USA – Lo studio pubblicato dalla Virginia Commonwealth University (VCU) su The American Journal of Medicine, condotto su un campione di 68.000 soggetti, confermerebbe quanto già emerso in una precedente ricerca su oltre 177.000 veterani: il 13% dei pazienti diagnosticati con demenza soffrirebbe in realtà di encefalopatia epatica (HE).
La sostanza è che una condizione – al momento – è da considerarsi cronica, l’altra “reversibile”, come sottolineano gli Autori nel titolo stesso dello studio: “A Possible Reversible Cause of Cognitive Impairment: Undiagnosed Cirrhosis and Potential Hepatic Encephalopathy in Patients with Dementia”.
L’encefalopatia epatica è di solito associata a cirrosi o epatite: basterebbe uno screening [Fibrosis-4 (FIB-4) index] per individuare precocemente i casi, difficilmente rilevabili se asintomatici, ma che – se non trattati – possono progredire sino a un declino cognitivo manifesto, spiegano gli americani.
Uno degli Autori aveva già reso disponibili alla comunità scientifica i risultati del trattamento di due pazienti in precedenza diagnosticati erroneamente con demenza e con Parkinson; trattati per encefalopatia epatica, i loro sintomi (declino cognitivo, tremori) sarebbero spariti:
https://www.cghjournal.org/article/S1542-3565(22)00463-3/fulltext (Open Access)
Di seguito la nota stampa VCU:
Lo studio
Scott Silvey et al., “A Possible Reversible Cause of Cognitive Impairment: Undiagnosed Cirrhosis and Potential Hepatic Encephalopathy in Patients with Dementia”, The American Journal of Medicine, in press, https://doi.org/10.1016/j.amjmed.2024.06.014
Foto di Jordan Whitt su Unsplash
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