VIENNA – Una dieta sana, benefica per il cuore, unita a una moderata attività fisica, può preservare la memoria e le funzioni cognitive dall’inesorabile declino legato all’invecchiamento del cervello. Il messaggio arriva da Vienna, dove in questi giorni è in corso la International Conference on Alzheimer’s Disease (ICAD 2009), annuale appuntamento itinerante di Alzheimer’s Association.
“La ricerca continua a mostrarci che intervenendo preventivamente sui nostri stili di vita, anche con semplici decisioni, possiamo mantenere in salute il nostro cervello e ridurre il rischio di avere disturbi di memoria in età avanzata”, spiega in una nota William Thies, direttore scientifico di Alzheimer’s Association.
I cosiddetti “approcci dietetici per ridurre l’ipertensione” (DASH) vengono spesso raccomandati dai medici a persone con pressione alta o in fase pre-ipertensiva. Diversi studi finanziati dall’americano National Institutes of Health (NIH) hanno infatti dimostrato che la “DASH diet” può ridurre significativamente la pressione arteriosa, uno dei fattori di rischio per l’Alzheimer e la demenza.
In uno di questi studi (Cache County Study on Memory, Health and Aging) Heidi Wengreen, docente di nutrizione alla Utah State University, ha esaminato l’associazione fra l’aderenza al regime dietetico DASH (in particolare verdure, legumi, cereali, derivati del latte con pochi grassi) e il rischio di decadimento cognitivo e di demenza in un ampio campione di soggetti adulti e anziani. I ricercatori dello Utah hanno scoperto che punteggi elevati alla scala DASH (indicatore dell’aderenza al regime alimentare DASH) erano associati a punteggi più elevati relativi al funzionamento cognitivo, sia in fase iniziale dello studio sia sul lungo periodo.
Allo stesso modo altri studi hanno dimostrato che mantenersi fisicamente attivi può rallentare il declino cognitivo. Fra questi, lo studio (Health, Aging and Body Composition Study) di Deborah E. Barnes, docente di psichiatria alla University of California di San Francisco (UCSF), ha confrontato i cambiamenti nei livelli di attività fisica e nei livelli di efficienza cognitiva su un periodo di 7 anni su un campione di persone anziane fra i 70 e i 79 anni, mettendo in luce che i punteggi medi relativi al declino cognitivo annuo indagato con il test 3MS erano di 0,62 nei soggetti sedentari, 0,54 nei soggetti che hanno ridotto progressivamente la propria attività fisica, 0,44 nei soggetti con attività fisica altalenante, 0,40 in coloro che hanno mantenuto lo stesso livello di attività fisica nel tempo. In pratica – spiega la Barnes – sia gli anziani sedentari, sia quelli che hanno ridotto l’attività fisica nel tempo, hanno mostrato i livelli più consistenti di declino cognitivo”.
Non sono che alcune delle “buone notizie” messe in circolo al congresso ICAD di Vienna, che vede la partecipazione di più di 5000 ricercatori provenienti da 60 paesi per fare il punto sullo stato dell’arte della diagnosi precoce, del trattamento e della prevenzione dell’Alzheimer e delle altre patologie neurodegenerative dell’invecchiamento. ICAD 2010 si terrà a Honolulu, Hawaii.
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