ROMA – In Italia “tutto esaurito”. Purtroppo non stiamo parlando di turismo ma di carceri, sovraffollate al 142,5%, con 66.685 detenuti a fronte di 46.795 posti disponibili. La media europea è del 99,6 per cento. Le regioni più affollate: Liguria (176,8%), Puglia (176,5%), Veneto (164,1%). Le meno affollate: Abruzzo (121,8%), Sardegna (105,5%), Basilicata (103%). Lo rivela il “IX Rapporto sulle condizioni di dentenzione” di Antigone, presentato oggi a Roma.
Al 31 ottobre 2012 i detenuti sono per lo più uomini (le donne sono il 4,2% del totale), in maggioranza italiani, provenienti soprattutto da Campania (26,3%), Sicilia (17,9%), Puglia (10,5%), Calabria (8,6%), Lombardia (7,3%) e Lazio (6,5%). Gli stranieri rappresentano il 35,6%, “una percentuale stabile ormai da tempo, anche questa con pochi paragoni in Europa”. Le nazionalità più rappresentate sono quella Marocchina (19,4%), Romena (15,3%), Tunisina (12,7%), Albanese (11,9%) e Nigeriana (4,4%). Le percentuali più alte di stranieri tra i detenuti si registrano in Trentino Alto Adige (69,9%), Valle d’Aosta (68,9%) e Veneto (59,1%). Le più basse in Basilicata (12,3%), Campania (12,1%) e Molise (11,8%).
I reati maggiormente diffusi tra i detenuti (il 41,2% dei quali avrebbe meno di 35 anni) sono quelli contro il patrimonio, seguiti da quelli previsti dal Testo unico sugli stupefacenti e dai reati contro la persona. “Se si guarda però ai soli detenuti stranieri, le prime due posizioni si invertono, ed i reati maggiormente diffusi diventano quelli previsti dalla legge sulle droghe”, sottolinea Antigone.
Tra coloro che al 30 Giugno 2012 avevano almeno una condanna definitiva, il 26,5% (10.296 persone) avevano un residuo pena inferiore all’anno, 18.090 (il 46,6%) inferiore ai due anni e 23.596 (il 60,8%) inferiore ai tre anni. Gli ergastolani al 31/10/2012 erano 1.567, contro i 1.224 di fine 2005. Da notare che ben “il 40,1% del totale detenuti non sconta una condanna definitiva ma è in carcere in custodia cautelare, contro il 23,7% di Francia, il 15,3% di Germania, il 19,3% di Spagna, il 15,3% di Inghilterra e Galles (la media dei paesi del Consiglio d’Europa è del 28,5%)”.
Per quanto riguarda la salute, “non ci sono dati nazionali affidabili – dice il Rapporto – ma nelle carceri toscane sono malati ben il 73% dei detenuti, e non c’è motivo di ritenere che altrove le cose stiano in modo diverso: le patologie più comuni sono i disturbi psichici (26,1%), seguiti dalle malattie dell’apparato digerente (19,3%) e da malattie infettive e parassitarie (12,5%)”.
Ma, “dato ancora più inquietante è quello relativo agli atti di autolesionismo o ai tentati suicidi registrati nella storia clinica dei detenuti oggetto della rilevazione: il 33,2% di loro avrebbe posto in essere atti autolesivi e addirittura il 12,3% avrebbe tentato il suicidio”. Ad un mese dalla fine dell’anno, sarebbero 93 i detenuti morti in carcere, di cui 50 per suicidio, uno per sciopero della fame (Lecce), uno per overdose (Regina Coeli), uno per omicidio (Opg di Aversa), 31 per cause da accertare e 9 per malattia. A questi si dovrebbero poi aggiungere altri quattro decessi, di cui tre per suicidio, avvenuti nelle camere di sicurezza. L’età media dei detenuti deceduti è di poco inferiore ai 40 anni, così come quella dei soli suicidi.
Le donne presenti nelle carceri italiane al 31 ottobre 2012 sono 2.857, di cui 1.137 straniere, fra cui prevalgono persone provenienti da Romania e Nigeria, con 284 detenute e 135 detenute rispettivamente. Le donne accusate o condannate per motivi legati alla Legge sulle droghe sono 1.178 (contro 25.823 uomini), mentre sono 134 le donne accusate o condannate per associazione mafiosa (contro 6.382 uomini) e 782 le donne incrcerate per reati contro la persona (contro 23.055 uomini). Al 30 giugno del 2012 i bambini sotto i tre anni reclusi con le loro madri erano 53, contro i 61 del 1992.
Al 30 settembre 2012 in totale in Italia scontavano la pena in misura alternativa 19.107 persone. Alla fine del 2005, prima dell’entrata in vigore dell’indulto del 2006, il numero totale delle persone in misura alternativa era 23.394 unità.
Come sono messi gli altri paesi Europei? In Germania la popolazione carceraria sarebbe diminuita del 9% dal 2001 al 2010, passando da 78.707 a 71.634 unità, nonostante un tasso di criminalità invariato. La Norvegia applica un sistema di “liste d’attesa” per evitare il sovraffollamento: l’entrata in carcere viene subordinata all’effettiva possibilità di un posto libero, con esclusione di particolari tipi di reato (violenza, crimini sessuali, sfruttamento, criminalità organizzata). In Spagna viene adottato il “Módulo de Respeto”, inaugurato nel carcere di Mansilla de las Mulas nel 2001, che stabilisce che in alcune sezioni sia adottato un particolare regime detentivo, con celle aperte tutto il giorno.
In parallelo alla presentazione del rapporto, a Roma è stato oggi lanciato “Inside carceri” (insidecarceri.com), prima “webdoc inchiesta” realizzata da Next New Media, società di giornalisti indipendenti, in colaborazione con Antigone nel corso di cinque mesi di lavoro tra il luglio e novembre 2012. A oggi è presente materiale multimediale relativo alle visite in 18 istituti, tra cui tre ospedali psichiatrici giudiziari (Aversa, Montelupo Fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto). Nel corso delle prossime settimane il sito verrà integrato con materiale proveniente da altri sette istituti.
Laboratorio di Comunicazione giornalistica
Università degli Studi di Milano Bicocca
Photo by Matthew Ansley on Unsplash
In numerose occasioni, trasmissioni televisive di denuncia hanno divulgato notizie circa l’esistenza di strutture carcerarie già costruite e completate che attendono solo di essere fruite. Quando si denuncia il sovraffollamento delle carceri ci si dimentica di questo: cui prodest? Un cordiale saluto.