Milioni di donne durante la gravidanza soffrono di depressione, ricorrendo all’uso di farmaci. Gli antidepressivi hanno un effetto anche sul nascituro? Susan Gaidos, sull’ultimo numero di Science News, riassume i risultati degli studi più recenti sull’effetto degli antidepressivi di nuova generazione sullo sviluppo del cervello del bambino.
La serotonina (5-HT) è “l’ovatta” del cervello e ha sede nel sistema limbico. Rende la vita più lenta, attenua la trasmissione del dolore, modula gli impulsi relativi a sesso, aggressività e senso di fame. Particolari cellule di un’area del cervello (nucleo del rafe) producono 5-HT che viene rilasciata nello spazio sinaptico, dove svolge l’effetto calmante, per essere recuperata dalla cellula attraverso un recettore (5-HTT) appena un millisecondo dopo. Gli inibitori selettivi del recupero della serotonina (SSRI), di conseguenza, ne aumentano l’azione provocando l’effetto antidepressivo.
Gli SSRI, come altri farmaci, possono passare la placenta ed essere presenti in tracce nel latte materno. Durante lo sviluppo del cervello, la 5-HT sembra avere un ruolo giuda nella crescita e connessione delle nuove cellule deputate alla sensibilità tattile, visiva, olfattiva, di memoria e collegate al pensiero. Cambiare i livelli di 5-HT in fase precoce potrebbe, quindi, alterare il processo di formazione di queste vie.
Alterazioni anatomo-emotive da antidepressivi
Uno studio della Columbia University mostra che la mancanza del gene per 5-HTT causa nei topi una riluttanza verso il cibo e l’esplorazione di nuovi posti. Successivi lavori hanno osservato un’alterazione dei neuroni del quarto strato della corteccia somatosensoriale, che raccoglie le informazioni recepite dai baffi. Potrebbe accadere lo stesso nella corteccia somatosensoriale dell’uomo?
Judith Homberg, studiosa della Radbou University in Nijmegen (Olanda), ha pubblicato su Trends in Pharmacological Sciences un lavoro sui topi che collega il trattamento con SSRIs ad anomalie di sviluppo nel loro cervello. Non potendo fare altrettanto nell’uomo, Homberg ha tuttavia analizzato l’effetto degli antidepressivi sul comportamento dei bambini di mamme in trattamento durante la gravidanza. Se esposti ad antidepressivi, a tre anni di età i bimbi presentano una maggiore inclinazione ad essere tristi e riservati rispetto ai loro coetanei.
Ma come fa un cervello che si sta sviluppando a sapere quanti siti di rilascio di 5-HT devono esserci? Barry Condron dell’Università di Virginia in Charlottesville ha pubblicato un lavoro sulla rivista Molecular and Cellular Neuroscience, studiando gli effetti della modificazione dei livelli di 5-HT nelle larve dei moscerini della frutta. Ha scoperto, così, che a livelli elevati del neurotrasmettitore corrisponde un elevato numero di siti di rilascio, ma solo se ciò avviene nelle giovani larve. Quantità elevate di 5-HT, prodotta dalle larve grazie a una modificazione genetica, sembrano danneggiare l’area stimolata, indicando che il cervello in via di sviluppo è estremamente sensibile alle concentrazioni di questo neurotrasmettitore.
Non è sempre colpa delle “pillole”…
Anche il comportamento della madre o il corredo genetico del bimbo hanno un ruolo nell’alterazione dei livelli di 5-HT nel bambino.
Le mamme depresse tendono a dormire poco e a non prendersi cura di sé. Lo stress che ne deriva potrebbe alterare i livelli di serotonina nel cervello. Questo è il pensiero di Tim Oberlander, pediatra dello sviluppo dell’università British Columbia di Vancouver, che ha analizzato 12.000 bimbi nati da madri trattate con SSRI, non trattate o non depresse. Ha osservato, così, manifestazioni di aggressività dai 4 anni di età solo in bambini di esposti agli antidepressivi e a una madre cronicamente depressa.
Un lavoro pubblicato su Archives of Pediatric and Adolescent Medicine chiama in causa il gene SLC6A4, in grado di modificare i livelli di serotonina dentro e fuori la cellula. Una versione lunga di questo gene aumenta il recupero di serotonina a livello delle sinapsi, mentre la versione corta recupera il neurotrasmettitore in modo inefficace. Non stupisce che la versione lunga di SCL6A4 sia presente in alcuni bambini con mamme ansiose, che si dimostrano più aggressivi dei loro coetanei “intimiditi” dal gene corto. Ma è qui che arriva l’aspetto positivo. La versione corta del gene SLC6A4 sembrerebbe aiutare i ratti, esposti all’SSRI, a reagire più rapidamente e meglio a cambiamenti ambientali improvvisi. Sarà perché vengono distratti da una situazione che li emoziona negativamente?
Intanto gli studiosi riassunti in questo lavoro precisano che “non si vuole suggerire di vietare l’uso di antidepressivi in gravidanza”, come afferma Oberlander, “ma che non ci sono strade facili totalmente prive di rischio”.
Reference:
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