Autismo, screening con amniocentesi? Una questione di etica

amniocentesiI risultati di una ricerca della Cambridge University pubblicata sul numero di febbraio del British Journal of Psychology (Bonnie Auyeung et al., Fetal testosterone and autistic traits, BJP, Feb. 2009) “rendono più vicina la possibilità di un esame del liquido amniotico capace di predire lo sviluppo di autismo nel nascituro”. Lo sostiene il britannico The Guardian, evidenziando allo stesso tempo le complesse implicazioni etiche di un possibile screening prenatale per l’autismo e di prevedibili interruzioni di gravidanza conseguenti a verdetti di positività.

Lo studio del Centro di ricerca sull’autismo della Cambridge University, condotto su 235 bambini osservati dalla nascita all’età di 8 anni, ha dimostrato che elevati livelli di testosterone nel liquido amniotico della madre risultano associati a futuri tratti autistici nel bambino, quali la mancanza di socialità e di capacità verbali.

Sarah Boseley, health editor del Guardian, che firma l’articolo, sottolinea che “la possibilità di terminare la gravidanza in caso di positività al test predittivo di autismo (eseguibile con amniocentesi come avviene per la sindrome di Down) è una questione altamente controversa”.

Intervistato dalla Boseley, lo stesso Simon Baron-Cohen, direttore del team di ricerca, si chiede: “che cosa perderebbe l’umanità se tutti i bambini con spettro autistico fossero eliminati dalla popolazione? Dobbiamo iniziare a dibattere questi temi, anche perché già il test per la sindrome di Down è legale e i genitori possono decidere di interrompere la gravidanza; ma l’autismo è spesso legato al talento, è una condizione differente”.

In effetti, è noto che l’autismo è spesso legato a talenti particolari: presenta infatti un ampio spettro di casi che vanno dai bambini assolutamente incapaci di comunicare a individui dotati di menti geniali, soprattutto nel campo della musica o della matematica.

La ricerca – secondo Baron-Cohen (ed è un’affermazione altrettanto controversa, a giudizio della Boseley) “può aprire la via al trattamento prenatale dell’autismo, con farmaci in grado di bloccare l’eccesso di testosterone”. Dubbi vengono peraltro espressi dalla Boseley in merito alla validità predittiva di un test siffatto.

Dal canto suo, la britannica National Autistic Society ha dichiarato al Guardian che alcuni suoi membri ritengono che un test in grado di predire l’autismo potrebbe essere in ogni caso di aiuto ai clinici nel preparare per tempo i genitori alla gestione di un figlio con disturbo autistico.

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Marco Mozzoni
Direttore Responsabile

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