L’incontro con Paolo Bianchi è stato quasi fortuito. Ma subito ci siamo intesi, pur avendo formazioni e professionalità “così diverse” che – secondo alcuni – avrebbero dovuto soltanto farsi la guerra. Noi invece, avendo percepito un qualcosa che nel fondo dell’animo abbiamo in comune, ci siamo subito messi all’opera, senza nemmeno troppo raccontarcela…
Quel qualcosa in comune è ciò che hanno nell’animo le persone dotate di onestà intellettuale: uno spirito di collaborazione disinteressata capace di abbattere gli steccati e i confini, vestigia di mondi fortunatamente in via di estinzione.
Due giorni dopo, sul blocco di partenza avevamo già caldi i motori. Era il 4 Novembre (una data importante di suo) del 2010. L’indomani sarebbe comparso sulle pagine di BrainFactor – primo giornale Italiano dedicato alle neuroscienze cognitive e alla ricerca sul cervello – un articolo dal titolo strano per i più: “La scienza dell’ascolto”. Grazie all’antropologo Bianchi, BrainFactor inaugurava la Sezione Counseling della testata.
Quel fulmine a ciel sereno è stato infatti il primo di una serie, che i lettori hanno potuto apprezzare nel tempo per rigore metodologico e profondità di riflessione in grado di rimettere in campo nel contesto delle scienze della mente tutti quegli aspetti dell’umano che hanno difficoltà a lasciarsi comprimere in maglie troppo strette.
Sono esattamente due anni oggi che la spudorata (solo nel nostro Paese peraltro) collaborazione fra “uno psicologo” e “un counselor” viene messa in bella mostra ogni mese con un appuntamento editoriale che sembra scandire il tempo di una testata ancora giovane ma precoce, per anticipazioni di tendenze e molto altro. In barba a chi i counselor e gli psicologi in Italia ancora li vorrebbe faccia a faccia soltanto nelle scaramucce a suon di carte bollate.
Considerato l’approccio “critico” alle neuroscienze cognitive che è da sempre la cifra distintiva di BrainFactor, il contributo del counseling alla maturazione di un senso pieno di analisi in grado di farsi carico letteralmente della complessità dell’umano è stato un esempio per tanti altri che hanno iniziato a comprendere che il nostro futuro non potrà essere se non sarà integrazionale.
Chi studia la mente e decide di rendersi disponibile agli altri con la propria particolare pratica di aiuto, non può certo porsi come obiettivo tendenziale l’integrazione del Sé di chi soffre, quando nei fatti mostra orgoglio di appartenenza a modalità scisse (quando non disintegrate punto) di agire collettivo.
Con Paolo, dunque, e insieme a tanti altri studiosi, clinici, ricercatori dalle diverse formazioni e orientamenti che mano a mano si sono riconosciuti in questo spirito di autentica “empatia professionale”, BrainFactor sì può dirsi orgoglioso di rappresentare un prezioso banco di prova di quell’avanguardia che ha deciso di assumersi l’impegno di battere per prima nel nostro Paese il terreno di un modo nuovo “di intendere e di volere” le scienze dell’uomo per gli anni a venire.
Marco Mozzoni
Professore a contratto di Comunicazione giornalistica
all’Università degli Studi di Milano Bicocca
Dall’introduzione all’e-book di Paolo G. Bianchi, “Due anni con BrainFactor fra antropologia, counseling e neuroscienze”, 2013 (download)
Image credits: Shutterstock
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