All’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL), robot programmati con reti neurali artificiali per “cercare cibo” hanno imparato ad adottare strategie comportamentali di inganno verso le altre macchine, allo scopo di tenere il cibo per se stessi, in un contesto conflittuale a elevata competizione. Se ne parla in uno studio pubblicato oggi su Pnas (Mitri S et al., The Evolution of Information Suppression in Communicating Robots with Conflicting Interests, Pnas 2009).
Il team svizzero ha programmato piccoli robot semoventi per trovare del “cibo” rappresentanto da un anello luminoso posizionato sul pavimento, assegnando a ciascuna macchina punteggi positivi in funzione del maggiore avvicinamento all’obiettivo e punteggi negativi in funzione del loro avvicinamento invece a un “veleno”, rappresentato da un cerchio scuro. Al raggiungimento dell’obiettivo, i robot potevano anche emettere una luce blu, rilevabile dagli “occhi” elettronici dei “conspecifici”.
Il fatto è che “le prime generazioni di robot si sono evolute per raggiungere in modo sempre più efficace il cibo, imparando a trasmettere segnali visivi in prossimità dello scopo, fornendo così una informazione sociale che consentiva agli altri robot di trovare più facilmente il cibo; dalla 50esima generazione in poi, però, alcuni robot hanno imparato a non emettere più il segnale luminoso, per non attirare l’attenzione degli altri robot sulla localizzazione esatta del cibo; dopo alcune centinaia di generazioni era infine la maggioranza dei robot a ingannare gli altri, in un contesto conflittuale a elevata competizione”, ha spiegato a Technology Review – la rivista del Massachusetts Institute of Technology (MIT) – Sara Mitri, del Laboratory of Intelligent Systems EPFL e autore principale dello studio.
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