangor University School of Sport spiega come addestrare i calciatori al compito. Probabilmente la notizia non è arrivata all’orecchio della Nazionale Inglese, che ieri si è arenata proprio ai rigori. Oppure…
Lo studio dei ricercatori Gallesi, pubblicizzato astutamente in questi giorni di esaltazione per gli Europei di Calcio, è stato un po’ come augurare la buon pesca a un lupo di mare… Anzi, qui in Italia (abituati come siamo a fare dietrologia, non solo quando siamo nel pallone) avremmo potuto pensare a una “gufata” coi fiocchi… Comunque, sembra che gli atleti che fanno segnare la migliore prestazione sotto stress (come nel caso dei rigori) sono quelli che hanno maggiore consapevolezza dell’impatto negativo di una possibile prestazione deludente piuttosto che del “premio” in caso di successo dell’azione.
“Abbiamo trovato che gli atleti considerati più tenaci di altri dai loro coach sono quelli che hanno maggiore coscienza, in prospettiva, delle ripercussioni di un loro fallimento, cioè quelli che tendono a considerare in anticipo i problemi legati a una prestazione negativa piuttosto che quelli motivati dalla gratificazione conseguente a una prestazione ottimale e auspicabile”, spiegava pochi giorni fa Stuart Beattie, della School of Sport, Health & Exercise Science della Bangor. “Un giocatore di calcio può farsi l’idea in anticipo di cosa voglia dire tirare un rigore di fronte a una folla di tifosi avversari, che deve riuscire ad escludere dal proprio campo percettivo, allo stesso modo di tutti gli altri fattori di disturbo, ambientali e non, coi quali è meglio faccia i conti in anticipo, in modo da essere in grado di attivare al bisogno una strategia comportamentale efficace”.
E’ per questo che gli allenatori – sostengono gli psicologi dello sport della Bangor – dovrebbero insegnare agli atleti a sviluppare una sensibilità particolare per le conseguenze negative di una cattiva performance piuttosto che per la gratificazione successiva a una buona performance. “Nel contesto sportivo internazionale – prosegue Beattie – le ripercussioni per un’azione fallimentare possono essere pesanti, dall’esclusione dal team alla derisione da parte dei fan; sono tutte situazioni di forte pressione psicologica per ogni atleta di livello. La nostra ricerca mostra che gli atleti più tenaci sono quelli che prendono in considerazione precocemente questi fattori, in modo da riuscire a gestirli nel migliore dei modi una volta sotto pressione”.
Lo studio è stato condotto su giocatori di cricket della England and Wales Cricket Board (ECB). Sarà per questo che è servito a poco ai rigoristi crociati? O i Gallesi non l’hanno raccontata giusta ai loro viciniori…
Press release:
Nell’immagine: il “cucchiaio” di Pirlo
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