Il Case Study Criminologico sul Profilo del Terrorista Islamico

The publication shows, from a broad viewpoint, the specific characteristics of the criminological findings through the examination of three case studies. In addition to the role played by the individual subjects, it also notes the external context and, above all, the dynamics of the international relations put in place by the offenders.

Abstract

La pubblicazione mostra in via generale quelle che sono le specifiche proprie delle risultanze criminologiche attraverso la disamina di tre case study. Rileva, oltre al ruolo ricoperto dai singoli soggetti, anche il contesto esterno e, soprattutto, quelle che sono le dinamiche proprie dei rapporti internazionali posti in essere dagli autori di reato.

Introduzione

La presente trattazione analizza le fattezze rintracciabili a livello tendenziale nei soggetti in disamina, con condanna per il reato di Terrorismo Internazionale, al fine di mostrare a grandi linee i vari passaggi e le procedure associate atti a individuare un iter strutturato e scientifico da applicare per la predisposizione di un profilo criminologico sul breve e sul lungo periodo.

Si prenderanno in considerazione tre congiunture e si analizzerà quanto emerge con la conseguente determinazione delle relative risultanze teoriche-criminologiche, così come da dottrina accademica.

Quanto riassunto, classificabile come intercettazione, è derivante da fonte proveniente da stampa locale.

Nella elaborazione del profilo criminologico rilevano, ovviamente come indicazione diffusa, le seguenti specifiche proprie dell’approfondimento scientifico:

  • storia personale e familiare (condizioni di vita individuale, parentale e dato sociale);
  • trattandosi prevalentemente di individui stranieri è importante carpirne i movimenti sul territorio, nazionali e non;
  • relativamente al reato connesso al terrorismo internazionale, si pone in essere un’indagine criminologica estremamente articolata, in particolare su natura, specie, mezzi, oggetto, tempo, luogo e ogni altra modalità dell’azione criminale;
  • gravità del danno o del pericolo cagionato alla/e persona/e offesa/e dal reato;
  • precedenti penali e, in genere, condotta e vita del reo, anche antecedenti al reato.

Caso I

Indagini

Trattasi di Soggetto sottoposto a fermo congiuntamente ad altri tre individui tra il 2015 e il 2020. L’origine delle tre unità è la regione Balcanica. L’età, al momento del fermo dei generalizzati, era ben al di sotto dei trent’anni.

Il Soggetto del case study risulta appena tornato dalla Siria (presenta delle ferite, presumibilmente da armi da taglio, per le quali non hai mai dato una spiegazione in nessuna sede); proprio la sua ricomparsa nel teatro di indagine (Nord-Italia) ha accelerato l’attività investigativa, operata congiuntamente, attuata da diversi organi di Pubblica Sicurezza.

Si noti altresì il ritrovamento di diverse pistole e come il progetto terroristico emergente fosse quello di uccidere centinaia di persone attraverso ordigni esplosivi da piazzare in un luogo simbolo del Nord-Italia. Gli oggettivati lavoravano tutti come inservienti, apparentemente ben integrati, e le loro esistenze potevano essere definite come ordinarie.

Si segnala inoltre come gli attenzionati fossero coinvolti in un programma di autoaddestramento, sia da un punto di vista fisico, sia attraverso la presa visione di video che in particolare mostravano le tecniche di uccisione con un coltello [1]. È stato appurato anche che ponevano in essere delle esercitazioni per confezionare esplosivi fatti in casa e, dalla rete, avevano scaricato manuali di combattimento corpo a corpo che comprendevano anche le tecniche dell’utilizzo di armi bianche. Il reato principale contestato è la fattispecie legiferata nel 270 bis C.P., associazione di tipo terroristico, anche di matrice internazionale.

Le intercettazioni [2] tratte da fonte aperta, evidenziano, a seguito degli attentati di Westminster (22 Marzo 2017), una profonda enfatizzazione della necessità di ripetere quanto agito in UK anche in Italia, con un apprezzamento per quanto perpetrato oltremanica, principalmente in termini esecutivi. Il tutto nel nome di Allah, per il quale erano pronti a immolarsi, come da giuramento dichiarato, con la proclamazione della volontà di abbeverarsi del sangue degli infedeli (Kefir).

