Cancellare i ricordi? L’ultima frontiera

Cancellare i ricordi? L’ultima frontiera.La fine di un amore può lasciare un dolore inestinguibile. Sono le immagini del passato che riaffiorano ogni istante a farci soffrire. Se solo potessimo dimenticare…Potremmo però pentircene quando la procedura ormai è avviata. O, magari, se la rincontrassimo, ci invaghiremmo di nuovo… È la trama di Se mi lasci ti cancello, azzeccato film di qualche anno fa, che riuscì a materializzare anche i sogni e gli incubi delle neuroscienze applicate alla vita quotidiana.

Non è nuovo il desiderio di rimuovere i ricordi spiacevoli.

Nel Macbeth di Shakespeare, il protagonista invoca dal dottore un antidoto che conceda “il dolce oblio” alla moglie, oppressa dal rimorso dei misfatti. «Il malato trovi da sé la medicina», risponde l’interpellato. E questa sentenza contiene, in realtà, una riflessione molto attuale. Perché molti scienziati stanno studiando il modo di realizzare una “pillola” che un giorno possa essere assunta come altri farmaci e aiutare a cancellare i ricordi.

Il Macbeth di Roman Polansky (1971)

Il Macbeth di Roman Polanski (1971)

James McGaugh, Larry Cahill, Roger Pitman hanno evidenziato come sia la scarica ormonale che accompagna eventi di forte impatto per l’individuo (cioè emozionalmente non neutri, sia piacevoli sia dolorosi) a determinare la stabilizzazione del ricordo e, in alcuni casi, a produrre un meccanismo di sovraccarico mnestico, tipicamente il disturbo da stress post-traumatico, che porta a rivivere l’evento spiacevole con la stessa paralizzante attivazione adrenalica.

Il propranololo, principio attivo dei più comuni farmaci beta-bloccanti utilizzati per tenere sotto controllo l’ipertensione, neutralizza la “risonanza” emozionale dell’esperienza dolorosa (smorzando l’effetto dell’adrenalina sull’amigdala, l’area cerebrale decisiva per la memorizzazione emozionale), a condizione che sia assunto entro poche ore – sei in media – dall’evento. Ciò permette di evitare la fissazione del ricordo con i suoi correlati fisiologici – di paura, sofferenza, orrore. Tanto che alcuni ospedali Usa già prescrivono il propranololo ai pazienti ricoverati per incidenti stradali.

Joseph LeDoux ha dimostrato che sugli animali è possibile persino una riscrittura con parziale cancellazione del ricordo: facendo rivivere il trauma e somministrando contemporaneamente un farmaco che blocca la sintesi delle proteine e il conseguente consolidamento mnestico, sbiadisce anche la memoria precedente.

Recentemente, nei modelli animali (moscerini in particolare) si è potuto intervenire con l’ablazione di alcuni specifici neuroni, “rimuovendo” quasi in senso fisico i ricordi sensoriali immagazzinati in precedenza. Mentre l’ultima frontiera sembra quella dell’optogenetica, ovvero dell’inserimento in alcuni tipi di neuroni di geni di specie vegetali che codificano per proteine sensibili a specifiche lunghezze d’onda della luce, cosicché si può attivare o inibire l’attività di singole cellule o piccoli gruppi di esse grazie a un raggio luminoso. Con questa metodica, già sperimentata con successo sugli animali, si potrebbe intervenire anche per modulare la memoria nell’uomo. Sono questi solo alcuni dei tentativi in corso di sperimentazione negli ultimi anni.

Si tratta, com’è evidente, di scenari futuristici, che sollevano anche interrogativi di carattere etico. In primo luogo, si è ben lontani dall’aver individuato tecniche che consentano un intervento efficace, preciso e sicuro sui meccanismi della memoria e sui ricordi già accumulati. In secondo luogo, l’architettura dei sistemi di memoria e il loro funzionamento sembrano rendere impossibile una cancellazione totale di singole tracce mnestiche, senza comportare gravi lesioni collaterali. In terzo luogo, quand’anche fosse disponibile una pillola o una protesi per la rimozioni di ricordi dolorosi ci si dovrebbe chiedere se e a quali condizioni renderli disponibili.

La ricerca proseguirà, ma un dibattito approfondito tra studiosi, società e decisori pubblici sembra necessario in una materia così complessa e dalle ricadute difficilmente previdibili.

Andrea Lavazza
Studioso di filosofia della mente e di scienze cognitive

Articoli di BrainFactor che hanno trattato in questi anni il tema della memoria…

Il presente articolo è inserito nel contesto della maratona divulgativa di BrainFactor e Società Italiana di Neurologia (SIN) “L’Agenda del cervello: un argomento al giorno” in occasione della Settimana del Cervello promossa in tutto il mondo da Dana Foundation dal 14 al 20 Marzo 2011.

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