MIAMI – Si è appena concluso all’Eden Roc Hotel di Miami Beach l’VIII Simposio annuale sulle fasi iniziali dell’Alzheimer, già MCI Symposium. Gli organizzatori hanno cambiato il nome al tradizionale appuntamento per sottolineare il dato acquisito che “la malattia in realtà si innesca decenni prima dell’osservazione del declino cognitivo, molto prima dei cambiamenti lievi definiti MCI”…
La comunità scientifica è infatti unanime nel ritenere che durante la fase clinicamente “silente” è già in atto il processo patologico legato all’amiloide, alla riduzione del metabolismo cerebrale, alla compromissione e alla morte dei neuroni. La durata di questo periodo asintomatico sembra essere influenzata da fattori genetici, dallo stile di vita e dalla cosiddetta “riserva cognitiva”.
In sostanza, quando si manifestano i tipici sintomi legati alla perdita di memoria, i danni al cervello del paziente sarebbero già a un livello di guardia e predisporrebbero a una progressione verso la demenza.
Il messaggio del simposio di Miami è dunque di concentrare gli sforzi conoscitivi e clinici sui “biomarcatori antecedenti” (livelli di abeta42 e tau, scansioni PET, MRI, fMRI ecc.), che possono essere rilevati nell’organismo sin dalle prime fasi di sviluppo della malattia, come confermano i recenti studi realizzati all’interno della Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative (ADNI).
Dal canto loro i neuropsicologi intervenuti hanno sottolineato la necessità di mettere a punto nuovi test per “misurazioni cognitive” sempre più sofisticate in grado di identificare precocemente e monitorare i cambiamenti funzionali occorrenti nel passaggio dal normale invecchiamento alla condizione di mild cognitive impairment (MCI), costrutto peraltro ancora molto controverso.
Fra i relatori, nomi di rilievo nel panorama delle malattie neurodegenerative dell’invecchiamento, quali John Morris, Clifford Jack, Rhoda Au, Richard Caselli, David Loewenstein, Steven DeKosky, Robert Green, Joseph Quinn, Eric Siemers, Norman Foster, Reisa Sperling, Mark Bondi e Lisa Mosconi.
Le sintesi degli interventi e le slide ppt presentate a Miami sono disponibili sul sito di Alzheimer’s Research Forum (alzhforum.org).
Per una rassegna aggiornata degli studi scientifici sui biomarcatori promettenti per la diagnosi precoce dell’Alzheimer, sugli strumenti di valutazione cognitiva dei cambiamenti funzionali nell’invecchiamento e sulle nuove metodologie di analisi “non lineare” dei dati di screening, in Italia è possibile rifarsi al libro di fresca pubblicazione: Marco Mozzoni, Alzheimer, come diagnosticarlo precocemente con le reti neurali artificiali (Franco Angeli Editore 2010).
Be the first to comment on "Alzheimer, diagnosi precoce possibile con biomarcatori"