Analisi Criminologica

Spostando l’attenzione sul Soggetto in disamina, definibile come la guida spirituale del gruppo, costui risulta afferente e componente attiva di una rete strutturata di collegamenti, anche a livello internazionale, con un uso imponente della tecnologia comunicativa, prevalentemente sui social network, dove era seguito da migliaia di persone. La rete (spazio virtuale) viene considerata come territorio di jihad, senza differenze con un campo di battaglia reale.

Si tratta, vista anche la strutturazione emersa, non di un Individuo appartenente a gruppo estemporaneo di lupi solitari, ma di un Soggetto con un target attuativo assolutamente definito, con il relativo studio delle opportunità, delle condizioni facilitanti, degli strumenti e delle armi da utilizzare.

Relativamente alla Criminogenesi, nella regione Balcanica si rintracciano delle criticità ambientali annesse al vivere in uno scenario post-bellico caratterizzato (ovviamente come indicazione generale e mai assolutrice) da estrema povertà e da forte disagio sociale. Nel pensiero elaborato le colpe sono interamente da attribuire agli Occidentali. L’odio associato a una rabbia viscerale sono continuativamente presenti e procedono di pari passo con la radicalizzazione. Si nutrono a vicenda in un rapporto definibile come simbiotico.

Studiando la Criminodinamica del Soggetto questa è inquadrabile come potenziale. Elementi considerevoli sono gli applicativi della dottrina criminologica della Prevenzione Situazionale che hanno portato al mancato compimento del reato.

Trattasi di un profilo orientativamente definibile come altamente radicalizzato, con una interiorizzazione acritica dei precetti più rigidi della dottrina Islamica. Tali dettami discendono immediatamente e direttamente da Allah e nessuno può metterli in discussione. Chi lo fa è un infedele. L’insegnamento religioso è connotabile come prevalente, in maniera assolutamente indubbia, anche su qualsivoglia legge statale.

Relativamente ai reati contestati, le intercettazioni riassunte sono inequivocabili. L’Oggettivato è verosimilmente inquadrabile con connotazioni razionali nell’azione, ferma restando la menzionata e cristallizzata immobilità di pensiero per tutto quello che concerne lo schema religioso, con un particolare riferimento alle fattispecie Coraniche citate richiamanti la violenza da attuare contro gli infedeli. Sono probabilmente presenti fattezze marcatamente carismatiche e di leader con una possibile posizione giustificativa e rivendicativa anche sugli attentati dell’Isis sul suolo Europeo, interconnesse da ideologie radicali di base ostativa contro tutto il mondo Occidentale. Si evidenzia, condizione inusuale, la presenza di materiale a disposizione del gruppo terroristico proveniente sia dall’Isis, sia da al Qaeda.

Caso II

Indagini

A seguito di un’operazione di Polizia, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due cittadini stranieri, Nord-Africani (legati da vincolo di parentela), per associazione con finalità di terrorismo.

Il primo si era recato in Bosnia per combattere con al Qaeda ai tempi delle guerre Balcaniche.

Il secondo è stato spinto a partire per la Siria come foreign fighter e faceva inizialmente parte del gruppo legato al Fronte al Nusra (l’organizzazione originariamente affiliata con al Qaeda e conosciuta dal Gennaio 2017 con il nome di Hay’at Tahrir al-Sham, HTS) per poi mostrare simpatie per i rivali jihadisti dello Stato Islamico; costui era stato rimosso dal Fronte al Nusra e di seguito reintegrato.

Quest’ultimo è classificabile come un immigrato di seconda generazione in Italia, per quanto anomalo a causa della triangolazione tra stato Nord-Africano di origine, Italia e regione Balcanica.

Analisi Criminologica

Le risultanze criminologiche riguardano il Soggetto più anziano. Emerge dall’analisi criminologica l’idea di difendere i Musulmani e l’affiliazione ai famosi 400 della Moschea di Via Jenner a Milano, luogo dove hanno transitato elementi di spicco, anche a livello internazionale [3]. Rileva inoltre il potenziale mantenimento, a distanza di anni, di tutti i contatti stabiliti durante il conflitto Balcanico [4].

