Assenza gene Dream migliora apprendimento e memoria e rallenta invecchiamento cervello

proteina EF-handTopi mutanti privi del gene Dream (dream -/-) mostrano un marcato potenziamento della capacità di apprendere e di ricordare e una maggiore plasticità sinaptica correlata a un miglioramento delle abilità cognitive. Lo rivela uno studio dell’Istituto di Biotecnologie Molecolari (IMBA) della Austrian Academy of Science di Vienna, realizzato in collaborazione con il dipartimento di Neuroscienze della Universidad Pablo de Olavide di Siviglia, pubblicato su Current Biology (Fontán-Lozano et al., Lack of DREAM Protein Enhances Learning and Memory and Slows Brain Aging, Curr Biol., Jan. 2009).

Dream (acronimo di downstream regulatory element antagonistic modulator) è stato identificato dallo stesso gruppo di ricerca nel 2002 quale membro di una superfamiglia di proteine di segnalazione con dominio strutturale a due alfa eliche (EF hand) che si legano allo ione calcio (Ca2+). Nel nucleo cellulare, Dream si comporta come repressore trascrizionale Ca2+ dipendente.

Già in studi precedenti i ricercatori avevano scoperto il ruolo di Dream nella regolazione della percezione del dolore: topi mutanti privi del gene Dream mostravano marcata analgesia, cioè ridotta sensibilità a tutti i tipi di dolore, cronico o acuto. Nel nuovo studio viene allo stesso modo dimostrato che topi mutanti privi del gene Dream mostrano un marcato potenziamento delle capacità di apprendimento (imparano più velocemente e ricordano meglio) e della plasticità sinaptica associata a un miglioramento delle abilità cognitive.

Tecnicamente, Dream funziona come regolatore negativo della proteina CREB, fattore chiave della memoria, in una modalità Ca2+ dipendente: in altri termini, l’assenza di Dream faciliterebbe la trascrizione CREB durante l’apprendimento. Nello studio sperimentale, topi anziani di 18 mesi dream -/- hanno mostrato capacità di apprendimento e di memoria simili a quelle dei topi giovani.

Inoltre, sostengono i ricercatori, l’assenza di Dream proteggerebbe il cervello dalla neurodegenerazione legata all’invecchiamento. In effetti, i problemi di memoria dovuti all’età erano già stati associati anche a un’alterata omeostasi del Ca2+.

I ricercatori, in conclusione, affermano di avere identificato un nuovo ruolo del “gene del dolore”, quello di regolatore fondamentale della memoria e dell’invecchiamento cerebrale. “Dream si rivela un candidato genetico anche per la spiegazione della demenza e plausibilmente dell’Alzhiemer e potrebbe risultare un valido target terapeutico per queste patologie”, si legge nel comunicato stampa IMBA di presentazione del nuovo studio.

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Marco Mozzoni
Direttore Responsabile

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