Uno studio di Sabine Blaesi e Margaret Wilson in via di pubblicazione su Brain and Cognition dimostrerebbe che anche le azioni dell’osservatore possono influenzare la percezione che questo ha degli altri (Blaesi S, Wilson M, The mirror reflects both ways: Action influences perception of others, Brain and Cognition, 2009, in press).
Come sostengono alcuni ricercatori, la percezione di azioni e posture di un altro corpo umano innescherebbe nelle aree premotorie dell’osservatore rappresentazioni delle stesse posture e azioni, attraverso il sistema dei cd. “neuroni specchio”. Inoltre l’attivazione motoria quale risultato dell’osservazione di azioni altrui implicherebbe l’esistenza di un “codice comune” in grado di rappresentare sia il corpo proprio che quello degli altri.
“E’ dunque altamente plausibile – argomentano Blaesi e Wilson, ricercatori all’Università della California di Santa Cruz – che questa influenza possa procedere anche nell’altro senso di marcia, cioè che le informazioni sul proprio corpo possano influenzare le rappresentazioni percettive del corpo degli altri: tale plausibilità ha un fondamento sia neurologico, in quanto sistemi neurali connessi hanno alta probabilità di comunicare in entrambe le direzioni, sia in termini di adattamento funzionale, dato che la rappresentazione del proprio corpo può essere utilmente impiegata quale modello interno di predizione e costrizione della percezione di come si muoverà un altro corpo”.
I risultati dello studio di Blaesi e Wilson confermerebbero tali ipotesi e potrebbero avere significative ripercussioni sulla teoria dei neuroni specchio, attribuendo a questo sistema un nuovo compito: quello di “fornire un supporto top-down alla percezione visiva, che, allo stesso modo degli altri processi top-down, agevolerebbe la percezione, rendendola più veloce, più fluida e in alcuni casi più accurata, consentendo risposte rapide e appropriate a cambiamenti repentini dell’ambiente”.
Sono sempre di più gli studi che enfatizzano il ruolo del cd. “mirror system” umano nei processi sociali ed emotivi, ipotizzando un “flusso di causalità dalla percezione all’attivazione motoria e all’imitazione, sino alle rappresentazioni di alto livello che sosterrebbero l’empatia, la teoria della mente, l’apprendimento sociale”.
Secondo le californiane, insomma, il mirror potrebbe essere un “sistema multifunzione”…
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