Si individua una distanza a livello di formazione terroristica tra Isis e al Qaeda, in quanto l’Isis non esegue, solitamente, attentati mirati ma casuali ed estemporanei e non richiede delle pratiche di addestramento strutturate (agendo principalmente su piattaforme on-line); inoltre, non vengono scelti dei bersagli militari, quelli naturalmente preposti a subire un attacco. L’indottrinamento osservato è quindi ascrivibile a posizioni rintracciabili nei terroristi di al Qaeda, per ideologia esposta, per i menzionati scontri con gli appartenenti all’Isis e perché si evince una interiorizzazione della pratica della lotta armata su obiettivi complessi (con una profonda elaborazione, come presente in dottrina criminologica sul terrorismo, per quanto attiene la scelta del bersaglio, identificato come di alto livello, simbolico, istituzionale/governativo e legittimato) come elemento imprescindibile della rivendicazione integralista Islamica.

E’ plausibilmente assente una revisione critica del reato e i parametri della Criminogenesi, della Criminodinamica, unitamente alla Capacità Recidivante sono degni di nota.

Caso III

Indagini

Il Soggetto 1 è un giovane proveniente dalla regione Balcanica, residente nel Nord-Italia, arrestato (congiuntamente allo zio) per arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale. L’accusa verte, tra le altre imputazioni, sul reclutamento di un giovane Nord-Africano (Soggetto 2), giovane con aspirazioni jihadiste. Tale pratica era già stata posta in essere nei confronti di un altro adepto Nord-Africano, successivamente morto in Siria in combattimento.

Un aspetto di rilievo è rintracciabile nell’attività congiunta posta in essere con lo Zio da Soggetto 1: quest’ultimo faceva il reclutatore online di potenziali mujaheddin, mentre lo Zio completava l’inserimento in gruppi combattenti grazie ai suoi contatti diretti attivati nei Balcani con l’obiettivo Siriano. Emerge successivamente il ruolo dell’Individuo reclutato (Soggetto 2) che aveva il compito della propaganda in Italiano, dopo aver raccolto testi presenti in rete in varie lingue.

I tre avevano creato una cellula legata all’Isis con base in Italia.

Dalle intercettazioni [5], tratte da fonte aperta, emerge la volontà di “uccidere gli Occidentali, come obbligo morale per ogni seguace di Allah,” con la dichiarazione di “essere pronti a morire e/o andare in carcere in nome del Profeta.”

Analisi Criminologica

Il Soggetto 1 risulta essere profondamente radicalizzato con un profilo di reclutatore su diversi fronti. Rileva inoltre la figura dello Zio come elemento promotore e di supervisore.

Il Soggetto 2 appare come un vero e proprio portavoce dello Stato Islamico, fautore dell’applicazione radicale della Shari’a nel territorio del Califfato con la volontà di espandere questa condizione in Occidente.

La disamina di Soggetto 1 e Soggetto 2 risulta essere molto importante per le seguenti specifiche:

  • si individua, ulteriormente, nel territorio Italiano la presenza di radicalizzati e quella di profili di reclutatori originari dei Balcani;
  • il Soggetto 1 è poi partito in Siria (dove risiede tutta la famiglia della moglie) assegnando invece al Soggetto 2 il compito di reclutare affiliati;
  • il Soggetto 2 ambiva ad essere operativo, mentre il Soggetto 1 lo ha indirizzato a ricoprire un ruolo dottrinale e di reclutatore;
  • inoltre, colpisce il fatto che Soggetto 1, di origine Balcanica, reclutasse con estrema facilità Nord-Africani e che riuscisse a farli partire in Siria in brevissimo tempo, anche dopo un solo incontro;
  • ovviamente, i parametri criminologici della Criminogenesi, Criminodinamica e Capacità Recidivante destano degli allarmi sensibili.

