I ricercatori della University of California di San Diego (UCSD) hanno scoperto che il sonno REM aiuterebbe il problem solving creativo, stimolando i network associativi del cervello mediante una neuromodulazione colinergica e noradrenergica. Lo studio è pubblicato su Pnas (Cai DJ et al., REM, not incubation, improves creativity by priming associative networks, Pnas, June 8, 2009).
Secondo i ricercatori, coordinati da Sara Mednick, docente di psichiatria alla UCSD, il sonno REM, fase nella quale avvengono i sogni, potenzierebbe i processi creativi più di qualsiasi altro stato di sonno o di veglia. “Abbiamo trovato che lo scorrere del tempo è sufficiente per trovare soluzioni a problemi sui quali già si stava lavorando, mentre, in caso di problemi nuovi, solo il sonno REM riesce a stimolare la nostra creatività”, spiega in una nota UCSD la Mednick.
Il sonno REM ci consentirebbe di trovare soluzioni a problemi nuovi attraverso la stimolazione dei network associativi del cervello, consentendoci di operare nuove e utili associazioni fra idee prima non collegate. I ricercatori sottolineano che questi processi di rielaborazione non sono dovuti a potenziamenti selettivi della memoria. Precedenti ricerche avevano indagato il rapporto fra creatività e sonno, ma quello dei ricercatori UCSD è il primo studio ad avere preso in considerazione le diverse fasi del sonno.
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