E’ noto che gli adolescenti sembrano preoccuparsi molto di cosa gli altri pensano di loro. Un nuovo studio della University of Oregon e della University of California Los Angeles (UCLA), pubblicato su Child Development, lo confermerebbe con risonanza magnetica funzionale (Pfeifer JH et al., Neural Correlates of Direct and Reflected Self-Appraisals in Adolescents and Adults: When Social Perspective-Taking Informs Self-Perception, Child Dev, Aug 2009).
Se le precedenti ricerche si sono basate su resoconti degli adolescenti, il nuovo studio ha inteso eliminare proprio questo bias soggettivo, utilizzando uno scanner celebrale in grado di osservare le attivazioni del sistema dei neuroni che sostengono la “percezione di sé”.
Durante gli scan, 12 adolescenti dagli 11 ai 13 anni e 12 giovani adulti dai 22 ai 30 anni, hanno risposto a domande formulate dai ricercatori in merito alla adeguatezza di brevi frasi descrittive di caratteristiche personali (es. “io sono popolare”) che loro si sarebbero attribuiti e che altri (genitori, amici, ecc.) avrebbero pensato di loro.
I ricercatori hanno esaminato l’attività cerebrale associata alle diverse risposte. Risultato: comparata a quella dei giovani adulti, la visione di se stessi degli adolescenti dipenderebbe di più da ciò che gli altri pensano di loro. In particolare, i famigliari avrebbero maggiore influenza sul settore scolastico, mentre gli “amici del cuore” influenzerebbero di più il giudizio sulle abilità sociali dell’adolescente.
Con neuroimaging fMRI (risonanza magnetica funzionale) è stato possibile osservare infatti che, rispetto agli adulti, durante l’autoriflessione diretta gli adolescenti mostrano una maggiore attivazione delle regioni del cervello alla base dell’autopercezione (corteccia prefrontale mediale e corteccia parietale) ma anche della cognizione sociale (corteccia prefrontale dorsomediale, giunzione temporo-parietale, solco temporale superiore posteriore).
Questa ricerca conferma lla particolare sensibilità degli adolescenti a ciò che gli altri pensano di loro, specialmente genitori e coetanei. In questa fase dello sviluppo risulta decisivo riuscire a considerare altre prospettive su di sé e chi manca di queste capacità di “cognizione sociale” può trovarsi a dover fronteggiare problemi significativi.
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