A volte non devi essere un “influencer” per anticipare tendenze. Può capitare a tutti. Ogni tanto capita anche a me. Un po’ di anni fa, ad esempio, mosso da necessità clinica pubblicavo un libro sul possibile utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella diagnosi precoce dell’Alzheimer [1].
Il razionale era che, non essendo una condizione curabile, sapere per tempo e con buona probabilità che sarebbe un giorno toccata a qualcuno, in modo da procrastinarne il prima possibile l’insorgenza (seppure con soluzioni tampone), gli avrebbe permesso di vivere più a lungo libero da sintomi debilitanti, preservandone q.b. la qualità della vita.
Facevano al caso nostro le “reti neurali artificiali”, dei software complessi che emulano il sistema nervoso umano, in grado di tirar fuori indicatori clinicamente utili da una pletora di variabili (dagli esami del sangue, ai diversi punteggi dei test cognitivi ecc.), attraverso una “analisi non lineare” dei dati, superando di molto i limiti della statistica tradizionale.
Eravamo in un periodo in cui anche chi si occupava di scienza non disdegnava le “visioni” del futurologo Ray Kurzweil [2] sull’imminente arrivo dell’era “GNR” in cui Genetica Nanotecnologie e Robotica avrebbero spalancato le porte al “transumano”, cioè – detto in parole povere – un’umanità potenziata, sempre giovane, sana, serena. Le promesse erano allettanti.
Qualcuno ci ha creduto come in un sogno a occhi aperti. Altri hanno continuato a impegnarsi nella ricerca, a testa bassa, sviluppando applicazioni che poi hanno davvero conquistato il pianeta. Chi non ha mai portato un “wearable”? I dispositivi indossabili dotati di sensori sempre più sofisticati capaci di monitorare il nostro funzionamento H24, hanno oggi un mercato stimato in 29 miliardi di dollari, che nel 2025 toccherà i 74 miliardi.
Ne parla Roberto Ascione in un interessante volume, fresco di stampa, sul futuro della salute in cui spiega come le nuove tecnologie renderanno le cure “più accessibili, più sostenibili, più umane” [3]. Dai “big data” per gli screening di massa alle interfacce uomo-computer, dalla telemedicina al monitoraggio da remoto dei pazienti, dalle piattaforme web per gestire cartelle cliniche e prescrizioni alla “genomica personalizzata”, dalla robotica in sala operatoria a quella per la riabilitazione.
In questo “business” (come è corretto chiamarlo), si sono buttate non solo le startup fatte dai giovani talenti, ma anche i colossi dell’industria farmaceutica e le multinazionali dell’healthcare. Allora, un giorno i medici spariranno? Assolutamente no, dice il nostro; anzi, saranno “potenziati” nel loro ruolo proprio grazie a questa “trasformazione in atto”.
Degli avanzamenti della ricerca tecnologica nel campo della diagnosi e della terapia fa il punto il monografico di Frontiers in Medical Technology uscito lo scorso mese di febbraio [4]. Ma attenzione, sottolineano all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): nonostante i progressi di alcuni paesi, molti ancora necessitano di “supporto istituzionale per lo sviluppo, il consolidamento e l’attuazione di strategie di salute digitale”.
Per aiutare chi segna ancora il passo, l’OMS ha prodotto apposite linee guida [5]. Tra le diverse raccomandazioni merita notare che “per essere parte integrale delle priorità sanitarie e giovare davvero alle popolazioni, la digital health dovrà essere etica, sicura, affidabile, equa e sostenibile”; nondimeno, “trasparente, accessibile, scalabile, replicabile, rispettosa della privacy”.
Anche in questo contesto, dunque, come in ogni ambito del vivere contemporaneo, la “cybersecurity” sarà sempre più un nodo nevralgico: gli americani consigliano infatti alle strutture sanitarie di “implementare quanto prima e sostenere una cultura organizzativa della sicurezza”, perché sembra che ancora oggi “l’anello più debole di ogni sistema informatico resti chi lo usa” [6].
Note:
- Marco Mozzoni, “Alzheimer. Come diagnosticarlo precocemente con le reti neurali artificiali”, Franco Angeli Editore, 2010
- Ray Kurzweil, “The Singularity Is Near: When Humans Transcend Biology”, Viking, USA, 2005
- Roberto Ascione, “The Future of Health. How Digital Technology Will Make Care Accessible, Sustainable, and Human”, Wiley, 2022
- Yangzhi Zhu et al., “Editorial: Highlights in diagnostic and therapeutic devices 2021/22”, Frontiers in Medical Technology, 22 February 2023
- World Health Organization (WHO), “Global strategy on digital health 2020-2025”, 2021
- James Chambers (editor), “Health Technology Sourcebook”, Omnigraphics, NYC, 2023
Articolo originale pubblicato in data 17/3/2023 sulla testata partner “Reputation Today”, n. 36, marzo 2023; direttore scientifico Isabella Corradini, direttore responsabile Giuseppe de Paoli.
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