“Un talento colpisce un bersaglio che nessun altro può colpire; un genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere.” Così Arthur Schopenhauer definiva una persona geniale. Studiosi di varie discipline, oltre alla filosofia, hanno cercato di capire da dove nascano le capacità che rendono alcune persone dei veri e propri geni.
Quasi come se attraverso definizioni, liste o posizioni anatomiche si potesse acquisire l’eccellenza, renderla propria. Ma la genialità è un “dono in fasce”, indiscutibile fatto che la genetica e lo studio della ereditarietà confermano?
“Genio” è l’uomo (o donna) che possieda una naturale attitudine che lo porta a distinguersi in una disciplina di studio, fosse questa nel campo delle arti, della scienza, dell’etica o nel sociale. Dalla eccellenza nello studio al successo nel lavoro il passo è poi breve.
Ma in questo articolo vorremmo tralasciare l’epoca pre-, durante e post-kantiana, periodo filosofico di indiscutibile fascino per le neuroscienze cognitive…
Vogliamo invece provare e guardare la genialità attraverso… l’anatomia del cervello. Esiste una differenza nella struttura del cervello di una persona normale rispetto a quello di un genio?
Prendiamo ad esempio un problema di matematica e percorriamo con esso il suo viaggio all’interno del cervello. La ricerca della soluzione passa per la corteccia prefrontale (quella che sta al di sotto della nostra fronte appunto), segue i collegamenti con il talamo (quella che un tempo veniva definita come “centralina di collegamento”, posta nel mezzo della testa) e arriva al lobo parietale (il punto di passaggio tra parte superiore e posteriore della testa).
La corteccia prefrontale è considerata la sede del pensiero astratto. Viene virtualmente suddivisa in strutture verticali (mini-colonne) formate ciascuna da centinaia di cellule nervose. Il compito di queste strutture è quello di trasmettere e amplificare il pensiero nel cervello. Non ci sorprende quindi che nel cervello di una persona geniale le mini-colonne siano più numerose e più compatte: chissà un genio quanto intuito deriva da una formula matematica!
Le informazioni dalle mini-colonne sensitive passano al talamo, dove viene cancellato quello che è ritenuto inutile grazie all’effetto della dopamina, una molecola che in questo punto del cervello inibisce la trasmissione dell’informazione lungo la sua via.
Ma nel talamo di un genio i recettori della dopamina, cui la molecola si lega per svolgere la sua funzione, sono poco presenti. Di conseguenza, tutti i pensieri che arrivano dalla corteccia sensitiva vengono analizzati dalle persone geniali, inclusi quelli che al momento sembrerebbero superflui ma che in realtà sono il frutto di soluzioni inusuali… Le così dette “genialate”.
Il lobo parietale, infine, sede del ragionamento matematico, formula la risposta. Qui chiamiamo in causa il cervello di Albert Einstein, da tempo studiato da esperti di neuroanatomia per svelare i suoi segreti (vedi articolo di BrainFactor del 29 Aprile 2009 “I segreti del cervello di Einstein”).
Il cervello di Einstein comparato a un cervello “normale”
Il lobo parietale di Einstein era più sviluppato rispetto a quello di un individuo normale, mentre altre sue parti erano di dimensione inferiore. Fenomeno sostenuto dalla teoria secondo cui più una parte del cervello è utilizzata, più questa aumenta di dimensioni e connessioni tra le cellule, e viceversa.
Anche le connessioni tra le cellule del cervello sono diverse nei geni. Mentre nel cervello normale è bilanciato il numero tra vie di informazione corte e lunghe, nei cervelli dotati il rapporto cambia. Troviamo, infatti, un maggior numero di connessioni corte dentro l’area riferita a un interesse, che indica una forte attitudine verso di essa.
Le connessioni lunghe, invece, abbondano tra le diverse aree del cervello, come a dimostrare che il problema affrontato dalle persone geniali viene visto da tutte le prospettive possibili.
Il risultato è un bilanciamento tra più e meno che non si annulla come in algebra, ma che eleva il tutto. E non essendo un genio, il mio lobo parietale si ferma qui.
Alessandra Gilardini
Biologa
PhD in Neuroscienze
Link interessanti:
- Cosa c’è dentro il cervello di un genio? (Science Focus)
- Frankenstein Junior (1974), un film di Mel Brooks. Con Gene Wilder, Peter Boyle, Marty Feldman, Teri Garr, Madeleine Kahn
Articoli di BrainFactor che hanno trattato in questi anni il tema della genialità…
Il presente articolo è inserito nel contesto della maratona divulgativa di BrainFactor e Società Italiana di Neurologia (SIN) “L’Agenda del cervello: un argomento al giorno” in occasione della Settimana del Cervello promossa in tutto il mondo da Dana Foundation dal 14 al 20 Marzo 2011.
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