Conclusioni

I casi analizzati, ovviamente in forma totalmente anonima e sottoposti alle opportune censure/revisioni, costituiscono fattispecie di sicuro interesse per le seguenti determinazioni:

  • si individuano nel territorio Italiano la presenza di radicalizzati (non, come esplicitato, lupi solitari) e profili di reclutatori originari dei Balcani e quanto proposto ha forte carattere esemplificativo delle criticità oggettivamente riscontrabili nell’area considerata. Le loro esistenze, come espresso, erano configurabili come ordinarie e le loro attività sono emerse soltanto dopo accurate e lunghe indagini;
  • si rileva, come si determina da quanto presentato, il legame tra Siria e Balcani, soprattutto come esternalità negativa del conflitto Balcanico;
  • un altro elemento è rappresentato dalla forte connessione, principalmente in prospettiva del fronte Siriano, stabilita tra soggetti provenienti dalle zone Balcaniche e individui del Nord-Africa, con quest’ultimi estremamente suscettibili di reclutamento, sia per il mero combattimento, sia per le esecuzioni di operazioni di indottrinamento;
  • un’aggiuntiva conferma del ruolo dei social media per le operazioni di reclutamento, ma anche di addestramento, soprattutto per quanto concerne l’attività dell’Isis, meno specialistica di quella posta in essere da al Qaeda;
  • come elemento finale, si determina il verosimile mancato ravvedimento per quanto perpetrato (o di quanto si stava per commettere) con l’annessa, tendenziale, totale mancanza di Revisione Critica del reato; da questo discende un profilo di Pericolosità Sociale e di associate Condotte/Capacità Recidivanti.

Marco Soddu (MA, PhD)
Researcher, Expert Criminologist

Note:

  1. Fonte Aperta – Stampa Locale.
  2. Fonte Aperta – Stampa Locale.
  3. Fonte Aperta – Stampa Locale.
  4. Le cosiddette Guerre Jugoslave (1991-2001).
  5. Fonte Aperta – Stampa Locale.

Libri:

  1. Soddu, M., Terrorismo, pericolosità sociale e recidiva. Pisa: Pacini Giuridica Editore, 2016.
  2. Ponti, G., Merzagora, I., Compendio di criminologia Milano: Cortina Raffaello Editore, 2008.
  3. Clarke, R.V., Newman, G.R., Outsmarting the terrorists, Praeger Security International/Global Crime and Justice, Westport, Connecticut, 2006.
  4. Cornish, D. B., Opportunities, precipitators and criminal decisions: A reply to Wortley’s critique of situational crime prevention, Wichita State University and Jill Dando Institute of Crime Science and Ronald V. Clarke -Rutgers University. Edited by Martha J. Smith and Derek B. Cornish, Crime Prevention Studies, vol. 16, 2003.
  5. Cornish, D. B., Clarke, R. V. and Felson, M., Opportunity Makes the Thief: Practical Theory for Crime Prevention. (Police Research Series Paper 98.) London, UK: Policing and Reducing Crime Unit, Home Office Research, Development and Statistics Directorate, 1998.
  6. Clarke, R.V., Situational Crime Prevention: Successful Case Studies, 2nd Edition, Albany, NY: Harrow & Heston, 1997.

Riviste e Periodici

  1. Soddu, M., Il profilo del riconvertito in ambito detentivo – Criticità e prospettive di intervento. BrainFactor, ISSN 2035-7109 – Settembre 2018.
  2. Soddu, M., Prisonizzazione e reclutamento terroristico. BrainFactor, ISSN 2035-7109 – Febbraio 2017.
  3. Soddu, M., Il pensiero terrorista. BrainFactor, ISSN 2035-7109 – Febbraio 2014.
  4. Soddu, M., L’organizzazione del gruppo terrorista. BrainFactor, ISSN 2035-7109 – Febbraio 2014.
  5. Soddu, M., Prevenzione situazionale e terrorismo. BrainFactor, ISSN 2035-7109 – Aprile 2014.
  6. Fonti Aperte – Stampa Locale.

Photo by David Werbrouck on Unsplash

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