Csernansky, il sarto del cervello

Csernansky, il sarto del cervello.“Proprio come un sarto, John Csernansky è deciso a prenderti le misure del cervello”… Questo si dice alla Northwestern University Feinberg School of Medicine dello psichiatra che vuole “mappare” con risonanza magnetica ippocampo, talamo e corteccia prefrontale di soggetti umani per mettere a punto “il primo strumento scientificamente fondato per la diagnosi precoce della schizofrenia”. Lo si legge in una nota stampa della Northwestern.

Csernansky spera che le sue mappe del cervello riescano a rivelare il modo in cui i cervelli di persone affette o non affette da disturbi mentali differiscono tra loro e il modello temporale dello sviluppo di tali diversità. Ancora oggi, secondo Csernansky, docente di psichiatria alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, diagnosticare i disturbi mentali “è più un’arte che una scienza”. A differenza di un attacco di cuore, ad esempio, che può essere identificato con un ECG e un esame di laboratorio del sangue per gli enzimi cardiaci, la malattia psichiatrica viene diagnosticata “chiedendo al paziente quali sono i suoi sintomi e la sua storia”.

“E’ come se chiedessimo a un malato di cuore di diagnosticare un attacco chiedendgli quando hanno sentito il dolore e dov’era localizzato – prosegue Csernansy –  E’ per questo che vogliamo lo stesso tipo di strumenti di indagine di cui ogni altro campo della medicina attualmente dispone”. A questo scopo, il professore americano sta guidando uno studio finanziato dal National Institutes of Mental Health (NIMH) che ha l’obiettivo di “misurare le differenze strutturali fra cervelli normali e cervelli di schizofrenici, per essere in grado di identificare più rapidamente la schizofrenia in uno stadio precoce e verificare se le terapie impiegate siano per davvero in grado di arrestare il suo devastante percorso patologico.

La scizofrenia solitamente si siviluppa fra la seconda e la terza decade, colpendo circa l’1% della popolazione. Se la malattia viene individuata precocemente e trattata con i farmaci antipsicotici più efficaci, oltre alla psicoterapia, il paziente ha qualche chance in più di recuperare. “In una prospettiva ampia e funzionale, vogliamo sapere se dopo alcuni anni i pazienti sono in grado di tornare a scuola o di riprendere le proprie attività lavorative”. Valutando inoltre “se l’assunzione di farmaci migliora o meno la vita quotidiana delle persone schizofreniche e riesce a rallentare la progressione biologica della malattia”.

I disturbi psicotici e i disturbi dell’umore sono malattie di lungo corso e richiedono una loro “gestione” lungo l’intero ciclo di vita del paziente. Csernansky sta reclutando 100 nuovi soggetti, la metà dei quali con schizofrenia in stadio precoce e gli altri sani (controlli), per mappare la topografia del loro cervello e comparare le differenze e i cambiamenti nell’arco di due anni. “Il cervello è molto plastico ed è in grado di rimodellarsi continuamente. Qualsiasi cambiamento che vediamo in un disturbo, dev’essere sempre rapportato ai cambiamenti che avvengono normalmente nel cervello”, sostiene Csernansky.

“Come ogni altra malattia, le malattie psichiatriche non fioriscono completamente nell’arco di una notte, ma progrediscono gradualmente”, dice il ricercatore. “Non hai bisogno di un biomarcatore per sapere che hai un tumore al seno se puoi sentire che il tumore ha le dimensioni di una palla da golf. Ma chi vuole scoprire una malattia in stadio così avanzato? Un biomarcatore della struttura di un cervello schizofrenico ci aiuterebbe a definirlo come tale, specialmente nei casi in cui i sintomi sono leggeri o sfuggenti”.

Nel passato, la comparazione di mappe del cervello con MRI veniva fatta meticolosamente con tecnoche manuali. Un esaminatore usava una penna luminosa per tentare di tracciare e misurare manualmente i confini delle strutture cerebrali. “Era molto laborioso e dovevi sempre sperare di avere un esperto in laboratorio”, spiega Csernansky. Ora i computer possono fare quel lavoro, velocizzando il processo e incrementandone l’accuratezza.

Una ricerca precedente di Csernansky aveva già mostrato che il cervello di pazienti schizofrenici presentano anomalie nella forma e asimmetrie dell’ippocampo, una parte del cervello fondamentale per l’apprendimento e la conoscenza, la navigazione e la memoria episodica. “Le persone schizofreniche hanno anche problemi di interpretazione, di attenzione e controllo, di pensiero e memoria. Anche il talamo è una struttura da studiare a fondo, in questo contesto”, aggiunge Lei Wang, che lavora con Csernansky al progetto.

In sostanza, concludono i ricercatori della Northwestern, “capire quali cambiamenti si verificano nella struttura del cervello in stadio precoce nel corso della schizofrenia e come i farmaci possono o meno riguardare tali strutture nel corso del tempo, ci aiuterà a ridurre le incertezze delle diagnosi psichiatriche e migliorare la selezione delle terapie”.

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